Vedi SALAPIA dell'anno: 1965 - 1997
SALAPIA (v. vol. vi, p. 1072)
Recenti scavi e rinvenimenti effettuati nella zona di Elpia o Salpia Vetus e in quella di S. (o S. romana) hanno messo in evidenza sia la città di fondazione detta «diomedea» o «rodia», sia la città romana.
Elpia o Salpia Vetus è stata ubicata a 8 km circa dalla costa, nei pressi della Marana di Lupara in contrada Giardino, in una zona della laguna oggi bonificata. Attraverso la foto aerea sono state evidenziate tre penisole nelle cui aree sono individuati resti di insediamento databili tra la fine dell'XI e il I sec. a.C. Due di queste penisole (I e II) furono isolate dalla terraferma mediante canali artificiali per motivi di difesa o per favorire la circolazione delle acque lagunari. Il canalone naturale che metteva in comunicazione la laguna interna con il mare si ostruì già in antico forse a causa dei detriti trasportati dal fiume Carapelle. Tale ostruzione, determinando il ristagno delle acque, fu forse la causa del cambiamento di sede, in accordo con la fonte vitruviana (Vitr., 1, 4, 4), a 6 km di distanza, sulla Montagna di Salpi dove gli abitanti vennero trasferiti per intercessione di M. Ostilio nel I sec. a.C.
Del primitivo impianto urbano sulla II e III penisola rimangono i resti di capanne del tipo a pianta absidata o rettangolare con portico antistante. Affiancate le une alle altre (come nella III penisola sovrapposte per successivi rifacimenti), presentano divisori interni, solchi perimetrali per il sostegno di incannucciate parietali, rivestite di paglia e frasche e ricoperte con strati di argilla, e buchi per pali a sostegno del tetto. Al centro conservano resti del focolare e anche, talvolta, piani di calpestio in acciottolato.
Sono state localizzate anche strutture appartenenti a fornaci. Il rinvenimento di abbondanti frammenti ceramici, sia di impasto sia decorati appartenenti al Protogeometrico iapigio, attesta la frequentazione tra la fine dell'XI e gli inizi del X sec. a.C. soprattutto nella III penisola, la più distante dal mare e quindi quella che presentava una maggiore difesa naturale.
L'inquinamento della laguna dovette costringere gli abitanti a retrocedere in insediamenti più esterni (II e I penisola) fino al definitivo abbandono di tutta la zona nel I sec. a.C. Su tale insediamento arcaico, così articolato, si impostò nel corso del III e certamente del II sec. a.C. un successivo abitato documentato in prevalenza da tratti di battuto e da vaschette intonacate, evidenziato soprattutto nella II penisola, dove si sovrappose alla necropoli che aveva in precedenza occupato tutta la zona a cominciare dal VI sec. a.C. Sono stati individuati altri nuclei di necropoli e sono state scavate 232 tombe appartenenti a quattro diversi tipi: a enchitrismòs, costituite da pìthoi o da olle biconiche chiuse con ciotole o lastre di pietra; a fossa rettangolare con copertura di lastre di pietra o ciottoli; a grotticella scavata nel banco calcareo con dròmos e infine a camera costruita con blocchi, dròmos, vestibolo e cella. Il gruppo di enchitrismòi costituisce il nucleo più numeroso di tale tipo di sepoltura rinvenuto in Daunia: tutti privi di corredo, conservavano solo resti di neonati. Ricchi invece e di particolare importanza per i loro contesti i corredi delle tombe appartenenti agli altri secoli e soprattutto quelli del IV sec. a.C.
La difesa dell'insediamento dovette essere costituita sia dall'acqua lagunare che circondava le aree abitate su tutti i lati, sia dai fossati e dai retrostanti aggeri costruiti artificialmente e ben visibili nella foto aerea. Il porto, che doveva essere interno, sembra documentato da un muragliene (forse pontile) lungo 20 m rinvenuto nel punto di maggiore restringimento della I penisola.
Della città romana, Elpia o Salpia Vetus, costruita sulla sponda occidentale del lago di Salpi su due terrazze, già nota presso la cantoniera di Montaltino, nella contrada Monte di Salpi, sono state evidenziate sia l’arx, di forma quadrangolare a pareti ripide, sia l'abitato inferiore, più ampio, di forma allungata. L'impianto urbano dedotto dalla foto aerea sembra quello di una città con impianto regolare. Scarse sono a tutt'oggi le testimonianze relative alla necropoli romana. Nel territorio della città, in località S. Vito, è stata messa in luce una villa del II-I sec. a.C. che comprende sia locali di residenza con atrio centrale, impluvium, peristilio e vani adiacenti riccamente decorati, sia ambienti riservati alla lavorazione agricola con presse e vasche per la produzione dell'olio. Tracce delle vie extraurbane, una delle quali attraversa la città e piega verso N, sono pure individuabili nella foto aerea; non sono però identificabili le strade citate dai gromatici e dagli itinerari.
Il porto della città, di cui parlano Vitruvio (1, 4, 12) e Strabone (VI, 283), dovette essere costruito sul mare presso l'attuale Torre Pietra, dove affiorano i resti di costruzioni romane.
Bibl.: M. D. Marini, Scavi archeologici nella contrada S. Vito presso il lago di Salpi, in ArchStorPugl, XVII, 1964, pp. 167-224; G. Schmiedt, Contributo della foto-interpretazione alla ricostruzione della situazione geografico-topografica degli insediamenti antichi scomparsi in Italia, Firenze 1964, pp. 9, 30; id., Atlante aerofotografico delle sedi umane in Italia, II, Firenze 1970, tav. CIX; id., Contributo della fotografia aerea alla ricostruzione della antica laguna compresa fra Siponto e Salapia, in ArchStorPugl, XXVI, 1973, pp. 159-171; F. e S. Tinè, Gli scavi del 1967-68, ibid., pp. 131-158 (con bibl. prec.); A. Geniola, Saggi di scavo nel settore Nord-occidentale di Salapia, ibid., pp. 489-606; M. D. Marin, Il problema delle tre «Salapia», ibid., pp. 355-388.
(F. Tinè Bertocchi)