salario
Il compenso per il lavoro
Il salario è il prezzo pagato dall’impresa al lavoratore in cambio del suo lavoro. L’entità del salario dipende da molti fattori, ma in sintesi si può dire che sia determinata dalla domanda e dall’offerta di lavoro. Il salario è quindi il ‘prezzo’ del lavoro; quest’ultimo, tuttavia, non è una merce come un’altra e quindi questo prezzo si forma in una maniera diversa dagli altri
Il lavoro è uno dei fattori essenziali che permettono all’impresa di produrre (produzione) un determinato bene o servizio. Il mercato del lavoro rappresenta il luogo ideale in cui si incontrano le imprese che intendono acquistare prestazioni professionali e i lavoratori che le offrono. Come avviene in ogni mercato, le imprese sono disposte ad assumere molti lavoratori se il salario – che rappresenta il prezzo che devono pagare per il lavoro – risulta basso, mentre diminuiscono la loro domanda di lavoro se i salari tendono ad aumentare. All’opposto, all’aumentare dei salari si incrementa l’offerta di lavoro da parte dei lavoratori; questa invece si riduce se i salari offerti sono più bassi. In base al punto d’incontro fra la domanda di lavoro da parte delle imprese e l’offerta dei lavoratori si determina il salario di equilibrio.
Nel suo significato originale, e più ristretto, il salario rappresenta la retribuzione corrisposta dal datore di lavoro all’operaio e in questa accezione si distingue dallo stipendio, che indica il denaro pagato dall’impresa all’impiegato. In senso più esteso, il termine salario comprende tutti i tipi di retribuzione, i quali possono presentare diverse caratteristiche. Una prima importante distinzione si ha tra il salario monetario (o nominale) e il salario reale. Il primo indica la quantità di moneta guadagnata dal lavoratore per il servizio prestato, mentre il secondo denota la quantità di beni che il lavoratore può acquistare con la sua paga. Se il salario monetario rimane uguale al passare del tempo mentre i prezzi aumentano, il salario reale diminuisce in quanto si riduce la quantità di beni che il lavoratore può acquistare con lo stesso ammontare di moneta. Per questo, periodicamente, il livello del salario viene rinegoziato fra chi domanda e chi offre lavoro: in questo modo i lavoratori mirano ad aumentare il salario per compensare l’aumento dei prezzi e per ottenere anche un aumento del salario reale. In base al criterio utilizzato per determinare il suo ammontare si distingue il salario a tempo – che viene calcolato in funzione delle ore lavorate (per esempio, un tanto all’ora) – e quello a cottimo – determinato in relazione alla quantità di prodotto a cui il lavoratore ha contribuito (per esempio, un tanto per ogni cassetta di frutta raccolta).
Il salario, si è detto, è il prezzo del lavoro ma il lavoro non è una merce come un’altra. Dietro il lavoro c’è la dignità di un essere umano che deve essere salvaguardato dallo sfruttamento. Per questo il salario non viene determinato solo dalla domanda e dall’offerta di lavoro in un contesto in cui il singolo lavoratore offre il suo lavoro sul mercato. La negoziazione sul ‘quanto’ del salario avviene solitamente attraverso i sindacati, cioè associazioni di lavoratori che, sulla base del motto «L’unione fa la forza», agiscono come controparte di chi domanda lavoro – i datori di lavoro – quando si tratta di determinare sia i salari sia le condizioni di lavoro.
Su queste ultime influiscono anche lo Stato e le sue leggi che stabiliscono, per esempio, il numero massimo di ore giornaliere che il lavoratore può prestare, o le caratteristiche del luogo di lavoro (per esempio, le norme per la sicurezza). Inoltre, i poteri pubblici dettano anche norme che influiscono sul salario monetario: per esempio, stabilendo il cosiddetto salario minimo per evitare condizioni di sfruttamento, oppure decidendo elementi di salario differito, come la liquidazione che viene pagata al termine del rapporto di lavoro.