Vedi SALERNO dell'anno: 1965 - 1997
SALERNO (v. vol. VI, p. 1073)
A partire dagli anni '60 i risultati dei rinvenimenti archeologici, sia a livello di scoperte fortuite che di indagini sistematiche e programmate, hanno considerevolmente ampliato le conoscenze sulla città antica, congiuntamente al riesame dei reperti provenienti da vecchi scavi, rivisitati criticamente alla luce delle più recenti acquisizioni derivanti da dati stratigrafici e di contesto.
Allo stato attuale si può contare su un dato topografico di ampio raggio, avvalorato e sostanziato dalle ultime scoperte: 1) l'attuale centro storico ricopre l'antico centro urbano e, per il continuo sovrapporsi degli strati di frequentazione, si presenta come un palinsesto di complessa lettura; 2) il centro attuale della città insiste sulle necropoli antiche; 3) la fascia litoranea orientale, in continua espansione anche sotto il profilo industriale, era disseminata, in età romana, di ville suburbane.
Nel centro storico di S. il complesso di S. Pietro a Corte rappresenta attualmente il documento di maggior rilievo storico-archeologico. Comunemente conosciuto come palazzo del principe longobardo Arechi II con annessa cappella palatina, ha rivelato un'eccezionale successione stratigrafica che rispecchia le principali tappe storiche della vita della città. La prima fase è rappresentata da un edificio termale pubblico di epoca flavio-traianea che si sviluppava con una serie di ambienti. Il frigidarium, perno del complesso, si componeva di due parti, l'occidentale coperta da una volta a crociera e l'orientale da una volta a botte. Le consistenti tracce superstiti delle imposte delle volte come anche dei grandi finestroni lunati, forniti probabilmente di vetrate - consentono il recupero spaziale e volumetrico degli ambienti. Il vano con volta a botte ospitava lo specchio di una vasca. Gli innumerevoli frammenti di lastre marmoree, reimpiegati nelle strutture e nei rifacimenti delle fasi post-romane, attestano la ricchezza dell'apparato decorativo delle pareti del complesso. A N del frigidarium si è individuata una serie di vani probabilmente di accesso, uno dei quali presenta resti di pareti affrescate con una sobria composizione di riquadri in rosso, alternati a rami fioriti stilizzati su ampia campitura bianca.
Il rinvenimento di un paio di sepolture a O del complesso e a c.a 300 m da esso, databili nella stessa epoca, definisce la posizione di questo edificio termale rispetto al piano topografico antico, relativamente all'età romana.
Un moto alluvionale di notevole potenza (cfr. anche CIL, X, 520) portò a un radicale abbandono del complesso termale e alla successiva utilizzazione come necropoli dal V sec. alla metà del VII sec. d.C. della parte occidentale del frigidarium. L'adattamento di questo vano a luogo di culto cristiano non alterò le strutture perimetrali, ma provocò un rialzamento del piano di calpestio, cosicché il livello di frequentazione di età romana si trova a -6,50 m rispetto al piano stradale attuale. La successiva fase è testimoniata da strutture realizzate con materiale di spoglio, in funzione di fondazioni per la soprastante cappella palatina di Arechi II (seconda metà dell'VIII sec.), della quale consistenti tracce si leggono ancora nell'attuale sede della confraternita di S. Stefano.
La rivisitazione dei materiali provenienti da recuperi ha permesso, tra l'altro, l'individuazione, nella parte più occidentale della città, in Via Monti, di un santuario ellenistico-romano. Mentre delle strutture si poté verificare ben poco - una muratura semicircolare, una cisterna - si sono rinvenuti una grande quantità di unguentari (una sessantina circa integri e un centinaio di frammenti ricomponibili), un piede fittile, probabile ex voto, e un'ansa di anfora greca, con bollo su due righe riferibile a un Menekrates, oltre a numerose monete e frammenti di intonaco dipinto, bianco e rosso. I frammenti più tardi non superano, comunque, la fine del I sec. d.C.
Il rinvenimento, in Via Romualdo II Guarna, di cospicui resti, attualmente non più visibili, pertinenti a edifici di età romana e consistenti in archi e colonne in laterizi, canalizzazioni e pavimenti, nonché in reperti come una statua femminile acefala in marmo, costituisce un interessante elemento per i problemi di restituzione topografica della città in età romana. I resti, infatti, delimitavano a Ν un'area che ha avuto sempre particolare importanza nel centro storico per la presenza del principale edificio cultuale, la Cattedrale di S. Matteo.
Nell'area adibita a necropoli, nel centro della città, è stato possibile verificare la posizione stratigrafica delle tombe (sovrapposte verticalmente fino a quattro livelli) e la presenza, accanto alle sepolture, di strutture murarie, nonché operare il recupero di interessanti reperti, tra i quali una statuetta di Eros del II sec. a.C.
Mentre delle numerose ville suburbane romane, impiantate lungo la fascia orientale costiera di S., sono stati rinvenuti solo pochi elementi, la villa in località S. Leonardo esemplifica l'utilizzazione del territorio in epoca tardorepubblicana.
La zona su cui si distende il complesso, occupata, o perlomeno oggetto di frequentazione, già in epoca eneolitica, è situata su un pendìo digradante verso la costa ai piedi di uno sperone di pietra calcarea con piccole e grandi cavità naturali. L'impianto della villa sembra risalire a non prima della fine del II-inizi I sec. a.C., mentre l'eruzione del 79 d.C. parrebbe aver posto fine alla sua utilizzazione. Nella zona alta dell'area era situata l'ala re-
sidenziale della villa, con un'ottima esposizione paesistica e climatica: le strutture murarie, conservate in parte in fondazione e in parte in elevato, sono in opus incertum, tendente a una certa regolarità, e presentano orientamenti precisi e costanti.
La zona occidentale dell'ala residenziale è occupata da un grande ambiente (7,80 X 3,70 m), scandito all'interno da una serie di pilastri, o meglio elementi quadrangolari in laterizi, addossati ai lati lunghi a distanza costante - 1,80 m c.a - taluni a livello di fondazione, gli altri di elevato. L'ampiezza del vano non è quella originaria: motivi statici suggerirono la creazione di un muro a sacco che costituisce il lato di fondo verso Í dell'ambiente. La successione stratigrafica ha evidenziato più strati di lapillo che indicano momenti intermedi nella caduta dei materiali eruttivi. In questo vano il lapillo si è depositato direttamente sullo strato relativo alla fondazione delle strutture murarie, dal che sembra evincersi che al momento dell'eruzione l'ambiente era privo di copertura. A E della zona residenziale, una struttura muraria di notevole spessore, che funzionava come muro di terrazzamento, separava gli ambienti precedenti da un'altra serie di ambienti a quota più bassa: essa presenta un'articolazione a nicchie con le volte dipinte in rosso. Notevoli i crolli rinvenuti sia a ridosso di quest'ultima sia negli altri ambienti, con cospicua presenza, in percentuale, di laterizi con bollo in cartiglio rettangolare. C.a 30 m a SE di questa fascia era una zona adibita a deposito, con anfore, collocate in posizione verticale con il puntale alternativamente in alto e in basso, e vasi a volte sovrapposti.
Museo. - Nell'ambito dei lavori di riallestimento e riordino nel Museo Archeologico Provinciale, nel complesso di S. Benedetto, una sezione è stata dedicata specificamente ai reperti di età romana provenienti dalla città, con esposizione di corredi tombali esemplificativi del lungo arco cronologico (I sec. a.C.-V sec. d.C.) coperto dalle necropoli e sistemazione delle iscrizioni, statue e rilievi derivanti, per la maggior parte, da recuperi effettuati nella città. Sono inoltre esposti i prodotti di un'officina di lucerne in funzione nel I-II sec. d.C.: scarti di fornace, lucerne di grande formato, protomi di cavallini e grifoni, lucerne invetriate, indicano l'alto livello qualitativo raggiunto nel quartiere artigianale della città romana, dove si producevano anche laterizi e probabilmente anfore. La sezione numismatica, allestita nel 1982, accoglie, tra varí settori, numerosi esemplari romani di epoca repubblicana e imperiale provenienti da S. e anche la ricca produzione della zecca medievale della città, attiva tra il IX e il XII secolo.
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(M. Romito)