SĀLIHUNDĀM
Nome odierno del sito buddhista di Sālipetaka, posto su un colle sulla riva destra del fiume Vamsadhara (Vamsadhārā) all'estremità nord-orientale dell'Andhra Pradesh (India), in passato parte del Ralinga, regione storica grosso modo corrispondente al moderno Orissa. Alla foce del fiume, pochi chilometri più a valle, si trova Kalmgapatam, oggi una piccola città, archeologicamente poco indagata (ne provengono monete romane e ceramica «megalitica»), che secondo alcuni è da identificare a preferenza di Sisupālgarh (v.) - con l'antica capitale del re Khāravela (probabilmente prima metà del I sec. d.C.).
I monumenti di S. sono disposti su varie terrazze, alle quali dà accesso un sentiero pavimentato in pietra che ha inizio nel punto in cui la salita alla sommità del colle si fa più ripida. Esposti in gran parte nel 1919-20 da A. H. Longhurst, che li giudicò tutti di epoca medievale, furono oggetto negli anni seguenti di gravi spoliazioni, a cui reagì negli anni '40 T. N. Ramachandram. Scavi regolari vennero infine condotti nel 1954. La periodizzazione proposta distingue dapprima una fase antica (III-II sec. a.C. - I sec. d.C.?), caratterizzata da resti strutturali poco significativi, da una ceramica nera e rossa simile a quella normalmente associata alle tombe megalitiche del Deccan (in particolare Brahmagiri e Nāgārjunakonda, v.), distinta da un'altra classe ceramica nera e rossa di tipo più comune, e dal ritrovamento di una singola moneta punzonata. Benché un'iscrizione su pietra del II sec. d.C. ricordi «il re del dharma, il signore Aśoka», non vi è nessuna evidenza strutturale che associ l'area sacra al famoso sovrano maurya.
La «fase intermedia», che copre i secoli dal I (?) al III-V d.C., ricca di monumenti, è caratterizzata dalla presenza della rouletted ware, nera e, soprattutto, grigia, molto vicina a quella di Arikamedu. La comparsa in India di questa ceramica di derivazione classica, presente nelle località costiere del Golfo del Bengala e della costa del Coromandel (ma meno frequente all'interno) è ancor oggi oggetto di discussione. Proprio a S. alcuni frammenti iscritti in caratteri brāhmīdatabili al periodo compreso tra il II sec. a.C. e il II sec. d.C. avevano suggerito la possibilità di alzare la data della rouletted ware al I sec. a.C., ipotesi respinta sulla base degli scavi che M. Wheeler aveva condotto pochi anni prima ad Arikamedu. La data più: alta che si tende oggi ad attribuire all'influenza romana e ad alcune evidenze della stessa Arikamedu, unitamente alle datazioni di altri scavi, fanno oggi riconsiderare quella possibilità, e inducono ad alzare la cronologia di alcune strutture e alcuni materiali di Sālihundām. Sulla terrazza superiore del colle vennero costruiti, in questo secondo periodo, un caityagrha (ambiente destinato al culto dello stūpa) a forma di toppa di serratura e uno stūpa al cui interno furono rinvenuti tre reliquiari in cristallo, riproducenti tre tipi diversi di stūpa, posti in altrettanti karanda (piccoli scrigni rettangolari) in pietra disposti all'interno del monumento - orizzontalmente lungo un suo diametro. Il primo reliquiario, che riproduce il più semplice degli stūpa (un'emisfera), chiude in maniera tale che il fiore d'oro deposto al suo interno brillava sospeso al centro. Il secondo riproduce uno stūpa a base circolare con harmika e ombrello che all'interno conservava sei fiori d'oro. Il terzo reliquiario, in quattro parti, riproduce il modello di stūpa a noi noto dai siti della valle del fiume Krishna, nel Sud dell'Andhra Pradesh (AmarāvatI, Goli, Nāgārjunakonda), ai quali S. per molti aspetti si avvicina.
A NE di questi monumenti si trovano un monastero costituito da tre sole celle che danno su un portico e altri stūpa, gravemente espoliati, a cui sono pertinenti quattro reliquiari in argento. In una terrazza inferiore si trovano due ambienti absidati, lunghi c.a 12 m, all'interno dei quali, stando a T. N. Ramachandran, erano due immagini sedute del Buddha, con nucleo in mattoni e rivestimento esterno in gesso - una tecnica molto diffusa specialmente in epoca tardoantica e medievale. Di fronte al piedistallo dell'immagine nel secondo Buddhacaitya vennero alla luce due kundikā o fiasche potorie per uso monastico, una delle quali recante un'iscrizione in brāhml del I-II sec. d.C. che la dice proprietà del monastero di Kattahārā (nome evocante un discorso fatto dal Buddha a un gruppo di portatori di fascine), nel quale dobbiamo quindi riconoscere questa parte dell'insediamento monastico. Secondo R. Subhrahmanyam, uno di questi due ambienti è un caityagrha, e non un Buddhacaitya.
Diverse altre classi ceramiche, oltre alla rouletted ware, sono state osservate in questa fase di S.: ceramica nera e rossa; con ingubbiatura nera; grigia, e la comune ceramica rossa. Molto numerosi sono i frammenti iscritti, che ci danno i nomi di diversi monaci, attestanti donazioni o particolari avvenimenti (uno sembra riferirsi alla consacrazione dell'abate Catasiṁha). Sono anche attestate due conchiglie iscritte (se ne conoscono altre, p.es., da Nāgārjunakonda), anch'esse doni, frammenti di decorazioni in gesso, vaghi di terracotta e di pietre semipreziose, forse relativi a gioielli con cui venivano ornate le immagini sacre, ecc.
La terza fase dell'area sacra di S. è compresa tra il IV e l'VIII-IX sec. d.C. Contrariamente ai siti buddhisti della valle della Godavari e della Krishna, e in parallelo invece a quelli dell'Orissa, il sito conobbe infatti anche una fase medievale, caratterizzata da una produzione scultorea in pietra.
In questa regione di NE dell'Andhra Pradesh va ricordato, a O di S., il monastero buddhista sul colle di Gurubhaktakonda presso Rāmatlrtham, scavato agli inizi del secolo da A. Rea. Esso comprende, oltre allo stūpa principale e a un ambiente absidato sulla sommità della collina, quattro caityagrha. Il monastero risale almeno al II sec. d.C., risultando così contemporaneo alla seconda fase di Salihundam. Fra i ritrovamenti si segnala un'immagine in pietra del Buddha nello stile di AmarāvatI.
Bibl.: A. Rea, Buddhist Monasteries on the Gurubhaktakoṇḍa and Durgakoṇḍa Hills at Rāmatīrtham, in ASIAR 1910-11, pp. 78-88; A. H. Longhurst, in Annual Report of the Archaeological Department, Southern Circle, Madras, for the Year 1919-20, pp. 34-38; T. N. Ramachandran, An Inscribed Pot and Other Buddhist Remains in Salihundam, in Epigraphia Indica, XXVIII, 194950, pp. 133-137; R. Subhrahmanyam, Salihundam, a Buddhist Site in Andhra Pradesh, Hyderabad 1964; D. Mitra, Buddhist Monuments, Calcutta 1971, pp. 220-222; K. V. Raman, Further Evidence of Roman Trade from Coastal Sites in Tamil Nadu, in V. Begley, R. D. De Puma (ed.), Rome and India. The Ancient Sea Trade, Madison 1991, pp. 125-133.
(G. Verardi)