SALIMBENE da Parma
Figlio di Guido, nacque a Parma il 9 ottobre 1221 dalla famiglia Adam, che apparteneva alla piccola nobiltà. L'ambiente cittadino vibrava ancora della predicazione francescana; religiosissima era la madre, che più tardi entrò nell'ordine di S. Chiara, al quale appartenne anche una nipote. Assisté ragazzo al famoso Alleluia del 1233, che dovette restar indelebilmente impresso nell'anima sua. Il 4 febbraio 1238 entrò nell'ordine dei minori, come v'era già entrato precedentemente un suo fratello maggiore. Mandato prima a Fano, dovette nascondersi perché il padre, che aveva invano ricorso al ministro generale frate Elia e all'imperatore per riaverlo, minacciava di riprenderlo in ogni modo; passò l'anno di noviziato e altri due a Lucca (1239-41), poi fu a Siena (1241-43) e successivamente a Pisa (1243-47).
Da Parma, in cui restò per non meno di due mesi (luglio-agosto 1247) durante l'assedio famoso di Federico II, fu mandato in Francia per studî e forse anche per portarvi lettere degli assediati. Vide a Lione Innocenzo IV che di là dirigeva la lotta contro l'imperatore, frequentò il concittadino frate Giovanni da Parma ministro generale dei minori, e s'imbevve di gioachimismo, soprattutto udendo la parola infiammata di frate Girardino da Borgo S. Donnino e di frate Ugo da Digne; vide Luigi IX che si preparava per la crociata e sentì frate Giovanni da Piano del Carpine raccontare del suo viaggio fra i Tatari. Ritornato in Italia, fu mandato a Ferrara, dove stette sette anni (1249-1256). Dopo soggiornò in varie città della Romagna, ma soprattutto a Ravenna, per circa cinque anni. Nel 1260 guidò la processione dei flagellanti di Sassuolo, ma ormai, dopo aver visto tante volte smentite dai fatti le predizioni sulla venuta dell'Anticristo, abbandonò il gioachimismo. Nel 1282 era certo a Reggio nell'Emilia e più tardi nel convento di Montefalcone, poco distante dalla città. Morì dopo l'8 sett. 1287.
Aveva scritto molte cronache, come egli stesso dice, ma a noi ne è pervenuta una sola, mutila al principio e alla fine, la quale ebbe curiose e oscure vicende nei secoli e non poté esser pubblicata dal Muratori. S. si può considerare uno dei maggiori cronisti del Medioevo, non solo per la vastità della sua opera e per l'importanza della materia, ma soprattutto per l'incomparabile efficacia con cui descrive i fatti. Nel suo latino, che risente moltissimo del dialetto nativo ma non è senza pretese d'eleganza, sono espressi i sentimenti variissimi e talora contraddittorî dell'uomo, che fu fervido credente eppur critico aspro e sincero d'uomini e d'istituti religiosi, talora mistico e talora quasi scettico, burlone, amante della buona tavola, del bel canto, della poesia volgare, popolaresco di tratti e pure aristocratico d'idee, guelfo fervente, ma non senza simpatie verso Federico II (da notarsi che non deve aver mai avuto cariche nell'ordine). L'opera sua interessa egualmente lo storico, il filologo, il folklorista, lo studioso di filosofia medievale ed è tal miniera di fatti e di notizie che, pur dopo gli studî di parecchi critici eminenti, appare ancora per buona parte inesplorata.
La prima edizione sul manoscritto probabilmente autografo della vaticana, nei Monumenta historica di Parma (1857), è gravissimamente mutila e scorretta. O. Holder-Egger curò per i Monumenta Germaniae Historica. Script., XXXII (1913) l'edizione integra e diligentissima della Cronica fratris Salimbene de Adam. È in preparazione l'edizione per le Fonti per la storia d'Italia a cura di A. Boselli e F. Bernini. Traduzioni di C. Cantarelli (Parma 1882), scorretta traduzione sulla prima edizione; di A. Doren (Lipsia 1914) diligente ed esatta; di G. G. Coulton (Londra 1907) parafrasi, non sempre utile; di F. Bernini (Lanciano 1926); cfr. A. Potthast, Bibliotheca hist. Medii Aevi, 2ª ed., Berlino 1896, II, p. 994.
O. Holder-Egger, in Neues Archiv., XXXVII, pp. 163-218, e XXXVIII, pp. 471-482 (sulla vita); id., in Nachtrichten v. d. königl. Gesellschaft, 1901, pagine 272-305 e Historische Aufsätze Karl Zeumer, 1910, pp. 451-482 (sulle fonti). Sulle fonti v. anche: A. Cerlini, in Archivio muratoriano, 1910, p. 383 segg., e Bollettino Istituto storico italiano, 1932: L. Clédat, De fratre S., ecc., Parigi 1878; E. Michael, S. und seine Chronik, Innsbruck 1889; W. Zabughin, in Arch. stor. prov. parm., 1919, p. 253 (recensisce un libro russo di P. M. Bizilli, Odessa 1916); M. Tabarrini, in Studi di critica storica, Firenze 1876; V. Cian, la cronica di fra S., in Boll. Società dantesca, 1911, p. 81 segg.; F. Bernini, Frammenti trascurati d'una Cronaca minore di Salimbene, in Nuova Rivista Storica, 1935. - Per le altre opere e per la storia del codice, v. F. Bernini, Bibliografia salimbeniana, in Studi francescani, II (1932).