salita
Nelle sue poche occorrenze, il concetto della pendenza sembra prevalere su quello dell'atto del salire, anche se nel primo risulta implicito un rapporto con il secondo. Così in Pg I 108 prendere il monte a più lieve salita, il termine vale " pendio " (da rapportare a la roccia sì erta di III 47 e alla ricerca del luogo dove la costa cala, v. 52; si veda inoltre la nota del Porena, che precisa trattarsi qui non delle prime pendici del monte, ma di anteriori dislivelli della ‛ piaggia '); in VI 68 pregando / che ne mostrasse la miglior salita, Virgilio chiede a Sordello che indichi loro il luogo dove la " pendenza " della costa è ‛ migliore ', cioè più agevole a salirsi.
Quest'accezione risulta confortata dalle attestazioni con valore figurato di Cv IV XXIV 3 quanto questa etade ha di salita tanto dee avere di scesa; e quella salita e quella scesa è quasi lo tenere de l'arco: considerato l'arco della vita avente il suo colmo nei trentacinque anni, i venti anni della gioventù hanno su di esso una parte ascendente (la salita) di dieci anni, e una parte discendente (la scesa) di altrettanti anni.
In Pg X 30 [la ripa] dritto di salita aveva manco, nonostante la difficoltà di una decisa interpretazione del verso, rimane fermo il valore di " pendenza " della parete, la quale è meno diritta o ripida, perché le scene che vi sono impresse possano esser contemplate dai superbi curvi sotto il peso che li 'mpaccia.
Il passo di Pd IV 39 la [spera, v. 38] celestïal c'ha men salita, costituisce un altro nodo esegetico, le cui varie soluzioni sembrano tuttavia concordi nell'assegnare a s. il significato di " altezza ", anche leggendo il verso secondo altro dettato dei codici antichi, de la spiritual c'ha men salita (grado della sfera celestiale, o Empireo, meno alto; grado della sfera spirituale, o beatitudine, meno alto). Si può aggiungere alle altre dell'ampio dibattito la seguente ipotesi: all'identificazione s. = altezza, piuttosto ardua, si potrebbe preferire il valore più costante e autentico di " pendenza ", cioè di " un rapporto di cose disposte in una successione ascendente ", e intendere che gli spiriti incontrati nel cielo della Luna sono apparsi lì, nella più bassa delle sfere, per dare un segno sensibile della loro condizione nella sfera dell'Empireo (o, se si preferisce, nella sfera della beatitudine) nella quale l'ecclesiale raccolta di tutti i beati fa sì che la salita o " successione ascendente " delle beatitudini risulti meno evidente per il limitato ingegno di D. (v. 40).
Bibl.-Per quest'ultimo passo, v. S. Agliano, La " celestial ch'ha men salita " (Par. IV 39), in " La Bibliofilia " LVXIII (1966) 185-206; Petrocchi, ad locum.