PERUZZI, Sallustio
PERUZZI, Sallustio (Salustio, Giovanni Salustio). – Nacque probabilmente a Roma nel 1511-12 da Baldassarre e da Lucrezia di Antonio del Materasso. Nell’epitaffio posto sulla tomba del padre, eretta nel 1536 all’interno del Pantheon, fu distinto dagli altri «filii minores», Simone, Onorio, Claudio, Emilia e Sulpizia, avendo raggiunto il ventiquattresimo anno d’età ed essendo dunque già maggiorenne (Frommel, 1967-1968, p. 19).
Dopo un lungo periodo contrassegnato da frequenti spostamenti tra Roma e Siena, Baldassarre si trasferì nel 1527 nella città natale, dove l’anno seguente, comprata una casa con orto, fu raggiunto dal resto della famiglia. In Toscana Sallustio trascorse la propria giovinezza sino al 1534-35, quando suo padre, che da alcuni anni era ormai architetto della Fabbrica di S. Pietro, tornò definitivamente a Roma: da quel momento e sino al 1567 Sallustio vi risiedette stabilmente (Ricci, 2002, pp. 73-76; Seidel, 2002, pp. 23-26).
Nel 1562, già sposato e padre di almeno un figlio (ne avrebbe avuti cinque: tre maschi e due femmine), abitava nella zona di Macel de’ Corvi (Fagliari Zeni Buchicchio, 1979, p. 74 nota 194).
Peruzzi si formò verosimilmente a contatto con il padre, sia studiando e rilevando monumenti antichi, sia aiutandolo nella sua attività di architetto. Negli anni trascorsi a Siena poté accompagnare Baldassarre durante i suoi viaggi d’ispezione delle fortificazioni della Repubblica, un’esperienza che si sarebbe rivelata decisiva per la sua carriera.
La prima notizia sulla vita e l’attività di Peruzzi risale solo al 1552, quando è documentato come soprastante di non meglio precisati lavori in Borgo Nuovo (Ackerman, 1954, p. 85 nota 5). Dal 12 al 14 marzo 1553 Giulio Cesarini, governatore di Rieti, lo chiamò nella città sabina al fine di valutare la qualità delle fortificazioni. Per la stessa casata potrebbe aver proseguito, tra gli anni Quaranta e Cinquanta, i lavori di ristrutturazione della Rocca Sinibalda iniziati su un disegno del padre.
Nel Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi si conservano, oltre a due disegni di Baldassarre per la Rocca (Uffizi Architettura, 579r-v, 613r), due fogli con lo stesso soggetto di Bartolomeo de’ Rocchi, un artista lombardo molto attivo nell’ambiente romano, dove è documentato dal 1544. Poiché uno dei due fogli a firma di Bartolomeo (il rilievo a c. 4204r) documenta come già realizzate le modifiche al primitivo disegno di Baldassarre, secondo le quali fu compiuta l’opera, è probabile che Peruzzi avesse come suo collaboratore proprio il De’ Rocchi. Un altro disegno di quest’ultimo per le mura di Rieti, (c. 4231r), sembrerebbe rafforzare tale ipotesi.
Dal 16 giugno 1555 Peruzzi risulta retribuito come architetto della Camera apostolica, occupando il ruolo più importante alla corte papale dopo quello di architetto della Fabbrica di S. Pietro. I pagamenti proseguono negli anni seguenti sulla base dello stesso importo, diciotto scudi d’oro al mese (Ricci, 2002, p. 74). Già prima, tuttavia, gli era stato commissionato l’allestimento per il conclave dell’aprile 1555, durante il quale fu eletto Marcello II Cervini. Peruzzi fu chiamato presso la corte papale probabilmente grazie ai legami di suo padre con l’Ordine dei teatini, in particolare con uno dei suoi fondatori, Giovan Pietro Carafa, il futuro Paolo IV. Per il vescovo Carafa, Baldassarre progettò due chiese, una sulle pendici del Pincio, l’altra su via del Campidoglio. Nei primi anni del pontificato di Paolo IV, Peruzzi ricevette alcuni incarichi importanti: la cappella privata di Paolo IV nel Palazzo apostolico e la scomparsa porta di Castel S. Angelo, risalente al 12 marzo 1555 (Ricci, 1996).
La porta, rimasta incompleta e demolita al tempo di Urbano VIII (1623), è attribuita a Peruzzi da Vasari, che la ricorda «tutta di trevertino, a uso d’arco trionfale magnifico e sontuoso [con] […] nelle nicchie cinque statue di braccia quattro e mezzo l’una» (Vasari - Milanesi, VII, p. 62). In tale veste compare in varie fonti iconografiche, tra cui due incisioni di Bartolomeo Faleti (1557) e Ambrogio Brambilla (1597) e un disegno attribuito a Giovan Battista Falda (Berlin, Kupferstichkabinett, n. 448).
Il 5 settembre 1555 Peruzzi fu incaricato di far radere al suolo tutte le costruzioni, alberi e vigne esistenti intorno alle mura di Roma, per ragioni di sicurezza legate alla guerra intentata da Paolo IV contro gli spagnoli. Nello stesso anno progettò il muro del ghetto o «serraglio» degli ebrei, realizzato in un brevissimo arco di tempo. I frequenti viaggi effettuati verso la fine del 1557 a Tivoli e Vicovaro furono forse legati a lavori di fortificazione. Le altre commissioni ricevute durante il pontificato di Paolo IV sono meno importanti, come la tenda provvisoria eretta tra il Palazzo vaticano e piazza Salviati, in occasione della festa del Corpus Domini (1557-58), o la sottoscrizione di minori lavori compiuti in varie parti dei Palazzi apostolici.
Con l’arrivo di Pirro Ligorio, che dall’11 gennaio 1558 beneficiò di una provvisione mensile di venticinque scudi d’oro, il ruolo di Peruzzi fu subordinato rispetto a quello del napoletano. A quest’ultimo, solo coadiuvato da Peruzzi, risale il progetto per il casino cominciato lo stesso anno nei Giardini vaticani, i cui lavori, interrotti dalla morte di Paolo IV, furono continuati e portati a termine dal suo successore.
Durante il pontificato di Pio IV, il 19 marzo 1560, Peruzzi fu testimone con Pirro Ligorio di un contratto con cui Giovanni Alberto Galvani, architetto del cardinale Ippolito d’Este, si impegnava a condurre lavori nella torre di Paolo III sull’Aracoeli e per il «corritore» che la collegava al Palazzo di S. Marco. Negli anni 1561-62, nell’ambito del programma di ispezione generale delle fortificazioni dello Stato della Chiesa voluto dal pontefice, fu incaricato di lavori alle fortificazioni di Avignone e del contado venesino. Tra l’aprile e il maggio 1562, mentre si occupava delle fortificazioni di Civitavecchia, fu inviato a Bolsena da Gabrio Serbelloni su richiesta del cardinale Marco Antonio Amulio (Fagliari Zeni Buchicchio, 1979, p. 74 nota 194). Al luglio successivo risale un viaggio d’ispezione delle fortificazioni di Ancona.
Da marzo 1563 a febbraio 1564 e da marzo a novembre 1565, dopo aver allestito il torneo militare tenutosi nel Cortile del Belvedere il 5 marzo 1565 (Tosi, 1946), Peruzzi fu probabilmente assente da Roma: la sua provvisione mensile, infatti, fu riscossa con notevole ritardo, oppure pagata per suo conto ai procuratori Antonio Imbegies speziale in Pescheria e Giulio Mancini romano.
Una pianta prospettica della città di Roma (Uffizi Architettura, c. 274r), rimasta incompiuta, ma di grande importanza documentaria, fu da lui realizzata tra il 1564 e il 1565 (Seidel, 2002, pp. 49-53, 226-237). Morto il papa, Peruzzi fu ancora una volta architetto degli allestimenti per il conclave, stavolta quello che avrebbe portato al soglio papale Pio V. Per tale commissione collaborò con Giacinto Barozzi da Vignola.
Agli inizi del 1566 fu incaricato dal nuovo pontefice di ampliare il ghetto creato sotto Paolo IV con un’appendice compresa tra ponte Quattro Capi e ponte S. Maria (Ricci, 1995a).
Nel medesimo anno diresse i lavori alla rocca e al porto di Ancona e a quello di Cervia, fu incaricato delle fortificazioni di Fano e dello scavo dell’alveo del porto di Ravenna. Il 1° marzo 1566, alla sua presenza e su suo progetto, furono iniziati i lavori di costruzione della nuova chiesa carmelitana di S. Maria in Traspontina.
La chiesa, ad aula con cappelle laterali, transetto emergente, cupola sulla crociera e coro, fu iniziata da Peruzzi, che ne seguì i lavori sino alla fine del 1567. Mentre nella pianta, grazie alla medaglia di fondazione, il suo contributo è facilmente riconoscibile, più problematica appare l’attuale facciata, proseguita fino al 1586, con modifiche, dal capomastro muratore Giovan Maria de Fabriciis, dagli scalpellini Paolo Pianetti e Giovan Battista Ghioldo, e da Ottaviano Mascarino (Ricci, 1998-99).
Dal 1° luglio 1566 Peruzzi e Pirro Ligorio furono incaricati del progetto di ampliamento e trasformazione del palazzo del cardinale Lorenzo Pucci presso Porta Cavalleggeri, che il pontefice aveva acquistato il 18 maggio 1566 per creare la nuova sede del tribunale del S. Uffizio.
Il ruolo di Peruzzi, tuttavia, anche in questo caso fu subordinato a quello di Ligorio. Nel 1566-67 fu completato sotto la sua direzione l’ultimo tratto del passetto tra i Palazzi vaticani e Castel S. Angelo. Altri importanti incarichi sono documentati da alcuni disegni autografi per la trasformazione della grande aula dei Mercati Traianei in un nuovo convento, poi demolito, per le monache domenicane di S. Caterina da Siena a Magnanapoli (Uffizi Architettura, cc. 636r, 637r, 638r e 638bisr); inoltre, Peruzzi fu probabilmente l’autore di alcuni progetti, non eseguiti, per la chiesa e il convento dei Ss. Domenico e Sisto, sempre a Magnanapoli, che ci sono tramandati in vari fogli di Bartolomeo de’ Rocchi (cc. 1820r, 1821r, 1974r, 1975r, 4174r; Ricci, 1995b).
La prospettiva di maggiori opportunità professionali, oltre a uno stipendio mensile più elevato (35 scudi), lo spinsero a trasferirsi in Austria alla corte di Massimiliano II d’Asburgo. Lasciò Roma all’inizio di dicembre 1567, trattenendosi alla corte imperiale sino alla morte, se si eccettua un breve ritorno nella città natale nel 1569.
Da Massimiliano II fu incaricato di eseguire lavori di bonifica a Kanizsa, in Ungheria (1568), in collaborazione con Pietro Ferrabosco, mentre poco documentata e incerta risulta la sua attività a Vienna. Per l’arciduca Carlo II, fratello dell’imperatore, Peruzzi si occupò, dal 1569 al 1572, delle opere di fortificazione della capitale della Stiria, Graz, e di quelle ai confini sud-orientali dell’impero, minacciati dall’avanzata turca, come a Fürstenfeld, Légrád, Laibach, Pápa.
L’unica opera sopravvissuta è il portale d’ingresso al castello di Pettau in Stiria, oggi Ptuj in Slovenia (1570), ad arco inquadrato da paraste d’ordine dorico rivestite da bugne lisce leggermente sporgenti, il cui attico fu modificato nel Seicento.
Tra il 6 maggio e il 24 novembre 1572, mentre era impegnato in uno dei suoi viaggi d’ispezione, Peruzzi morì annegato con il figlio maggiore nel tentativo di guadare un fiume (Seidel, 2002, pp. 104-108).
I pochi edifici sopravvissuti e la difficoltà di rintracciare l’effettivo contributo di Peruzzi in opere di fortificazione, per loro natura costantemente aggiornate e modificate, rendono problematico un giudizio complessivo sulla sua attività. Meno dotato artisticamente di Vignola, Ligorio o altri contemporanei, Peruzzi si specializzò in un settore professionale, quello dell’architettura militare, destinato a diventare sempre più importante negli instabili equilibri politici dell’Europa cinquecentesca.
Nel Gabinetto disegni e stampe degli Uffizi si conserva un cospicuo fondo di 66 fogli a lui attribuiti sulla base di confronti calligrafici effettuati con documenti autografi (Seidel, 2002, pp. 109-154). Si tratta per la maggior parte di rilievi o schizzi di fabbriche antiche, talvolta anche di costruzioni medievali e moderne. Solo il già citato foglio per il palazzo dell’Inquisizione (Uffizi Architettura, c. 673v) e quelli menzionati per il convento di S. Caterina da Siena a Magnanapoli (cc. 636r, 637r, 638r e 638 bis r) rimandano a commissioni architettoniche a lui sicuramente riferibili. Annotazioni dell’artista compaiono pure in alcuni disegni di Baldassarre, a testimonianza di un rapporto di collaborazione tra padre e figlio, e in alcuni disegni di Francesco di Giorgio Martini, ritenuto maestro del padre. Tali fogli, e la maggior parte di quelli paterni, furono ereditati da Peruzzi nel 1536. Tra i disegni ascrivibili a Bartolomeo de’ Rocchi conservati nel fondo degli Uffizi, inoltre, alcuni fogli sono da mettere in relazione con commissioni per le quali non restano disegni autografi di Peruzzi, con il De’ Rocchi in veste di aiuto o collaboratore.
Fonti e Bibl.: G. Vasari, Le vite (1568), a cura di G. Milanesi, VII, Firenze 1881, p. 62; A. Bartoli, I monumenti antichi di Roma nei disegni degli Uffizi di Firenze, IV, Roma 1919, tavv. CCCLXXII-CCCXCVIII, VI, 1922, pp. 115-125.
M. Tosi, Il Torneo di Belvedere in Vaticano, Roma 1946, p. 159; J.S. Ackerman, The Cortile del Belvedere, Città del Vaticano 1954, p. 85 nota 5; C.L. Frommel, Baldassarre P. als Maler und Zeichner, Wien-München 1967-68, p. 19; F.T. Fagliari Zeni Buchicchio, Il palazzo di Tiberio Crispo nelle vicende urbanistiche di Bolsena, in Palladio, s. 3, XXVIII (1979), pp. 43-74; O. Vasori, I monumenti antichi in Italia nei disegni degli Uffizi, Roma 1981, pp. 204-225; H. Günther, Das Studium der antiken Architektur in den Zeichnungen der Hochrenaissance, Tübingen 1988, passim; M. Ricci, L’ampliamento del Ghetto di Roma al tempo di Pio V, in Rivista storica del Lazio, III (1995a), pp. 117-132; Id., Progetti, ‘restauri’ e trasferimenti di conventi domenicani nell’area romana di Magnanapoli: alcuni aspetti inediti dell’opera di S. P., in Annali di architettura, VII (1995b), pp. 39-62; Id., Un’opera perduta di S. P.: la Porta di Castel S. Angelo, in Rivista storica del Lazio, V (1996), pp. 159-177; Id., Prima del Gesù. La chiesa romana di S. Maria in Traspontina e i suoi architetti (1566-1587), in Quaderni del Dipartimento Patrimonio architettonico e urbanistico, VIII-IX (1998-99), 16-18, pp. 47-62; A. Viscogliosi, I Fori Imperiali nei disegni d’architettura del primo Cinquecento. Ricerche sull’architettura e l’urbanistica di Roma, Roma 2000, pp. 186-201; M. Ricci, «Fu anco suo creato…». L’eredità di Baldassarre Peruzzi in Antonio Maria Lari e nel figlio Sallustio, Roma 2002, pp. 73-132; W. Seidel, S. P. (1511/12-1572): Vita und zeichnerisches Oeuvre des römischen Architekten. Eine Spurensuche, München 2002, passim.