SALNITRO (fr. salpêtre; sp. salitre; ted. Salpeter; ingl. nitre)
È nitrato potassico, KNO3, detto anche nitro prismatico e anche talvolta nitro del Bengala, per distinguerlo dal nitro cubico o nitro del Chile (NaNO3). Il salnitro fu conosciuto fin dalla più remota antichità, e fu usato dai Cinesi e dai Greci in miscele pirotecniche per il potere che esso ha di deflagrare col carbone; ma non se ne trovano, negli scritti rimasti, indicazioni anteriori al periodo alchimistico. Ne parla, anche per la preparazione dell'acido nitrico, l'autore delle opere attribuite a Geber, che lo chiama sal petrae o sal petrosum; Raimondo Lullo lo chiamò sal nitri, ma lo distinse dal nitrum, nome col quale gli antichi scrittori indicavano l'alcali fisso; nel sec. XVI la parola, usata in quest'ultimo senso, si trasformò in natron, e la denominazione nitrum rimase al nitrato potassico.
Frattanto, nel sec. XVI, G. Agricola ne descrisse la preparazione, che è quella usata nelle nitriere o salpetriere artificiali, fosse o bacini dove si pongono ammassi di terriccio, rottami, torba e ceneri di piante, mescolati a residui organici umettati con letame, colaticcio di stalla, urina, ecc., abbandonando il tutto per molti mesi all'azione della flora batterica nitrificante. In tal modo si ha formazione di nitrato di potassio misto a nitrati di calcio e di magnesio che per ulteriore trattamento con ceneri di piante vengono trasformati in nitrato potassico. Origine consimile debbono avere avuto i giacimenti di salnitro che si trovano nel Bengala, in Persia, in Rhodesia e altrove, e costituiscono le cosiddette "terre nitriche" di tenore molto vario in nitrati, i quali vi sono accompagnati da altri sali e da sostanze varie del terreno. Il salnitro si estrae da tali terre, e si depura: i giacimenti del Bengala ne forniscono così da 10.000 a 20.000 tonnellate annue. Ma tutte queste sono ormai sorgenti secondarie di salnitro, da quando questo si prepara per conversione dal nitro del Chile, e, più modernamente, dopo lo sviluppo della industria dell'acido nitrico per ossidazione dell'ammoniaca sintetica, dal nitrato di calcio e dal nitrato di ammonio. Lo scopo della trasformazione in salnitro di tali nitrati alcalini e alcalino-terrosi è che tutti questi sono igroscopici, mentre il nitrato potassico non lo è, circostanza essenziale. per mantenere asciutte le polveri da sparo o altre miscele deflagranti o esplosive. Già dal sec. XIII Ruggero Bacone aveva dato un metodo di purificazione del salnitro per preparare la polvere pirica. Allora e per molti secoli seguenti si usò il nitro delle salnitriere e quello del Bengala. Dopo la guerra di Crimea si cominciò (Wöhler, 1855) a preparare il nitrato potassico per doppia decomposizione dal carbonato potassico: 2NaNO3 + K2CO3 + 2KNO3 + Na2CO3, e, scoperti poco dopo i sali potassici di Stassfurt, per doppia decomposizione con la reazione NaNO3 + KCl ⇄ KNO3 + NaCl. Questo è il processo detto di conversione: l'isolamento del KNO3 dalla miscela si basa sul fatto che la seconda coppia di sali è quella stabile in tutto l'intervallo di temperature da considerare per il processo, e che la solubilità del NaCl è quasi costante, mentre quella di KNO3 cresce grandemente col crescere della temperatura. E così, mentre a 25° 1 litro d'acqua tiene sciolti 416 gr. di KNO3 e 388 di NaCl, a 100° ne tiene 2460 di KNO3 e circa 390 di NaCl. Perciò si può far cristallizzare a caldo il cloruro sodico, e poi a parte, raffreddando la miscela, il nitrato potassico. Affinché un po' di questo non vada perduto col NaCl, e affinché il KNO3 non sia inquinato di NaCl e altre impurezze, occorre operare lavaggi di depurazione: è necessario che questa sia pressoché perfetta perché bastano tracce di cloruri deliquescenti per rendere il salnitro inadatto per molti dei suoi usi. Come sopra si è accennato, col moderno sviluppo dell'industria dei composti azotati, al metodo di conversione ora descritto se ne vanno aggiungendo altri che sono stati o attuati o proposti; e così: 1° trattamento di acido nitrico diluito con solfato potassico o con cloruro potassico; 2° conversione del cloruro potassico per mezzo o del nitrato di ammonio, o del nitrato di magnesio, o del nitrato di calcio; 3° conversione dalla leucite con nitrato di sodio o nitrato di calcio; 4° produzione dalla leucite col metodo integrale di utilizzazione di questa, studiato da G. A. Blanc. Il nitrato potassico è dimorfo (prismi rombici e romboedri: p. di trasf. 126°). Ha sapore amaro e fresco: fonde a 339°; a temperatura più alta si decompone dando O2 e trasformandosi in KNO2. Si scioglie in acqua con assorbimento di calore. La solubilità in acqua è la seguente: a 0°, KNO3 11,5% di soluzione; a 10°, 17,7%; a 20°,24%; a 30°, 31,5%; a 40°, 39%; a 50°, 46,3%; a 60°, 52,5%; a 70°, 58%; a 80°, 62,8%; a 90°, 67,1%; a 100°, 71,1%. La soluzione satura bolle a 115° e contiene circa il 76% di KNO3.
Viene usato principalmente per la fabbricazione della polvere nera che ne contiene, a seconda dei diversi tipi (da sparo, da mina, ecc.), quantità varie, oscillanti intorno al 75% (12 di zolfo, 13 di carbone); si usa ab antiquo per scopi pirotecnici. Nei laboratorî si impiega in fusioni ossidanti.
Il salnitro si adopera anche per conservare le carni insaccate, alle quali mantiene il colore rosso, e viene anche usato come concime rapido, specialmente in floricoltura.