ANDRÉE, Salomon August (III, p. 211)
Il 6 agosto 1930 l'equipaggio della baleniera Bratvaag ritrovò, sulle coste dell'Isola Bianca (est delle Svalbard), i resti dell'A. e dei suoi due compagni, oltre a vario materiale e agl'incartamenti (pubblicati sotto il titolo Med Örnen mot Polen; trad. it., Con l'"Aquila" verso il Polo, Milano 1930), dai quali fu pure possibile ricostruire le fasi della tragedia.
Il pallone di A., chiamato Örnen (Aquila), misurava 5000 (non: 500) metri cubi, e l'esploratore aveva ideato per dirigerlo un sistema di vele orientabili e di cavi rimorchiati che strisciavano sul suolo o sull'acqua. L'A. partì l'11 luglio 1897 alle ore 13,43 (tempo medio di Greenwich), ma, a causa della perdita, sin dalla partenza, di circa due terzi in lunghezza dei tre cavi di rimorchio, svincolatisi dai giunti a vite, gli aeronauti non poterono che parzialmente attuare il sistema di navigazione su cavi. L'appesantimento eccessivo del pallone, poi, dovuto sia alla perdita di gas sia al ghiaccio formatosi sull'involucro, e l'esaurimento della zavorra, costrinsero gli aeronauti a porre fine al volo, dopo 65 ore, atterrando sui ghiacci alle ore 7,19′ del 14 luglio 1897, a 82° 56′ N. e 29° 52′ E. Da questo momento comincia una faticosa e terribile marcia sui ghiacci alla deriva, durata circa tre mesi; il 5 ottobre i tre esploratori giungono sulle coste dell'Isola Bianca, ma la loro situazione, anziché migliorare, si fa a questo punto disperata: essi non continuano il diario e periscono di stenti e di freddo.