Vedi SALONA dell'anno: 1965 - 1997
SALONA (Σάλων, Salona, Salonae, in croato Solin)
Città greca fondata sulla costa adriatica orientale dai coloni siracusani di Issa (Lissa) nella seconda metà del III sec. a. C. in territorio illirico, alla foce di un fiume (Iadro), protetta da una bassa penisola, che ne faceva un ottimo porto, al confluire di vie aperte verso l'interno, e verso le altre città costiere.
Era già munita di mura all'epoca dell'assedio di G. Cosconio (80-78 a. C.) nella quarta guerra dalmata. Occupata, parteggiò per Cesare e perciò subì un assedio da parte di Dalmati e pompeiani nel 51 a. C. (Beh. civ., iii, 9). Ottaviano, che trionfò sui Dalmati, le diede nel 27 a. C. il titolo di Colonia Martia Iulia (C.IL., iii, 1933): era divenuta la più importante città romana dell'Illirico e fu poi sede del conventus Salonitanus e di molte magistrature, pur restando culturalmente legata al mondo greco.
Nuove energie e nuovi edifici ebbe dalla presenza di Diocleziano che, nel prossimo centro di Aspalatos costruiva il grande palazzo. La città ebbe sempre notevole vigore per gli scambi commerciali fra il S e il N dell'Adriatico e fra il mare e l'interno, attraverso le strade attrezzate da Tiberio e fu intermediaria alla diffusione della cultura fra il mondo ellenistico e il mondo occidentale sia in età romana che in età tardoantica.
Il Cristianesimo, per le caratteristiche stesse della città largamente aperta alle religioni orientali, deve essere penetrato assai presto (S. Paolo, Rom., xv, 19, accenna a un viaggio nell'Illirico), ma si hanno nomi di martiri (Venanzio, Asterio, Anastasio, Settimio e altri) solo al tempo delle persecuzioni di Diocleziano. Anche il primo vescovo Domnio, originario della Mesopotamia, muore martire nel 3o4. Il catalogo episcopale di S., divenuta metropoli nel primo venticinquennio del V sec., è stato ricostruito con molta probabilità e presenta una successione quasi ininterrotta fino al 614, spesso confortata da dati epigrafici nelle chiese e nei cimiteri. Nel 614 infatti la grande città subì l'assalto e la distruzione ad opera di Avari e Slavi e la popolazione si ricoverò nel palazzo di Diocleziano.
C. Lanza dal 1821 vi condusse i primi scavi per ordine di Francesco I, ma le prime indagini con criterî moderni furono quelle di F. Carrara (dal 1846), seguite dalle indagini di F. Bulic, animatore di energie e di cultura, e poi da quelle di studiosi austriaci, danesi, jugoslavi e, in piccola parte, italiani.
S. antica, distesa sul declivio della costa, occupava un'area quadrilatera di circa m2 16.000, posta a N del braccio di mare in cui sboccava il ramo più occidentale dello Iadro (Jader), che ne orlava il tratto E delle mura. Da questo lato la città si ampliò assai presto, più che triplicando la superficie, mentre nella seconda metà del II sec. d. C. si ampliava anche ad occidente, dove le mura accolsero l'anfiteatro, ad esse contemporaneo. Ne venne una città di circa 720.000 m2 allungata sul mare (Lucan., Phars., iv, 404: longae Salonae). Le mura ebbero allora un perimetro di più che 4 km.
Si conosce bene la cortina delle mura settentrionali, alla quale forse in età augustea fu addossata gran parte delle numerosissime torri (92), rafforzate poi nel 536 (Proc., ii, p. 38, ed. Hamy). Sono attestate alcune porte dette: porta Caesaria (tra la città più antica e la parte orientale, trifornice), fra torri ottagone, augustea; porta Andetria (sull'estrema cortina orientale); porta Caprania (a N), perché per mezzo della via Gabiniana portava ad Andetrium, (oggi Clissa, Klis), porta Occidentalis.
Della distribuzione interna delle strade si sa assai poco ma, da quanto appare nel centro episcopale, sembra che l'impianto fosse all'incirca ortogonale, in direzione N-S. Forse è riconosciuto il Foro nell'area centrale della città primitiva, disposto in direzione N-S e il Capitolium (scavi Crema); è attestata epigraficamente la Curia. Resti di alcuni santuarî (di età preromana?) apparvero nella zona del teatro, mentre avanti ad esso, con la fronte a N, era un tempio tetrastilo (m 8,92 × 15,12) più volte modificato, con la cella coperta a vòlta (fine I sec.; scavi Weilbach); è interessante un porticato che alla fine del III sec. fu posto a fianco del tempio. Un altro tempio è attestato da pochi resti, che lo attribuiscono alla età di Diocleziano; altri resti documentano la sede di 5 mitrei e di un locale di culto manicheo. Si sono riconosciuti varî edifici termali: il maggiore è quello detto "grandi terme", subito a E del centro episcopale; esse sono del tipo a cortile centrale e l'insieme è simmetrico ad un asse N-S. L'acquedotto più antico sembra quello di Augusto.
Le case private di S. non sono ben note: solo un edificio a N della basilica episcopale ha dato qualche indicazione maggiore (Gerber), ma esso ha avuto notevoli adattamenti ed è certo divenuto l'episcopio della città; non mancavano ville suburbane e rustiche, non ancora ben note.
Il teatro di S. era costruito entro la città antica, appoggiato in gran parte al declivio della costa con la cavea volta a S e la fronte-scena a due ordini. Aveva 67 m di diametro ed è assegnato (Weilbach) alla metà del I sec. d. C. La scena fu totalmente rifatta da Diocleziano; ne restano scarsi documenti, ancora inediti. Di grande interesse l'anfiteatro, ridotto a pochi resti murarî. Fu eretto al tempo dell'ampliamento della città sul lato d'occidente (seconda metà del II sec. d. C.) ed ebbe due ordini di arcate ed uno di finestre rettangolari in corrispondenza del loggiato che fu ricostruito nell'età di Diocleziano. Misurava m 124,75 × 100,65 ed era in opera quadrata nella cinta esterna e a piccoli corsi a vista nei muri interni. In due sacelli di Nemesi sotto la cavea si stabilirono alla metà del IV sec. due oratorî cristiani, affrescati con le immagini dei martiri locali alla metà del VI.
S. ha fatto conoscere una ricca serie di aule cultuali dalle primitive alle più complesse. Con un oratorio rettangolare diviso da una pergula (oratorio A). S. dà l'esempio più antico di seggio semicircolare staccato dal fondo dell'aula: un impianto d'ispirazione siriaca che diviene tipico delle basiliche adriatiche e si diffonde sulle coste orientali e occidentali, oltre che nel Norico e nella Pannonia e nell'interno della val Padana. Quest'oratorio, presso le mura, fu l'origine del centro episcopale che, nella seconda metà del IV sec., ebbe due basiliche tripartite parallele, orientate. La settentrionale fu rifatta dai vescovi Sinferio ed Esichio (prima metà del V sec.), la meridionale divenne cruciforme alla metà del VI secolo. Alle basiliche erano annessi un consignatorio, un catecumeneo e un battistero ottagonale all'esterno e circolare all'interno (VI sec.).
Di grande interesse le varie aree cimiteriali: S. è fra le poche sedi del mondo cristiano dove possa esser seguito archeologicamente lo sviluppo del culto dei martiri con interessanti aspetti architettonici, come nel cimitero di Manastirine, dove si sono riconosciute cellae memoriae su tombe venerate o in quello di Marusínac, dove una cella è divenuta abside di una basilica, che E. Dyggve ha supposto discoperta. Sempre a Marusinac è tipico il mausoleo di Anastasio, già a vòlta, con grandi barbacani esterni e camera sepolcrale ipogea (uno simile a Kapljuč), mentre nel cimitero orientale è una basilica a forma di croce latina, absidata. Da notare nelle basiliche cimiteriali la costante presenza di pastophoria a partire dalla fine del IV sec,. e, lungo i muri perimetrali delle aule, una serie di salde paraste. E. Dyggve ha riconosciuto una basilica di culto ariano collegata a un proprio battistero, assai simili ambedue alle costruzioni nicene della città.
Il museo di Spalato (v.) accoglie le poche opere di scultura uscite assai malconce dagli scavi. Alcuni torsi di statue virili appartengono a buone copie romane di tipi celebri (Doriforo, Marsia), altri frammenti sono copie di statue divine (Artemide Efesia, Ecate), che forse non a caso danno rilievo a legami del culto con l'ambiente greco (v. il culto locale di Demetra), ma in genere vi sono opere artigianali, alle volte con un certo vigore plastico (v. i rilievi di lottatori e di Ercole).
Notevole la stele policonica dei Fufici (I sec. d. C.) e l'imponente ara del monumento di Pomponia Vera (II sec. d. C.) assai ornata, che suggeriscono tipi sepolcrali ben noti lungo l'Adriatico.
Fra i sarcofagi sono di particolare interesse quelli cristiani, come quello col passaggio del Mar Rosso, con un fregio continuo di ispirazione romana e quello a strigilature con orante e due santi, ambedue postcostantiniani. Di rilievo il grande sarcofago col Buon Pastore (o Pietro pastore?), in cui la fronte a tre nicchie di tradizione ellenistica, si popola di personaggi attorno alle nobili figure di due coniugi, lasciando a parte dell'elemento architettonico puri valori ornamentali; una ricca ed elegante decorazione orna le modanature dell'opera.
Le basiliche cristiane usarono materiale architettonico di riporto, ma le maggiori ebbero proprî elementi decorativi dipendenti, nel VI sec., dal gusto bizantino (capitelli con animali angolari). Da ricordare una rara mensa a sigma con le immagini degli Apostoli (V sec.).
In età imperiale il mosaico pavimentale doveva essere molto curato a giudicare da quello delle nove Muse, vivace di colori e di impostazione (fine II sec.). In età cristiana i pavimenti sono in genere geometrici, con qualche decorazione vegetale (assai complessi quelli di Marusinac), arricchiti di iscrizioni di donatori o di defunti. Da rilevare la figurazione dei cervi tesi alla fonte dell'acqua (Salm., 41, 2) nel pavimento del consignatorio (I metà V sec.).
Dell'attività artigiana nelle arti minori testimoniano specialmente i corredi della necropoli in horto Metrodori sulla via per Tragurium (Traù): vetri, ambre, gemme ora nel museo di Spalato.
Bibl.: L. F. Cassas-J. Lavallée, Voyage pittoresque et historique de l'Istrie et de la Dalmatie, Parigi 1802, pp. 143-149; F. Carrara, Topografia e scavi di S., Trieste 1850; F. Lanza, Monumenti salonitani inediti, Vienna 1856; Lj. Jelic, F. Bulic, Fr. Rutar, Vodja po Splietu i Solinu, Zadar 1894; G. Wilpert, I sarcofagi cristiani antichi, Roma 1929, I, p. 134 ss.; E. Dyggve, Le forum de S., in Rev. Arch., 1933, i; G. Novak, Iseiska i rimska Salona, in Rad. Jugosl. Akad. Znanosti i Umjetnosti, 1940,p. 270 ss.; M. Abramich, Antike Kopien griechischer Skulpturen in Dalmatien, in Festschrift für Rud. Egger, Klagenfurt 1952, pp. 302-326; W. Gerber, R. Egger, M. Abramic, E. Dyggve, Forschungen in S., Vienna I, 1917; II, 1926; III, 1939; J. Brondsted, E. Dyggve, Fr. Weilbach, Recherches à S., Copenaghen, I, 1928; II, 1934; E. Dyggve, History of Salonitan Christianity, Oslo 1951; E. Ceci, I monumenti pagani di S., Milano 1962; id., I monumenti cristiani di S., Milano 1964. Essenziale: Bull. di archeol. e storia dalmata, dal 1878; dal 1920: Vjesnik za Arheologiju Historiju Dalmatinsku.