Vedi SALONA dell'anno: 1965 - 1997
SALONA (v. vol. VI, p. 1077)
Nuovi scavi e ricerche, anche condotti in collaborazione con missioni straniere, hanno consentito di acquisire ulteriori dati sullo sviluppo della città, che sorse alla foce del piccolo fiume ladro ove si installò il porto, non lontano dal quale sorsero il foro e gli altri edifici principali, civili e religiosi, e che deve la sua forma irregolare alla conformazione del terreno e all'assetto viario preesistente.
L'area del foro non è mai stata scavata completamente, a causa della presenza di edifici privati sorti sulle rovine. A E di esso si è però individuata la curia, edificio rettangolare con abside (nella quale era posto probabilmente il tribunal)·, a O era il teatro, sul cui asse, a S, è stato identificato un piccolo tempio che probabilmente era in qualche modo collegato con l'edificio per spettacoli. Non è da escludere che teatro e tempio insieme fossero, a loro volta, in qualche modo legati al foro e alle funzioni forensi.
La porta «cesarea», che costituiva l'ingresso orientale della primitiva cinta muraria augustea e che presentava tre passaggi (due laterali per i pedoni e quello centrale per i carri) fiancheggiati da due torri ottagonali, quando S. si sviluppò verso E perse la sua funzione originaria, trasformandosi in struttura di sostegno dell'acquedotto che portava acqua verso la parte meridionale della città. Si sono individuate, comunque, tracce di ristrutturazione dell'inizio del II sec. d.C. e, ancora, dell'età di Costanzo.
A O, questa cinta originaria aveva una porta di aspetto e dimensioni più modesti.
Durante le guerre marcomanniche, la città fu circondata di nuove mura che includevano anche le nuove aree urbane sviluppatesi nel I e II sec. d.C. Poco prima (attorno al 170) era stato costruito l'anfiteatro, forse sullo stesso sito di uno precedente. La parte settentrionale della cavea era parzialmente appoggiata al pendio naturale del terreno, mentre quella meridionale era sorretta da un sistema di volte e di rampe. Alle due estremità dell'ellisse erano, come di consueto, ingressi monumentali; la loggia d'onore era nella gradinata settentrionale. Al centro dell'arena, un'apertura quadrata immetteva in una galleria sotterranea, la quale a sua volta conduceva fuori dall'anfiteatro stesso, presumibilmente verso la caserma dei gladiatori. La capienza dell'edificio per spettacoli era di
c.a 18.000 spettatori; non è del tutto risolto il problema del rapporto cronologico e funzionale con la cinta muraria, che nel suo angolo nord-occidentale ingloba la cavea, seguendone per oltre metà la forma ellittica.
Fra le ampie e già note necropoli (v. vol. VI, p. 1079), particolare attenzione merita quella occidentale, consistente in numerose parcelle divise da muri in grandi blocchi di pietra. Al centro di ogni parcella era, su un alto podio, un'ara funeraria; i sepolcri erano distribuiti intorno: soluzione questa nota anche in Italia settentrionale e, in particolar modo, ad Aquileia. Verso la fine del II sec. d.C., queste parcelle diventano più grandi e meno chiuse (horti) e contengono molte sepolture, soprattutto ipogei (piscinae) e sarcofagi. Quanto alle necropoli E e O, si deve ricordare che furono a poco a poco distrutte in gran parte dall'espansione della città.
Fu il profondo radicamento del Cristianesimo, a partire dalla metà del III sec., a favorire la costruzione di numerosi edifici di culto. La chiesa salonitana perse numerosi ecclesiastici e laici nel 304, in occasione della persecuzione di Diocleziano. Grande prestigio ebbe il vescovo Domnio, di origine siriaca (il quale più tardi fu patrono della chiesa spalatina); S. divenne presto metropoli delle diocesi dalmate, e nei primi decenni del V sec. il vescovo Esichio ebbe il titolo di arcivescovo. Oltre ai primitivi oratori e alle basiliche più note (v. ancora vol. VI, p. 1079), è da ricordare anche un'altra basilica a tre navate, comprendente battistero e vasca cruciforme, che fu considerata da E. Dyggve cattedrale degli Ostrogoti ariani: ipotesi che però è stata da molti messa in dubbio. Più recentemente è stata scavata la c.d. Basilica Orientalis, la più lunga delle chiese di S.: tenendo conto della sua pianta a Τ e del reliquiario posto nell'abside, la si può datare al VI secolo.
Fra i cimiteri paleocristiani, quelli di Manastirine e di Marusinac meritano un maggior approfondimento. Il primo si è sviluppato da un sepolcreto pagano entro il quale, al principio del IV sec., era stato deposto il già ricordato Domnio: attorno, sorsero numerose memoriae absidate, fino a quando l'intero cimitero fu distrutto alla fine dello stesso secolo; ma al principio del V fu eretta una basilica a tre navate che racchiudeva nel presbiterio la memoria del venerato vescovo; nel VI fu aggiunto un nartece; nel VII tutta la basilica fu distrutta da invasioni barbariche, e successivamente ne fu ricostruito solo il presbiterio.
Nel cimitero di Marusinac, a E del mausoleo del martire Anastasio (per il quale v. vi, p. 1079, e di cui va ricordata l'affinità di pianta con quello di Alberca in Spagna) sorse al principio del V sec. una basilica a tre navate, e poi, a Í di quest'ultima, un'aula anch'essa a tre navate, delle quali la centrale era scoperta. Il Dyggve parlò di «basilica discoperta», ma è da ritenersi più probabile che questo ambiente fosse un cimitero particolarmente fastoso.
Bibl.: E. Dyggve, History of Salonitan Christianity., Oslo 1951; Disputationes Salonitanae 1970, Spalato 1975; Ch. W. Clairmont e altri, Excavations at Salona. Yugoslavia (1969-1972), Park Ridge (N.J.) 1975; M. Suić, Antički grad na istočnom Jadranu («Una città antica dell'Adriatico orientale»), Zagabria 1976, passim, D. Rendić-Miočević, Teatar u Saloni s osobitim obzirom na neke njegove kompozicijske i tehničke karakteristike («Il teatro di Salona con particolare riguardo ad alcune sue caratteristiche compositive e tecniche»), in Antički teatar na tlu Jugoslavije («Il teatro classico nel territorio della Jugoslavia»), Novi Sad 1981, p. 73 ss.; Disputationes Salonitanae II (VjesDal, LVII), Spalato 1984; F. Bulić, Po ruševinama stare Salona («Per le rovine dell'antica Salona»), Spalato 1986; N. Cambi, Salona und seine Nekropolen, in Römische Gräberstrassen. Selbstdarstellung, Status, Standard. Kolloquium in München, Monaco 1987, pp. 251-279; Ν. Cambi (ed.), Antička Salona («Salona antica»), Spalato 1991.
(N. Cambi)