salsa
Il vocabolo ricorre solo in senso figurato: pungenti salse sono i tormenti e, in particolare, le frustate dei diavoli (If XVIII 51): la lingua gusta il forte sapore della s., i peccatori avvertono le crudeli staffilate sui loro corpi.
Tuttavia per gli antichi commentatori, fra cui l'Anonimo, il Boccaccio, Benvenuto, l'idea del nome sarebbe stata suggerita a D. da quello di " certa valle angusta, sterile e deserta, poco lungi da Bologna, ove gittavansi i corpi de' suicidi, de' giustiziati e di quelli che morivano in contumacia della Chiesa " (Scartazzini-Vandelli). Ma il Barbi (Problemi I 241) non pensa che D. potesse alludere " alle Salse bolognesi, ma che indicasse semplicemente la pena pungente di quei dannati con l'immagine comune della salsa ", e cita opportunamente un passo di Giordano da Pisa.
A sostegno di questa interpretazione (ma non escludendo la possibilità di polisenso) il Raimondi richiama Fiore XXXIV 14, dove l'Amante si lamenta di aver ricevuto da Amore non altro che gran pezze di tormento, / con salsa stemperata di languire: il tormento è stato, metaforicamente, ben condito da una buona dose di languore.
Bibl. - W. Conner, Inferno XVIII, 66 (" Femmine da conio ") and 51 (" Pungenti salse "), in " Italica " XXXII (1955) 95-103; E. Raimondi, I canti bolognesi dell'Inferno dantesco, in D. e Bologna nei tempi di D., Firenze 1967, 234-235.