SALSAPARIGLIA
. La droga di questo nome è fornita da alcune piante del genere Smilax della famiglia Gigliacee-Asparagee, che vivono nell'America Centrale e nella parte settentrionale dell'America Meridionale. Esse sono soprattutto la S ornata Lem., S. medica Cham. et Schlech., S. officinalis H.B. et K.; sono rampicanti con foglie astate, cordate alla base, picciolate, munite di cirri stipolari e di spine sulla nervatura principale e sul picciolo: i fiori sono diclini, riuniti in cime ombrelliformi e i frutti a bacca sono rossi a maturità. La droga è costituita dalle lunghe radici che partono dal rizoma: un solo individuo adulto ne può fornire fino a 7 kg. In talune regioni le piante sono coltivate e dopo 2 o 3 anni cominciano a dare prodotto.
La salsapariglia si presenta in diverse forme commerciali: le radici possono essere munite del rizoma e in tal caso o sono aggrovigliate nelle condizioni naturali o sono ripiegate lungo il rizoma o sono ravvolte a spirale sul rizoma stesso, oppure sono prive di esso e possono essere riunite in fascetti legati insieme da una radice o ravvolte strettamente con una liana e tagliate alle due estremità. A seconda dei luoghi d'origine e di provenienza la droga prende diversi nomi: Honduras, Veracruz, Lima, Giamaica, Costa Rica, Caracas, ma la salsapariglia di Honduras è la qualità migliore e, secondo la Farmacopea germanica, la sola officinale.
La droga contiene tre saponine emolitiche di natura glucosidica: smilasaponina o smilacina, sarsasaponina e parillina; è iscritta nella Farmacopea ufficiale italiana (5ª edizione) e se ne prepara il decotto e l'estratto fluido. È stato uno dei rimedî più usati nella cura della sifilide e il suo uso fu portato dal Messico in Europa circa nel 1536.