SALSEDINE (fr. salinité; sp. salinidad; ted. Salzgehalt; ingl. salinity)
Per salinità in oceanografia s'intende il contenuto dei sali disciolti nell'acqua di mare, espresso in grammi per litro. Generalmente si considera la salinità come caratteristica dell'acqua di mare, che appunto per tale proprietà viene distinta dall'acqua dolce. Dato però che in oceanografia al termine di salinità viene dato un significato strettamente quantitativo, la definizione data non può soddisfare completamente, poiché è evidente che anche la natura chimica dei costituenti salini caratterizza l'acqua di mare.
Se si confrontano i contenuti medî in sali delle acque marine e di quelle fluviali si osserva subito una netta differenza, data sopra tutto dalla predominanza assoluta nelle prime di cloruri e di sodio, mentre nel secondo caso vi è preponderanza di carbonati, di calcio e di magnesio. Inoltre si nota anche una variabilità diversa del complesso salino nei due tipi di acque; infatti, mentre per le acque fluviali esso può variare da pochi milligrammi a più di un grammo per litro, la salinità media dell'acqua del mare è del 35 per mille, per cui per salinità s'intende il residuo solido (in media 35 g.) per litro.
La ricerca delle cause dell'arricchimento in sali dell'acqua del mare ha affaticato per lungo tempo gli scienziati e molte sono le teorie concepite per tener conto di tutti quei processi geologici che hanno contribuito a dare all'acqua marina la fisionomia attuale, operando per tempo assai lungo; assai probabilmente una delle cause che hanno maggiore influenza è il contributo in sali apportato dai fiumi, che secondo i calcoli di Clarke è di circa 2.700.000.000 tonnellate annue, cifra rispettabile, ma che appare assai piccola se messa a confronto con quella di 4,84•1015 tonnellate, pari a un volume di 21,8 milioni di chilometri cubi, valore approssimativo della quantità dei sali contenuti nell'acqua marina.
Dagli studî numerosi eseguiti dai chimici talassografi si può asserire che tutti gli elementi noti sono contenuti in quantità variabili nell'acqua del mare e 35 di essi si sono potuti riconoscere con la comune analisi chimica. Secondo il Johnstone si può rappresentare la composizione percentuale del residuo salino nel modo seguente:
Da questa tabella risulta che l'acqua di mare presenta una composizione qualitativa costante, mentre ciò che varia è solo la concentrazione, per cui al termine salinità viene dato un significato riferibile ai valori di concentrazione.
Fissati questi concetti, i metodi di misura si possono brevemente raggruppare in metodi puramente fisici e altri di carattere chimico.
Uno dei metodi comunemente usato è quello della determinazione della densità con i comuni metodi picnometrici, areometrici o con la bilancia di Mohr-Westphal.
La necessità di eseguire rapidamente molte ricerche con grande esattezza ha consigliato di ricorrere a dei metodi chimici e fu G. Forchhammer che propose la determinazione del cloro, dopo aver trovato la relazione esistente tra salinità e contenuto in cloro. La determinazione del contenuto in cloro per via chimica puo essere fatta ponderalmente o volumetricamente. Nel primo caso, data la precisione con cui si può lavorare, si ottengono valori molto esatti, ma tali analisi non possono essere fatte correntemente. Per le analisi di bordo, specialmente, si usa il metodo volumetrico, in cui viene determinato il volume di una soluzione di concentrazione perfettamente conosciuta (soluzione di AgNO3), necessario per portare a compimento una reazione chimica (controllata questa da un indicatore conveniente) con la sostanza in esame. Dal numero di unità di volume di soluzione impiegata si deduce facilmente il quantitativo di sostanza ricercata.
Specialmente studiosi scandinavi si sono occupati dell'argomento e M. Knudsen, insieme con i suoi collaboratori e varî altri ricercatori, ha studiato i mezzi più adatti a tale determinazione, che oggi sono adottati dappertutto, anche come base di confronto degli altri metodi, specialmente di quelli fisici.
Questi sono fondati sullo studio del comportamento di varie proprietà fisiche dell'acqua nei confronti del tenore salino. Uno dei primi è quello basato sulla relazione che esiste tra la conducibilità specifica e salinità e della quale E. Ruppin ha dato sia la formula sia la curva del fenomeno. Questo metodo non è ancora molto diffuso ed è usato specialmente dagli Americani. Appena un cenno merita quello basato sulla possibilita dell'impiego dell'interferometro per la determinazione del contenuto salino, studiato specialmente da C. Pape, mentre maggiore importanza ha un altro metodo puramente fisico, basato sul calcolo della densità, determinata dalle variazioni dell'indice di rifrazione. Specialmente J. Thoulet e C. Vaurabourg si sono occupati, insieme con varî altri, di studiare le possibilità di impiego di questo metodo, che dovrebbe permettere determinazioni più rapide degli altri e quindi avere grande impiego, specialmente a bordo.
Per quanto riguarda la distribuzione della salinità nei varî oceani e mari della Terra, v. le singole voci.
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