SALTO (fr. saut; sp. salto; ted. Sprung; ingl. spring, jump)
Il salto è un insieme di movimenti mediante i quali il corpo umano, spinto dall'azione estensiva dei suoi muscoli, abbandona il contatto con il suolo per ritornarvi, secondo la legge di gravità, dopo aver percorso una traiettoria nell'aria.
Antichità. - Se nei poemi omerici il salto (gr. ἄλμα; lat. saltus) appare come un giuoco atletico indipendente, in epoca storica esso fece sempre parte del pentatlo (v.). In queste gare, però, non si trattava di un salto in altezza, ma unicamente in lunghezza. Non sappiamo se all'atleta era permesso di prendere la rincorsa; è certo, ad ogni modo, che egli partiva da un trampolino (βατήα), da cui prendeva lo slancio, ma le testimonianze non permettono di stabilire con sicurezza se si trattava di un unico salto o di due lunghi passi che precedevano un salto a piedi uniti, come parrebbe doversi dedurre dalla notizia di qualche scrittore e da alcuni records raggiunti nell'antichità. Sembra infatti inverosimile che, come dice un epigramma, con un solo salto Faillo di Crotone avesse superato la distanza di 55 piedi (= m. 16,50 circa) e Chione spartano quella di 52 piedi (= m. = 15,60 circa).
Nel salto l'atleta usava degli strumenti detti halteres (gr. ἁλτηρες), i quali consistevano in due pesi che l'atleta impugnava per dare, per mezzo di essi, slancio al corpo, spostare a suo gradimento il centro di gravità e frenare in qualche modo la caduta. Naturalmente gli halteres dovevano essere tenuti paralleli, perché altrimenti il peso dell'uno avrebbe contrastato l'effetto dell'altro.
La forma degli halteres varia a seconda delle epoche. Secondo lo Jüthner la forma più arcaica sarebbe rappresentata da un esemplare in piombo trovato a Eleusi, e avente la forma di un parallelepipedo schiacciato nei lati lunghi; secondo A. De Ridder, invece, la forma più antica sarebbe quella di alcuni esemplari in pietra (evidentemente degli ex-voto) trovati a Corinto e a Olimpia. Questi sono sferoidali e in certo modo corrispondono alla descrizione che dà Pausania (V, 26,3) parlando di una statua del sec. V da lui vista ad Olimpia. Nel sec. V, insieme con questa forma, si ha quella che si riscontra in alcune pitture vascolari, rappresentanti saltatori; due masse riunite da un manico ricurvo che serviva all'impugnatura: le estremità potevano essere due sfere, oppure la parte anteriore era più lunga e tagliata in forma di parallelogrammo. Nelle rappresentazioni vascolari vediamo talora anche degli halteres in forma di squadra. Nei tronchi che servono di sostegno alle statue di atleti se ne vedono di cilindrici, ma un po' arcuati, simili a un esemplare d'età romana che si trova nel British Museum.
La posizione delle membra mantenuta dagli atleti durante il salto ci è dimostrata dalle già ricordate pitture vascolari nelle quali possiamo vedere come il saltatore portasse in avanti gambe e braccia e come cadesse sul terreno. Il punto d'arrivo (σκάμμα) era segnato con linee (Βόϑροι) sul terreno, appositamente smosso (ἐσκαμμένα), per rendere più soffice la caduta del saltatore. In alcune scene figurate vediamo pure un flautista che col suono del suo strumento dà il segnale dell'inizio della gara o accompagna lo svolgimento di essa.
Altri generi di salto, ma che non rientravano nelle gare atletiche, erano alcuni giuochi di fanciulli, come il "salto a montone", quello con la corda o col cerchio; i salti che facevano parte di danze e infine quelli a ostacoli (monobolon), o con la pertica (contomonobolon), i quali si praticavano nei ginnasî, nelle palestre o negli anfiteatri, per non parlare poi delle varie prodezze di giocolieri e di saltimbanchi.
Medioevo ed età moderna. - La storia del salto s'identifica con quella degli esercizî ginnastici più semplici e spontanei, e non fa meravigll, pertanto, trovarne menzione in molti documenti antichi. Un modo tipico di saltare, già ricordato in testi quattrocenteschi, era il cosiddetto "salto al muro", con rincorsa ed eventuale volteggio, che doveva essere praticato frequentemente nei cortili dei castelli e presso le mura delle città: la costumanza durò sino al Settecento inoltrato. Pure in tale lungo periodo, il salto fu largamente coltivato e sviluppato in senso acrobatico (v. acrobata), e a molti tipi e volteggi anche di notevole difficoltà venne dedicato, sul finire del Cinquecento, un volume (A. Tuccaro, Trois dialogues de l'exercice de sauter et voltiger en l'air, Parigi 1599). Col sorgere e lo svilupparsi dei moderni sistemi di ginnastica (v. ginnastica), anche il salto viene assoggettato a regole precise, sia nel campo della educazione fisica sia in quello propriamente sportivo.
Presso molti popoli primitivi il salto, al pari della corsa e di altri esercizî naturali, fa parte della preparazione necessaria alla vita sociale, alla caccia, alla guerra. Alcuni popoli selvaggi o semiselvaggi hanno fatto poi del salto una sorta di "specialità" regionale: così ad es. i Watussi (o Baima) dell'Africa Orientale, che, valendosi della loro alta statura e di uno speciale allenamento, giungono a saltare con relativa facilità oltre 2 metri in altezza, come è documentato da relazioni di viaggiatori e da fotografie.
Nel suo significato sportivo, il salto è oggi compreso fra i "concorsi" dell'atletica leggiera (v. atletica), disciplinato dai regolamenti internazionali e incluso negli sport olimpici in quattro forme: salto in alto, salto in lungo, salto con l'asta e salto triplo. Esiste un salto ginnastico come esercizio preatletico, che viene compiuto in palestra con pedana di legno, e che mira a sviluppare l'elasticità e la robustezza dei muscoli delle gambe e del dorso: esso è compiuto con le gambe a squadra, cioè ad angolo in avanti, e supera di rado l'altezza di m.1,10-1,20; similmente il salto in lungo e il salto misto degli esercizî ginnici scolastici. Esistono pure svariate forme di salti acrobatici: ma queste esulano dal campo sportivo vero e proprio, e non hanno limiti né regolamenti.
Salto in alto. - Si compie su apposite pedane, a settore circolare in terra battuta, che servono alla rincorsa: al centro sono due supporti verticali, distanti fra loro m. 3,66 (6 yards), attraverso i quali è sostenuta da piccole caviglie un'asticella di legno a sezione triangolare; di là dai supporti esiste una piattaforma di caduta, coperta da uno spesso strato di sabbia. Non è ammesso che la testa oltrepassi l'asticella prima dei piedi. Ogni concorrente ha diritto a tre salti per ogni altezza; di tutte le prove compiute viene considerata la migliore.
Lo stile ha la più grande importanza nel salto, come in tutti gli altri concorsi: solo con un lungo studio dei minimi movimenti si può pervenire ai migliori risultati. Oggi è dappertutto eseguito il salto "a forbice", detto anche "all'americana" perché reso perfetto dall'americano H. Sweeney. Con esso viene attaccata la sbarra di fianco, con il corpo dapprima obliquo, poi quasi completamente orizzontale e parallelo all'asticella; la gamba destra vien proiettata in alto e in avanti con un movimento pressoché circolare, aiutato da un analogo movimento del braccio destro; il corpo segue, compiendo una rotazione di un quarto di cerchio in modo da scavalcare quasi la sbarra; in questo momento (il più delicato) la gamba sinistra viene vivamente ritirata e quasi scivolata oltre l'ostacolo, mentre il corpo continua a ruotare fino a compiere un semicerchio completo, oltrepassa completamente l'asticella e ricade dall'altro lato, volgendo sempre la faccia all'ostacolo (fig. 1). Vi sono alcune varianti moderne ("stile di Osborne", "stile di Landon", ecc.) a questo stile fondamentale, come quella per la quale, prendendo lo slancio sulla destra, si passa prima la gamba sinistra in flessione e poi si compie la rotazione del busto e della gamba destra (fig. 2); altre riguardano i movimenti delle braccia e della gamba sinistra, il modo di ricadere dall'altro lato, ecc. La prevalenza quasi assoluta nel salto in alto appartiene agli Americani. Oltre allo stile perfetto, e al grande scatto necessario, è indispensabile anche una statura assai superiore alla media, per raggiungere i massimi.
Salto in lungo. - Si compie su una pedana formata da una lunga corsia, per la rincorsa, e da una striscia di legno (lunga m. 1,219, larga m. 0,231), incassata nel suolo come linea di battuta, seguita da una vasta e lunga piattaforma di sabbia o terra smossa, su cui il saltatore va a cadere. La distanza ottenuta si misura perpendicolarmente fra la linea di battuta e l'impronta più prossima ad essa lasciata da una qualsiasi parte del corpo del concorrente sulla sabbia. Come al solito si considera il migliore dei tre salti.
La velocità della rincorsa (che assicura la forza viva e l'accelerazione al peso del corpo), la potenza dello scatto (per partire col massimo della forza dalla linea di battuta) e la curva della traiettoria, sono i tre fattori più importanti del salto in lungo, che devono tutti e tre esser perfezionati al massimo per ottenere risultati brillanti. Un punto particolarmente delicato è l'abituarsi (aiutandosi con segnali posti a terra a varie distanze) a giungere sempre sulla battuta con il piede più robusto, e senza rallentare per nulla la velocità della rincorsa. Durante il percorso aereo alcuni campioni praticano un movimento di remeggio con le gambe ("forbice in estensione") e come battito d'ali con le braccia per sostentare maggiormente il corpo: alla fine della traiettoria le gambe vengono lanciate in avanti, ciò che assicura, nonostante le apparenze, una proiezione in avanti di tutto il corpo al momem. o della caduta, se il movimento è correttamente eseguito (fig. 3).
Anche nel salto in iungo predominano i campioni americani, tuttavia il fenomenale giapponese C. Nambu, e alcuni Europei, son.) quasi all'altezza dei competitori.
Salto con l'asta. - Si pratica su pedane simili a quella del salto in alto, con supporti più alti, e distanti fra loro almeno m. 3,60. Ogni concorrente può usare un'asta di sua proprieta, di legno o bambù, e di diametro e lunghezza a piacere: non è concesso alcun appoggio per le mani, all'infuori di una benda al manico. Ogni concorrente può fare un foro nel terreno (diametro massimo m. 0,30) per puntarvi la pertica. Se l'asticella orizzontale cade perché urtata dalla pertica, il salto è annullato.
Questo è un esercizio completo, che richiede un notevole e armonico sviluppo muscolare e un perfetto controllo dei proprî movimenti. La rincorsa, non lunga, dev'esser calcolata in modo da piantare con sicurezza l'asta nel foro apposito, senza rallentare la velocità dello slancio: bisogna per questo, come nel salto in lungo, aiutarsi con segnali sul terreno, che però devono cambiar posto man mano che cresce l'altezza del salto. Il piantar l'asta e lo slanciarsi con potenza e scatto, è la fase più difficile e ardua dell'esercizio. Fissata la pertica, il saltatore s'innalza aiutando lo slancio con la forza delle braccia tese che impugnano l'asta, mentre le gambe vengono proiettate lateralmente e in avanti, formando un angolo col tronco. Quando il corpo è giunto all'altezza della sbarra orizzontale, l'atleta compie un mezzo giro su se stesso, portando il petto sopra l'ostacolo, mentre la mano inferiore si innalza all'altezza dell'altra sulla pertica (è vietato portarla al disopra); il corpo a questo punto ha raggiunto la sua massima altezza e perduto gran parte della sua forza viva, sicché l'azione delle braccia che fanno fulcro sull'asta riesce facilmente a portarlo oltre la sbarra (che le gambe han già superato perché, essendo tenute angolate col tronco, si trovano più in alto di questo). A questo punto il saltatore deve abbandonare la pertica, respingendola indietro, acciocché non urti l'asticella orizzontale, e lanciare poi le braccia in alto e indietro, perché non abbattano l'asticella stessa durante la caduta del corpo dall'altro lato. Bisogna cercare di cader diritti, a ginocchia semiflesse, per evitare contusioni e strappi muscolari, frequenti a causa dell'altezza (fig. 4).
Nel salto con l'asta i campioni americani hanno in questi ultimi anni nuovamente soverchiato gli atleti europei, che tuttavia annoverano qualche elemento d'eccezione.
Salto triplo. - È un esercizio poco praticato, sebbene figuri nei programmi olimpici, e quindi nei campionati nazionali. Viene discussa l'opportunìtà di tale inclusione, dato che è uno sport di scarso significato, e non molto favorevole a un razionale sviluppo atletico, poiché impone un lavoro durissimo e isolato ai muscoli e soprattutto ai tendini di ognuna delle due gambe, provocando frequenti lacerazioni.
Si tratta sostanzialmente di un salto in lungo compiuto tre volte consecutive, e si effettua su pedane simili a quelle del salto in lungo, del quale si applicano quasi tutte le norme. Il concorrente, al termine della rincorsa, prende lo slancio sulla striscia di battuta col piede più robusto, compie il primo balzo e deve ricadere a terra con lo stesso piede con cui si è slanciato; questo, appena posato sul terreno, deve scattare imprimendo al corpo lo slancio per un secondo balzo, al termine del quale deve sopportare l'urto del terreno soltanto il piede opposto: questo, con un altro scatto, darà al saltatore la forza viva per il terzo e ultimo balzo, alla fine del quale sarà concesso all'atleta di ricadere su ambedue i piedi. La distanza è misurata naturalmente fra l'impronta di quest'ultimo salto e il punto di battuta. Il movimento più difficile, senza arrestare lo slancio del corpo, è quello di portare in avanti l'altro piede nel secondo salto.
Varî saltatori di varî paesi hanno tenuto alternativamente il primato in questo sport, attualmente dominato dai Giapponesi.
Primati. - I primati più importanti conseguiti nel salto a tutto il 1935 sono i seguenti:
Salto in alto: primato mondiale W. Marty (S.U.), m. 2,06; primato olimpico H.M. Osborne (S.U.), m. 1,98; primato europeo K. Kotkas (Finlandia), m. 2,01; primato italiano A. Tommasi, m. 1,905.
Salto in lungo: primato mondiale J. Owens (S. U.), m. 8,13; primato olimpico J. Hahm (S.U.), m. 7,93; primato europeo W. Long Leikum (Germania), m. 7,75; primato italiano V. Tommasi, m. 7,41.
Salto con l'asta: primato mondiale W. Graber (S.U.), m. 4,37; primato olimpico W. Miller (S.U.), m. 4,315; primato europeo K. Hoff (Norvegia), m. 4,25; primato italiano D. Innocenti, m. 3,95
Salto triplo: primato mondiale Oshima (Giappone), m. 15,82; primato olimpico id. id.; primato europeo I. Tuulos (Finlandia), m. 15,48; primato italiano F. Guglielmi, m. 14,925.