salutare [salutasse, I singol. imperf. cong.]
Con il significato consueto di " rivolgere a una persona parole o atti di saluto ", nell'occasione dell'incontro o del commiato: Vn XXVI 5 2 Tanto gentile e tanto onesta pare / la donna mia quand'ella altrui saluta, / ch'ogne lingua deven tremando muta; Fiore LXXV 1 Col capo inchin la donna salutai.
Altri esempi in Rime CIV 58, Vn III 1 e 4, XII 6, XVIII 2, XXI 2 4 (ripreso al § 6), XXXIV 2; Fiore XII 7, CXXXI 6, CCI 10, CCXV 14. Usato assolutamente, senza l'indicazione della persona cui si rivolge il saluto: Vn XI 3 quando questa gentilissima salute salutava... Trasmettendo i nostri saluti ad altri, inviando loro una lettera o una lirica: Vn III 9 propuosi di fare un sonetto, ne lo quale io salutasse tutti li fedeli d'Amore, e 13; Fiore LXII 14 se le fosse lettera venuta, / non t'intrametter d'andar incheggendo / chi l'ha recata né chi la saluta; Rime LXIII 2 Sonetto, se Meuccio t'è mostrato, / così tosto 'l saluta come 'l vedi; XCI 99.
In cinque esempi occorre l'uso sostantivato dell'infinito per indicare le parole e gli atti di saluto: Pg VIII 55 Nullo bel salutar tra noi si tacque; Vn X 2 quella gentilissima... mi negò lo suo dolcissimo salutare, ne lo quale stava tutta la mia beatitudine; III 2, X 3, XI 2.
Alla problematica connessa con il tema del saluto di madonna nello Stil nuovo (v. SALUTE) si collega l'esempio di Vn XXXIII 8 25 'l piacere de la sua bieltate / ... divenne spirital bellezza grande, / che per lo cielo spande / luce d'amor, che li angeli saluta.