DALI, Salvador
Dalí, Salvador (propr. Salvador Felipe Jacinto)
Pittore, scultore, scenografo e autore cinematografico spagnolo, nato a Figueras (Spagna) l'11 maggio 1904 e morto ivi il 23 gennaio 1989. Uno dei più grandi artisti del 20° sec., tra i maestri riconosciuti del Surrealismo, D. è stato un personaggio assai famoso anche per i suoi atteggiamenti provocatori e stravaganti. Il suo contributo in campo cinematografico è legato soprattutto alla collaborazione a opere di forte impianto onirico e visionario, nelle quali si può rilevare anche la presenza, più o meno diretta, di segni iconici tipici del suo universo figurativo: si pensi a Un chien andalou (1929) o a L'âge d'or (1930), entrambi diretti da Luis Buñuel e ideati e scritti da Buñuel e D., e al contributo da lui dato a Spellbound (1945; Io ti salverò) di Alfred Hitchcock.Tra il 1921 e il 1922 D. frequentò a Madrid la scuola di Belle Arti dove incontrò il poeta F. García Lorca e il futuro regista Buñuel, appassionandosi alla pittura futurista e metafisica. Tra il 1927 e il 1928 si recò a Parigi avvicinandosi al gruppo surrealista. La sua pittura si orientò ben presto in una direzione di alterazione della realtà, influenzata dalla psicoanalisi di S. Freud (di cui avrebbe dipinto il ritratto nel 1938). D. firmò il soggetto e la sceneggiatura di Un chien andalou e collaborò alla realizzazione di L'âge d'or. Lo scandalo causato dalle due opere fu ancora maggiore rispetto a quello provocato dalla sua produzione pittorica. L'artista, frattanto, si era legato sentimentalmente a Gala (sposata nel 1929), già moglie del poeta P. Éluard, che avrebbe avuto un'importanza decisiva nella sua vita e nella sua carriera. Nel 1934 ruppe con il gruppo di A. Breton (che dall'anagramma del suo nome coniò la perfida definizione 'Avida Dollars'), dal quale venne anche accusato di filonazismo. Nel 1939 si trasferì negli Stati Uniti. Fu in quegli anni che progettò la sequenza dell'incubo per Spellbound di Hitchcock. Nel 1946 D. venne chiamato da Walt Disney per realizzare il film animato Destino, di cui rimangono diversi bozzetti e alcuni secondi di girato (nel 1957 tentò di realizzare, sempre con Disney, un Don Chisciotte animato). Nel 1948, ristabilitosi in Spagna a Port Lligat, inaugurò un ciclo pittorico mistico e neoclassico. Nel 1952 curò quindi le scenografie e i costumi per il film Don Juan Tenorio, diretto da Alejandro Perla, mentre nel 1954 ideò il cortometraggio Histoire prodigieuse de la dentellière et du rhinocéros, diretto da Robert Descharnes. Scontroso e iperattivo, nei decenni successivi D. accrebbe la sua fama di artista dalla personalità folle e contraddittoria. Gli vennero intitolati due musei nel 1971 a Figueras e nel 1972 a Cleveland, in anni in cui aveva iniziato a occuparsi di pittura tridimensionale e olografica. Nel 1975 fu ideatore e interprete del mediometraggio Impressions de la Haute Mongolie ‒ Hommage à Raymond Roussel, diretto da José Montes-Baquer. D. è stato inoltre autore di numerosi libri, tra cui alcuni di carattere autobiografico: The secret life of Salvador Dali (1942; trad. it. 1949), Diario de un genio (1964; trad. it. 1989), Oui (1971; trad. it. 1980).Un chien andalou e L'âge d'or continuano a rappresentare due opere rivoluzionarie dell'avanguardia cinematografica, non solo per la capacità di attaccare i valori della società borghese e i canoni della narrazione cinematografica, ma anche per l'uso straordinario della metafora visiva, per la forza perturbante di certe immagini-chiave (l'occhio tagliato da una lama di rasoio in Un chien andalou; la sequenza del ricevimento in L'âge d'or). I film però ‒ come suggerì lo stesso D. in varie occasioni ‒ non vanno intesi in chiave puramente surreale, ma come semplice registrazione e constatazione di fatti; l'intenzione era, cioè, quella di far emergere gli aspetti irrazionali dalla realtà senza separarli da essa, in modo simile dunque a Le sang d'un poète (1930) girato da Jean Cocteau nello stesso periodo. Da notare, inoltre, come una serie di temi migrino dalla pittura di D. al cinema e viceversa: in L'âge d'or l'uomo con la pietra sulla testa (una suggestione di natura alchemica) ricorda i ciclisti del quadro Babaouo (1932), che è anche il titolo di una sceneggiatura scritta da D. e pubblicata in quello stesso anno, ma portata sullo schermo soltanto nel 1998, con lo stesso titolo, dal regista Manuel Cussó-Ferrer. Anche nell'ambito del cinema narrativo D. seppe offrire soluzioni originali e innovative. Per Spellbound disegnò cinque ambienti: la sala da gioco, il camino, il deserto, la piramide e la sala da ballo. Quest'ultima scena doveva essere ben più suggestiva, con quindici pianoforti sospesi sulle teste dei danzatori. La sequenza del sogno del film contiene elementi iconici tipici della sua pittura, per es. quelli presenti in una delle opere della giovinezza, Persistenza della memoria (1931). In un'altra sequenza, mai realizzata per l'opposizione del produttore, Ingrid Bergman si sarebbe dovuta trasformare, agli occhi dell'allucinato Gregory Peck, in una statua alata ricoperta di formiche: riferimento a un'immagine di Un chien andalou, film rievocato anche dai grandi occhi sforbiciati che aprono l'incubo hitchcockiano.Centrale in Impressions de la Haute Mongolie ‒ così come nel suo immaginario pittorico ‒ è l'applicazione del suo famoso metodo paranoico-critico, che consiste nel creare un'immagine doppia, ovvero la rappresentazione di un oggetto che, senza essere modificato, ne contiene un altro. D. infatti risulta protagonista di un viaggio visionario tra paesaggi astratti (generati da macrofotografie eseguite sul metallo corroso di una penna stilografica), che ricordano appunto quelli della Mongolia. Il film ‒ a metà tra documentario, confessione e opera sperimentale ‒ restituisce bene l'idea del D. creatore frenetico e personaggio bizzarro, aspetti che lo hanno accompagnato fino alla morte.
G. Viatte, Dalí et le cinéma, in Peinture, cinéma, peinture, Paris 1989, pp. 208-15; N. Pondil-Poupard, La part du rêve: à propos de Hitchcock et Dalí, du Surréalisme et de l'onirisme, in Hitchcock et l'art. Coïncidences fatales, éd. D. Païni, G. Cogeval, Milano 2000, pp. 155-71.