salvare
Con il senso proprio di " scampare da un pericolo ", " impedire che si subisca un danno ", in If XV 3 'l fummo del ruscel di sopra aduggia, / sì che dal foco salva l'acqua e li argini. Analogamente, al riflessivo, " proteggersi ": sotto li scudi per salvarsi / volgesi schiera (Pg XXXII 19).
In Cv II VIII 4-5 è posto il dubbio su come la virtù dei Troni, la quale provoca amore, possa corrompere l'amore antico per Beatrice per farne nascere uno nuovo per la Donna gentile. Il dubbio viene risolto osservando che le Intelligenze angeliche hanno podestà sulle cose che sono sotto di loro; l'anima, che è partita da questa vita, esula dal loro potere, onde esse perpetuano il loro effetto causando amore verso l'anima che è ancora in questa vita: lo effetto di costoro è amore... e però che salvare nol possono se non in quelli subietti che sono sottoposti a la loro circulazione, esso transmutano... de l'anima partita d'esca vita in quella ch'è in essa (§ 5). Nel passo s. vale " lasciare integro ", " conservare intatto ", e con la medesima accezione ricorre due volte anche al § 4.
È usato con riferimento alla salvezza eterna dell'anima e alla sua assunzione alla beatitudine del Paradiso: prima della discesa di Cristo nel Limbo, spiriti umani non eran salvati (If IV 63). Quale " resto di forme più conservativamente latine " (Parodi, Lingua 340), il verbo ha valore di trapassato prossimo: " non erano stati salvati ". Qualche copista spiega a suo modo alterando il testo: non v'eran o non c'erano; cfr. Petrocchi, ad l., anche per la variante ripresa da Stefano Grosso (Dissertazione su tre varianti, ecc., Udine 1888), non fur mai salvati. Con la stessa accezione in Fiore XCVI 8 e 14 (dov'è riflessivo).
Ha senso figurato in Fiore LX 14 né d'amar voi già mai non mi ritorno, / che per voi il me' cor salvar si crede, il mio cuore crede di " poter aver pace " solo da voi.