salvataggio interno
loc. s.le m. Intervento finalizzato a evitare il fallimento di una banca in difficoltà, mediante l’uso forzoso di risorse dei clienti della banca stessa.
• Un’ulteriore alternativa consiste nella ricapitalizzazione della banca in difficoltà attraverso una riduzione del suo debito (cosiddetto salvataggio interno): riducendo i crediti vantati sulla banca, o convertendoli in titoli, si può assicurare la continuità delle funzioni essenziali della banca stessa. La risoluzione evita quindi salvataggi a tappeto di banche mal gestite e tutela il contribuente dai costi di questi interventi e dalla recessione indotta dalle crisi bancarie. (Michel Barnier, Repubblica, 7 giugno 2012, p. 43, Commenti) • Quando i buchi di bilancio verranno a galla i primi a rimetterci saranno proprietari e investitori della banca, che in base al meccanismo del bail in (salvataggio interno) copriranno fino all’8% delle perdite. Poi interverrà per un altro 5% il fondo unico di risoluzione, cioè dei soldi che le banche saranno gradualmente chiamate ad accumulare. Si tratta di assicurarsi che i contribuenti non debbano metterci altro denaro, ha spiegato il ministro delle Finanze olandese e presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem. (Marco Mongiello, Unità, 11 dicembre 2013, p. 10, Economia) • il governo sa di dover camminare sulle uova, ma non ha alternative. Sullo sfondo di questa faccenda ci sono una enorme quantità di non detti: la circostanza che nei fatti di Etruria è coinvolto il padre del ministro [Maria Elena] Boschi, ma soprattutto la polemica sull’applicazione ‒ seppure in maniera del tutto parziale ‒ delle nuove regole europee sul salvataggio interno delle banche. (Alessandro Barbera, Secolo XIX, 11 febbraio 2016, p. 5, Primo piano).
- Composto dal s. m. salvataggio e dall’agg. interno, ricalcando l’espressione ingl. bail-in.
> bail-in.