GOTTA, Salvatore
Nacque il 18 maggio 1887 a Montalto Dora, presso Torino, da Vincenzo, magistrato, e da Luigia Pavese.
La famiglia apparteneva alla buona borghesia locale e quella della madre, in particolare, vantava "tradizioni d'intelletto". A motivo della carriera del padre il G. si trasferì ben presto a Ivrea, sede del tribunale.
Iscrittosi alla facoltà di giurisprudenza dell'Università di Torino, entrò in contatto con l'ambiente intellettuale cittadino e soprattutto con la cerchia dei giovani che si incontravano ai "sabati letterari" organizzati da A. Graf.
Conobbe pertanto, tra gli altri, G. Gozzano - suo compagno di studi -, G. Giacosa e F. Pastonchi, del quale, negli anni seguenti, fu stretto collaboratore.
Laureatosi sia in giurisprudenza sia in lettere, si impiegò presso un avvocato di Ivrea, iniziando nel frattempo la propria attività di narratore con la collaborazione a vari periodici, tra i quali Il Marzocco e La Lettura. Il suo esordio in volume risaliva, comunque, agli anni universitari: si tratta della raccolta di novelle Prima del sonno (1909), pubblicata a proprie spese presso la casa editrice Baldini e Castoldi di Milano, con la quale strinse un duraturo sodalizio, protrattosi fino al 1945.
La sua primissima produzione risulta caratterizzata da atmosfere vagamente crepuscolari, certamente determinate dalle frequentazioni giovanili; quasi subito, tra l'altro, cominciò a firmarsi senza la vocale finale del proprio nome di battesimo.
Nel marzo 1913 sposò Adelina Cagliero, dalla quale, nel gennaio 1916, ebbe l'unico figlio, Massimo. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, si arruolò volontario nella Croce rossa, per poi divenire, nella primavera del 1917, sottotenente di artiglieria; venne infine congedato con il grado di tenente e una medaglia d'argento al valore. In quello stesso anno pubblicò il suo primo romanzo di ampio successo, Il figlio inquieto, scritto "già con la coscienza di rappresentare un mondo che stava per conchiudersi", come il G. stesso ebbe a scrivere molti anni dopo.
All'interno del romanzo si rinvengono, infatti, alcuni tratti caratteristici della sua prosa, segnata da un gusto di matrice tardottocentesca - su cui ha esercitato un influsso decisivo lo psicologismo di scrittori come A. Fogazzaro e P. Bourget -, teso alla rievocazione nostalgica di una società ormai in disfacimento. Nella narrazione compare peraltro il personaggio di Claudio Vela, una delle tante figure di quell'enorme affresco che sarà poi la Saga de i Vela. Nel 1919 fece anche le sue prime prove sulla scena con La nuova ricchezza, un'opera dedicata ai problemi sociali del dopoguerra che non incontrò il favore del pubblico, così come il successivo dramma amoroso Lontananze (1923).
A partire dal 1920 il G. si dedicò quasi esclusivamente alla letteratura, impegnandosi con il proprio editore nella produzione di un romanzo all'anno; la sua fama si consolidò ulteriormente con l'avvento del fascismo, al quale aderì rapidamente e con entusiasmo. Membro della Società degli autori, nel 1925 partecipò ai lavori della commissione che preparò la nuova legge sul diritto d'autore. L'anno successivo pubblicò il suo primo romanzo "per la gioventù": Piccolo alpino.
Vi si narrano le vicissitudini di un bambino, Giacomino Rasi, nel corso della Grande Guerra. Nell'opera, ove confluiscono certi toni trionfalmente nazionalistici cari al fascismo e alcuni richiami a E. De Amicis, il G. mette in evidenza il valore formativo dell'alta montagna (non a caso lo scrittore fu per molti anni presidente del Gruppo italiano scrittori di montagna). Almeno fino alla metà del XX secolo, il libro è stato un best seller e il persistere del suo successo è testimoniato sia dalla trasposizione cinematografica del 1940 (diretta da O. Biancoli, regista con cui il G. collaborò più volte), sia dallo sceneggiato televisivo del 1986 (intitolato Mino). Ancor più intrisi dell'ideologia e della pedagogia promosse dal regime appaiono i libri per l'infanzia pubblicati negli anni successivi, L'altra guerra del piccolo alpino (1935) e Il piccolo legionario in Africa Orientale (1938), nei quali l'autore, con una prosa magniloquente, arriva a esaltare la violenza delle squadre fasciste.
Gli anni Trenta furono quelli della sua maggiore popolarità, dovuta anche alla pubblicazione di alcuni romanzi su rivista ancor prima che in volume. A questo periodo risale anche La damigella di Bard (1936), unico trionfo teatrale per il G. che, in genere, non riscosse mai particolare fortuna alla prova della scena.
La commedia, nella quale vengono esaltati i valori di una società di antica e nobile tradizione contro la volgarità dei nuovi ricchi, deve molta della sua notorietà alla versione cinematografica realizzata da M. Mattoli nello stesso anno e alla straordinaria interpretazione che ne diede Emma Gramatica.
Fu proprio il cinema - mai troppo amato dal G., che lo considerava anzi "un surrogato dell'arte" - ad ampliare la notorietà dell'autore, il quale partecipò come sceneggiatore o dialoghista, talvolta non accreditato, alla realizzazione di alcune pellicole di grande successo di quegli anni, tra cui Cavalleria di G. Alessandrini (1936), Addio giovinezza! di F.M. Poggioli (1940) e La fuggitiva di P. Ballerini (1941). Da suoi romanzi, poi, furono tratti i soggetti di numerosi film, il più celebre e riuscito dei quali è senza dubbio La signora di tutti, diretto nel 1934 da M. Ophüls e interpretato da Isa Miranda e M. Benassi.
Presentata con successo a Venezia, la pellicola narra la storia di un'attrice non più giovane che rievoca la sua vita artistica e privata, rendendosi conto, infine, di essere sempre stata sfruttata e plagiata dagli uomini che l'hanno avvicinata.
Per lungo tempo collaboratore del Corriere della sera, il G., nel 1933, si trasferì con la famiglia da Ivrea a Milano. Nel capoluogo lombardo rimase fino al 1943, allorché, per sfuggire ai bombardamenti alleati, si stabilì definitivamente a Portofino, località nella quale aveva trascorso tutte le estati a cominciare dal 1925. Il G., comunque, non aderì alla Repubblica sociale italiana, circostanza che gli attirò, da parte degli ambienti fascisti, accuse di tradimento e la proibizione di far circolare i suoi libri. Intanto dal 1940 il G. aveva cominciato a raccogliere i suoi romanzi in cicli: I, Ottocento (1940); II, La nostra passione (1941); III, Il sole sui campi (1942).
Sin dal titolo e dalla scelta di una forma datata qual è il ciclo romanzesco, il G. denuncia il suo debito nei confronti della letteratura ottocentesca e, soprattutto, degli eventi del Risorgimento italiano, che fungono qui da base storica all'andamento narrativo in cui, negli anni cruciali immediatamente precedenti la seconda guerra di indipendenza, si intrecciano le vicende di personaggi immaginari e personaggi storici, come C. Nigra, Napoleone III, l'imperatrice Eugenia, la contessa di Castiglione. Dal ciclo il regista A.G. Maiano trasse nel 1959 un romanzo sceneggiato televisivo di grande successo.
Il Risorgimento era destinato a restare una delle maggiori fonti di ispirazione del G. anche nel secondo dopoguerra, come momento centrale del più ambizioso La saga de i Vela, pubblicato nel 1954, nel quale l'autore intende narrare "cento anni di vita d'una famiglia italiana (1850-1950)". E sempre in relazione alla medesima, prediletta epopea risorgimentale, il G., dalla seconda metà degli anni Cinquanta, venne affiancando, all'attività principale di romanziere, quella di divulgatore di cultura; in tale prospettiva vanno letti testi quali Camicie rosse 1860 e Cavour: uomo e genio, entrambi del 1959, oppure Italia 1861, dell'anno successivo.
Per una volta lontano da certe ingombranti preoccupazioni pedagogiche, il G. era tornato alla vera e propria scrittura per l'infanzia nel 1953, con La più bella novella del mondo e altre memorie e storie, testo nel quale si rivela uno spiccato gusto per la memoria che trovò un'ulteriore realizzazione in L'almanacco di Gotta (1959), senz'altro uno dei suoi libri più interessanti, sorta di lunga galleria di ritratti di maestri e amici, "compendio dell'aristocrazia dell'intelligenza" conosciuta personalmente.
Dagli anni Sessanta la fama del G. cominciò progressivamente a declinare, così come venne rallentando la produzione, soprattutto narrativa; la sua prosa ottimistica e cordiale appariva, nei nuovi contesti, sempre più antiquata.
Ulteriori attestazioni di un dialogo mai interrotto con le giovani generazioni sono nondimeno alcuni testi divulgativi degli anni Settanta, come L'avventuroso Murat (1971) o la rubrica di posta dei piccoli lettori tenuta sul settimanale Topolino. L'ultima opera significativa del G., Tre maestri: Fogazzaro, Giacosa, Gozzano, edita nel 1975, è ancora una volta giocata sul filo della memoria, intenta com'è alla commossa rievocazione di alcune figure fondamentali nella sua formazione intellettuale.
Il G. morì a Rapallo il 7 giugno 1980.
Oltre alle opere già citate nel testo - tutte edite comunque a Milano come le successive, ove non diversamente segnalato - si ricordano del G.: Pia, 1912; La porta del cielo, 1913; Ragnatele, 1915; L'amante provinciale, 1919; La più bella donna del mondo, 1919; Pronti? Forza!, 1919; L'ultima ingenuità, 1921; Luci d'autunno in campagna, 1922; Il primo re, 1922; Mistica patria, 1924; La donna mia, 1924; Il convegno dei martiri, 1924; La bufera infernal…, 1925; Il diavolo in provincia, 1926; Le amorose, Ivrea 1928; La saga delle vergini, 1928; Il peccato originale, 1929; Prefazione a G. Ardau, L'eloquenza mussoliniana, 1929; Tu, la mia ricchezza, 1930; I birichini del cielo, 1931; L'amica dell'ombra, 1931; Con amore e senza amore, Ivrea 1931; Il Canavese, Firenze 1931; Il gioco dei colori, 1932; I figli degli amanti, 1933; Serenata alle vergini ed altre novelle d'amore, Bologna 1933; Bella figlia dell'amore, 1934; Lilith, 1934; Il paradiso terrestre, 1935; Portofino, 1937; I giganti innamorati, 1938; Ombra, la moglie bella, 1938; Tre donne innamorate, 1938; Soldatini d'ogni giorno, con O. Visentini, 1938; A bocca nuda, 1939; La sposa giovane, 1940; Un fiore sull'autostrada, 1940; Fiamme sulla neve, 1940; Dono di nozze, 1942; Alba di donne, 1942; Il mio delitto, 1942; Di là dal fiume c'è una donna, 1944; Il volo dell'umano amore, 1944; Ingrid, l'amica delle nuvole, 1944; Macerie a Portofino, 1945; Quartetto in Paradiso, 1945; I sensitivi, 1946; Il piccolo giardiniere, 1946; L'angelo ferito, 1946; L'inventore delle donne, 1946; Lula. Misticismo e sensualità, 1946; Signore salvaci, ci perdiamo, 1947; L'anima al sole, Genova 1948; Lo specchio dei sensi, 1949; Memoriale di una donna che ha ucciso, 1950; Domani a te, 1950; Tre mondi, 1951; Tempo della regina Margherita, 1952; Suor Tenerezza, 1952; Le più belle novelle, 1952; Il piccolo soldato della grande armata, 1953; Idillio imperiale. La piccola borghese, 1954; Gloria sui campi "1859", 1955; Il piccolo marinaio, 1955; Una bimba alla ventura, 1955; Il figlio del Cervino, 1956; La croce di Lorena, Genova 1956; Ilaria, 1956; La strada di fuoco, 1956; I cieli narrano, 1957; Amina, 1958; Alta montagna. La fontana dei sospiri. La damigella di Bard, Bologna 1958; Il castello di Montalto, 1958; Un anno nella piccola città, 1958; Orgasmo, 1959; Ivrea e il Canavese nell'opera di S. G., Ivrea 1959; Due donne a Sirmione, 1960; Il nome tuo, 1960; Le signore della villa antica, 1961; I diavoli del Gran Paradiso, 1962; Zaira, ragazza del circo, 1963; Le cinque giornate, 1963; Aria del mio paese, Torino 1964; Le commesse di Milano, Rivarolo Canavese 1964; Roma! Roma! (Da Custoza a Porta Pia), 1964; L'ultimo dei Vela, 1965; Garibaldi 1860, 1965; Il progresso si diverte, 1967; L'indemoniata, 1968; Addio, vecchio Piemonte, 1970; Due vite sul mare, 1970; Il fiore di Matisse, 1971; Il dramma di Corradino di Svevia, 1972; Prendersi e lasciarsi, 1973; Amore materno, 1977; Silva, 1978.
Fonti e Bibl.: Necr. in La Repubblica e Corriere della sera, 8 giugno 1980; F.M. Martini, Cronache teatrali, Firenze 1924, pp. 95-99; S. Pugliese, S. G., saggio bibliografico, Milano 1929; S. D'Amico, Il teatro italiano, Milano 1937, pp. 123-126; R. Liguori, S. G., in Il Libro italiano, IV (1940), pp. 296-300; L. Russo, I narratori, Milano-Messina 1951, pp. 236-239 (con bibl.); G. Ravegnani, Uomini visti, II, Milano 1955, pp. 150-155; P. Boero - C. De Luca, La letteratura per l'infanzia, Roma-Bari 1995, pp. 155 ss.; F. Catenazzi - A. Martini, La narrativa dimenticata di fine Ottocento e inizio Novecento: primi appunti, in Rassegna europea di letteratura italiana, III (1995), 5-6, pp. 63-82; A. Paviolo, S. G., in Canavese per tutti, IV (1998), 15, pp. 7-14.