SĀMĀNIDI
NIDI Dinastia persiana musulmana, che regnò sulla Transoxiana e parte della Persia orientale nel sec. III-IV dell'ègira (IX-X d. C.). Suo capostipite è considerato un Sāmān, nobile persiano che abbracciò l'Islām attorno al 730 d. C., sotto il governatore omayyade del Khorāsān Asad ibn ‛Abdallāh al-Qasrī, e chiamò suo figlio Asad, dal nome di quel funzionario suo amico e protettore. I figli di questo Asad cominciarono a distinguersi sotto il califfo ‛abbāside al-Ma'mūn, che nell'819 d. C. (204 eg.) li investì del governo di varie città e regioni della Transoxiana e territorî limitrofi Aḥmad, il secondo di questi figli di Asad, fondò la fortuna della famiglia, riunendo alla Farghānah, che al-Ma'mūn gli aveva assegnata, Samarcanda dove successe al fratello Nūḥ e Kāshghar con parte del Turkestān cinese. I figli di Aḥmad, Naṣr I e Ismā‛īl, estesero ulteriormente e unificarono i territorî sāmānidi; Ismā‛īl in particolare (279-297/892-907), che è dal punto di vista politico la maggior personalità della dinastia, strappò nel 290/903 il Khorāsān all'effimero dominio dei Ṣaffāridi (v.), e, avendo anche vinto il principe ‛alida del Ṭabaristān, ne incorporò il territorio, stabilendo così il dominio sāmānide dalla Farghānah alla Media (al-Gibāl). Le figure dei discendenti e successori di Ismā‛īl (Naṣr II, Nūḥ I, Manṣūr I, Nūḥ II, ecc.) sono politicamente inferiori a lui, e videro progressivamente ridursi il loro dominio al nucleo originario della Transoxiana e del Khorāsān. Ma la loro importanza per la storia della civiltà islamica, e in particolare persiana, sta nell'impulso da essi dato alla vita culturale, scientifica e artistica, che rende la dinastia sāmānide, proprio allorché essa ebbe oltrepassato il breve apice della sua massima fortuna politica, altamente benemerita per lo sviluppo della vita spirituale persiana. Alla splendida corte sāmānide di Bukhārā (e nella vicina Samarcanda) ebbe la prima intensa fiorita la lirica neopersiana soprattutto con Rudagi, fu iniziata con Daqīqī l'elaborazione poetica dell'epica nazionale iranica, e fece i primi passi anche la prosa persiana, col rifacimento della storia universale in arabo di aṭ-Tabarī dovuto al vizir sāmānide Bal‛amī, con altri adattamenti e versioni, e anche con opere scientifico-pratiche originali. Della vita di corte, e dell'organizzazione dello stato sāmānide, ci hanno conservato preziose notizie lo storico Gardīzī e il ministro e scrittore politico selgiuchide Niẓām al-mulk nel suo Siyāset-nāmeh.
La potenza sāmānide andò declinando nella seconda metà del sec. X d. C., e si estinse sullo scorcio del secolo, quando il Khorāsān sfuggì al loro dominio con la pratica indipendenza acquistatavi dai loro vassalli Ghaznevìdi (v.; 384/994), e anche la Transoxiana nel 389/999 fu loro completamente strappata dagli Ilak Khān del Turkestān; questi ultimi del resto non vi ebbero che un fugace dominio, e soggiacquero anche essi all'espansione dei turchi Ghaznevidi, che si possono quindi considerare i veri eredi, politici e culturali, dei Sāmānidi.
Principi Sāmānidi: Naṣr I ibn Aḥmad (261-279/874-892), Ismā‛īl ibn Aḥmad (279-295/892-907), Aḥmad ibn Isma‛īl (295-301/907-913), Naṣr II ibn Aḥmad (301-331/913-942), Nūh I ibn Naṣr (331-343/942-954), ‛Abd al-malik I ibn Nūḥ (343-350/954-961), Manṣūr I ibn Nūḥ (350-366/961-976), Nūḥ II ibn Manṣūr (366387/976-997), Manṣūr II ibn Nūḥ II (387-389/997-999), ‛Abd almalik II ibn Nūḥ II (389-999).
V. F. Büchner, in Encyclopédie de l'Islam, IV, 1925, pp. 126-28; alberi genealogici in S. Lane-Poole, The Mohammedam Dynasties, Londra 1894, p. 133; e E. de Zambaur, Manuel de généalogie et chronologie pour l'histoire de l'Islām, Hannover 1927 (con bibliografia).