samaritani
Popolazione dell’antica Palestina settentrionale, sorta dalla fusione degli israeliti rimasti nel Paese, dopo la deportazione di parte della popolazione da parte degli assiri nel 721 a.C., con le popolazioni da questi condotte nella zona di Samaria. Invisi agli ebrei per la loro mescolanza etnica e l’eterodossia religiosa, i s. non subirono in un primo momento persecuzioni da parte dei romani; ma in seguito molti di loro furono uccisi sia da Ponzio Pilato, in occasione di un’adunata, non permessa, sul monte Garizim, sia durante la guerra di Vespasiano. La religione praticata dai s. è simile a quella ebraica: gli assiri inviarono infatti un sacerdote ebreo per istruirli nella religione d’Israele. Inizialmente tuttavia si ebbero pratiche idolatriche. Intorno al 320 a.C. i s. costruirono sul monte Garizim un tempio a Yahweh, contrapposto a quello di Gerusalemme; tale tempio fu distrutto nel 128 a.C. da Giovanni Ircano. Accanto alla legge scritta, rappresentata dal Pentateuco, i s. conoscono una legge orale, solo tardi e parzialmente redatta, caratterizzata essenzialmente dall’attesa messianica del Taheb, riformatore che instaurerà il regno di Dio sulla terra per 1000 anni. La lingua samaritana è una forma di ebraico e la letteratura samaritana ha carattere quasi esclusivamente liturgico: commenti al Pentateuco, rituali, omelie.