Vedi SAMOSATA dell'anno: 1965 - 1997
SAMOSATA (v. vol. vi, p. 1102)
Dalla fine degli anni '80 S. giace quasi completamente sotto le acque dell'Atatürk Baraj, il più grande invaso artificiale della Turchia: attualmente della città emerge solo parte della collina che costituì l'acropoli di età classica.
Sondaggi archeologici hanno interessato il sito nel 1964 e nel 1967 (American School of Oriental Research: Th. Goell) e tra il 1978 e il 1987 (Lower Euphrat Project: N. Ôzgüç), affiancati da indagini topografiche inerenti la cinta muraria (Tirpan).
Gli scavi hanno confermato l'antichità della frequentazione della collina, restituendo reperti risalenti sino al 3500 a.C. Sempre sulla sommità del colle sono stati indagati alcuni ambienti pavimentati con mosaici (cornici a meandro, delfini), identificati sulla base dell'articolazione planimetrica e dei rinvenimenti, tra cui una testa di epoca augustea, come parte di un palazzo ellenistico, verosimilmente appartenente agli ultimi re di Commagene, della quale S. fu l'ultima capitale. Alla conquista romana della città (da ascrivere alle operazioni militari di L. Caesennius Paetus del 72 d.C.) seguì con tutta probabilità lo stanziamento di una guarnigione romana (proveniente forse dalla Legio VI Ferrata) e quindi l'acquartieramento in età traianea della XVI Flavia, la cui presenza del resto è confermata da alcuni mattoni bollati con legenda legion(i)s xvi ff (CIL, III, 13165) e leg xvi fl e da un altare con dedica (i)om/leg xvi/ff (CIL, m, 13609 = 14165,16).
A queste presenze sono da ricondurre le uniche testimonianze monumentali note di epoca imperiale, ovvero alcuni ambienti in opera reticolata (costruiti sopra le rovine del palazzo ellenistico) e il circuito murario della città. Quest'ultimo presenta più fasi in varie tecniche, che denunciano la continua necessità di restauri, al fine di difendere quella che fu una vera e propria città di confine.
Le mura si estendono per c.a 5 km, con un'altezza conservata di oltre 9 m e uno spessore di m 1,90-2,10. La prima fase fu realizzata con paramento in opera reticolata con blocchetti di calcare di 9 cm per lato: la presenza di questa tecnica, raramente attestata in Oriente, rinvia ovviamente a maestranze romane o italiche ed è da attribuire alla fine del I sec. d.C. Nell'analisi delle strutture sono stati riscontrati alcuni restauri in laterizio, per i quali è stata proposta una datazione al II sec. d.C. e quindi un generale rifacimento in blocchi con ricorsi in laterizio, verosimilmente realizzato sotto Giustiniano.
Bibl.: Th. Goell, Samosata Archaeological Excavations, Turkey 1967, in National Geographic Society Reports, 1967 Projects, Washington 1974, pp. 83-104; Ν. Özgüç, Samsat 1984 yil kazilari («Scavi 1984 a Samsat»), in VII. Kazi sonuçlari toplantisi, Ankara 1985, Ankara 1986, pp. 221-227; A. A. Tirpan, Samosata aşaği şehir sur duvarlari («Le fortificazioni dell'antica città di Samosata»), in IV. Araştirma sonuçlari toplantisi, Ankara 1986, Ankara 1987, pp. 183201; N. Özgüç, Samsat kazilan 198J («Scavi 1987 a Samsat») , in Belleten, LH, 1988, pp. 291-294; A. A. Tirpan, Roman Masonry Techniques at the Capital of the Commagenian Kingdom, in D. H. French, C. S. Lightfoot (ed.), The Eastern Frontier of the Roman Empire (BAR, Int. S., 553), Oxford 1989, pp. 519-526; L. Zoroğlu, Some Roman Names on Eastern Sigillata A from Sarnosata, ibid., pp. 573-579.
(M. Spanu)