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SAMOTRACIA

di Domenico Musti - Enciclopedia Italiana - V Appendice (1994)
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SAMOTRACIA

Domenico Musti

(XXX, p. 611)

Gli studi degli ultimi decenni hanno contribuito a chiarire ulteriormente il ruolo del culto dei Cabiri, megáloi theoí ("grandi dei"), l'importanza del relativo santuario, l'attività edilizia nelle strutture templari e nelle fortificazioni cittadine, e, soprattutto, grazie alle significative scoperte e indagini epigrafiche, i rapporti di S. con le diverse potenze che ebbero l'isola sotto il loro protettorato o il loro dominio. L'affinamento della prospettiva storica sull'isola ha consentito anche una maggiore articolazione delle varie fasi di vita del santuario medesimo. Mentre sotto il profilo storico-religioso si evidenzia sempre meglio la forte correlazione del culto dei megáloi theoí con quello delle due grandi dee (theò megálo) di Eleusi, e perciò il rapporto che è di correlazione, ma anche di concorrenza, tra S. ed Eleusi, si chiariscono anche le ascendenze composite, e in particolare le componenti orientali, semitiche, traciche e microasiatiche, del culto dei Cabiri, il cui nome in semitico significa appunto ''grandi''. Il culto si rivela per ogni età suscettibile di sviluppi e associazioni di tipo sincretistico (si pensi all'identificazione, in Dionigi di Alicarnasso, con i Dioscuri). Dunque radici orientali, collegamenti con Eleusi (con cui ha in comune la duplicità dei gradi dell'iniziazione), associazione di fatto nel culto attestato in età romana ad Andania, in Messenia, assimilazione anche ai romani Dioscuri e Penati, mostrano la larga potenzialità sincretistica del culto dei Grandi Dei di S., in tutto corrispondente all'ampio spettro delle relazioni internazionali che, note anche attraverso le nuove scoperte epigrafiche e archeologiche, scandiscono la vita del santuario, della città e del suo porto, e delle stesse relazioni commerciali dell'isola. I rapporti storici di S. sono verificabili via via con l'ambiente tracio, con i Persiani, e, dopo le guerre persiane e la nascita della Lega navale delio-attica e l'egemonia navale ateniese, con Atene, come mostrano testimonianze archeologiche quali le monete di 6° secolo a.C., e la costruzione di qualche tempo successiva delle mura di rachite verde. Si avverte anche, col cambiamento del quadro politico nell'Egeo settentrionale, conseguente all'emergere della Macedonia dall'età di Filippo ii e al declino dell'egemonia ateniese, un periodo di decadenza, dal 350 a.C. circa. Un secondo periodo di splendore si ha alla fine del 4° secolo a.C., quando, in particolare, un monumento venne costruito da Filippo iii Arrideo e Alessandro iv, per celebrare (secondo la testimonianza di trovamenti epigrafici) il culto di Lisimaco, per le benemerenze da lui acquisite nella lotta contro i pirati che imperversavano in quest'angolo di Egeo. Ma è coi Tolemei che S. raggiunge l'apice del suo prestigio e del suo benessere.

Gli scavi hanno portato nuova luce sulla storia dell'imponente rotonda dell'Arsinoeion, dedicata dalla regina Arsinoe, moglie e sorella di Tolemeo ii Filadelfo. Sotto Tolemeo iii Evergete si situa un decreto di S., recentemente scoperto, in onore di Ippomedonte, stratego al servizio dei Tolemei, preposto al distretto di Tracia ed Ellesponto cui appartiene S., a riguardo delle facilitazioni concesse dai Lagidi per l'esportazione di grano da aree vicine a Samotracia. Tutta la storia medio- e tardoellenistica di S. si caratterizza per la tensione e l'alternanza tra l'influenza macedone e quella tolemaica nell'area dell'Egeo settentrionale e degli Stretti, rispetto a cui S. rivela tutta la sua importanza di stazione commerciale, con un territorio coltivabile povero, ma con un fattore di dinamica economica rappresentato dal santuario dei Cabiri. Corrisponde a questo interesse commerciale l'attività edilizia al Neórion ("arsenale"), ora ben attestata, con la ricostruzione delle relative porte marmoree dai frammenti conservati. Per l'epoca dalla fine del 4° secolo a.C. si segnalano gli scavi all'edificio ellenistico dedicato probabilmente dal re macedone Antigono Gonata, dove sono stati riportati alla luce blocchi di marmo concavi, che dovevano servire di sostegno alla carena di una nave, probabilmente una trireme, catturata alla flotta tolemaica. La stessa Nike di S., scoperta nel 1863 e conservata al museo del Louvre, attesta il forte coinvolgimento di S. nella storia navale dell'epoca, in quel caso come dimostrazione di solidarietà con Antigono Monoftalmo e il figlio Demetrio Poliorcete, vincitori della battaglia di Salamina del 306 a.C., contro Tolemeo Sotere. Sono continuati negli ultimi anni gli scavi all'edificio attribuito al Gonata, come anche al cosiddetto hestiatòrion ("sala da banchetto"), e inoltre al Propylon del cosiddetto temenos del 340 (con il noto fregio delle danzatrici) e a quello del Ptolemaion, dedicato da Tolemeo ii Filadelfo; sempre nel santuario dei Grandi Dei, si è attuata l'esplorazione della terrazza mediana della collina ovest. Oggetto di nuovi scavi sono stati anche edifici di età imperiale e bizantina; inoltre sono stati scavati siti preistorici.

Particolarmente notevoli, a illuminare la storia dell'isola e del santuario, appaiono le scoperte epigrafiche degli ultimi anni. Oltre al citato decreto in onore di Ippomedonte, e alle relative attestazioni epigrafiche sull'attività dei sitothetai ("depositori di grano"), vanno segnalate anche epigrafi di età romana (2°-1° a.C.), come una trovata nel 1980 e pubblicata nel 1990-91, contenente tre testi greci (un decreto onorario, con l'elenco di quarantotto mystai che l'hanno votato; due cataloghi di mystai da Chio, e un quarto con i nomi di mystai romani). Due decreti di età imperiale illustrano le relazioni tra la vicina Maronea di Tracia e l'imperatore Claudio. Emergono la fitta rete di relazioni e di scambi stretti attorno al santuario, e forse anche gli aspetti demagogici che contornano la storia della dinastia macedone, soprattutto nel conflitto con Roma, in un'epoca ancora vitale per l'attività del santuario e relativo culto misterico, che subirono comunque un duro colpo nelle guerre mitridatiche, nella prima metà del 1° secolo a.C.

L'orizzonte degli scambi di S. va dunque dall'angolo egeo settentrionale alla Macedonia, all'Egitto, all'Occidente. Peculiare anche il ruolo sociale del santuario dei Cabiri (rifugio di schiavi e debitori), che viene particolarmente messo in luce dalle vicende della terza guerra macedonica, tra Roma e il re macedone Perseo; questi, dopo la battaglia di Pidna (168 a.C.), troverà rifugio proprio a S., anche se, fatto prigioniero, finirà i suoi giorni nell'italica prigionia di Alba Fucens.

Bibl.: B. Hemberg, Die Kabiren, Uppsala 1950; I. Chapouthier, Le théâtre de Samothrace, in Bull. Corr. Hell., 80 (1956), p. 118 ss.; Ph.W. Lehmann, The pedimental sculptures of the Hieron in Samothracia, New York 1962; K. Lehmann, s.v. Samotracia, in Enciclopedia Arte Antica, 6, Roma 1965; Id., Samothrace. A guide to the excavations and museum, New York 1966; E. Kirsten, K. Kraiker, Griechische Landkunde, Heidelberg 19675, p. 645 ss.; Ph. Gauthier, ᾽Ejagvgèh s?itoy, Samothrace, Hippomédon et les Lagides, in Historia, 78 (1979), pp. 76 ss., J. Tréheux, Les règlements de Samothrace sur le fonds d'achat de blé, in Bull. Corr. Hell., 110 (1986), pp. 419 ss. Sulle relazioni sincretistiche del culto dei Cabiri: K. Lehmann e altri, Samothrace. Excavations conducted by the Institute of Fine Arts, New York University, 5 voll., New York 1958-82; D. Musti, in AA.VV., Gli Etruschi e Roma, Roma 1982, 1, pp. 23 ss.; E. Skarlatidou, in Horos, 8-9 (1990-91); G.R. McCredie, G. Roux, S.M. Shaw, J. Kurtich, Samothrace, The Rotunda of Arsinoe, Princeton 1992. Sugli scavi, v. le notizie in Chronique des fouilles (annualmente nel Bulletin de Correspondance Hellénique) e in Hesperia.

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