samsara
Concetto chiave delle religioni e filosofie indiane, designa il ciclo delle rinascite opposto all’uscita da questo (mokṣa o nirvāṇa). Il s. è considerato senza inizio. Fino all’arrivo di influenze cristiane, infatti, l’intera filosofia indiana tende a rifuggire dal concetto di creazione e rigetta l’idea di un inizio nel tempo, che le appare come un postulato indimostrabile e spesso contraddittorio poiché presuppone un passato diverso dal presente a noi noto, ma per il quale non è possibile ottenere alcuna prova, giacché è per definizione irraggiungibile dai mezzi di valida conoscenza (pramāṇa). Quelli fra i pramāṇa che si basano direttamente o indirettamente sui dati sensibili, infatti, non possono cogliere se non il presente, mentre la comunicazione linguistica (śabda) non parla di un inizio del tempo. Per le scuole buddiste, coinvolti nel s. sono esseri umani e divini, mentre il giainismo allarga il s. a piante ed esseri apparentemente inanimati come le rocce. Tracce di tali idee sono presenti anche nei Purāṇa, mentre la maggioranza delle scuole filosofiche (darśana) contestano tali affermazioni sulla base dell’assenza, in piante e rocce, della capacità di esperienza (bhoga) consapevole. Possono uscire dal s., di regola, solo gli esseri umani, giacché solo nell’esistenza umana sofferenza (duḥkha) e piacere si bilanciano. Nelle esistenze divine, il piacere è tanto intenso che nessuno si dedica all’uscita dal s., mentre nelle esistenze animali (o vegetali e minerali) la sofferenza è troppo intensa per permettere di dedicarsi ad altro che alla sopravvivenza.