Letterato ed erudito inglese (Lichfield 1709 - Londra 1784). Eclettico animatore della vita intellettuale londinese di fine Settecento, è ricordato soprattutto per la capillare ricerca lessicografica che è alla base del suo A Dictionary, with a grammar and history of the English language, realizzato tra il 1747 e il 1755 con lo scopo di difendere la purezza della lingua inglese fissandone gli usi e le pronunce e di combattere i francesismi. Tra le sue altre opere occorre citare il poemetto London (1738).
La povertà lo costrinse a lasciare l'università senza laurearsi (1731): nel 1738, col manoscritto della tragedia Irene, composta secondo le regole del teatro francese, si recò a Londra; qui compilò resoconti parlamentari, biografie, periodici scritti quasi interamente da lui (The Rambler, 1750-52; The Idler, 1758-60) e anche un romanzo, Rasselas, messo insieme in una settimana per pagare le esequie della madre. Nel 1762 il conferimento di una pensione governativa mise fine alla sua lunga lotta con la miseria. Tra il 1747 e il 1755 aveva condotto a termine, aiutato solo da qualche amanuense, il già citato A Dictionary, with a grammar and history of the English language; ne aveva dapprima sottoposto il piano a Lord Chesterfield, ma senza risultato: terminata l'opera, Chesterfield lo lusingò, ma J. rispose con un'epistola tagliente in cui affermava l'indipendenza dell'uomo di lettere (1755). Dal 1764 si formò intorno a lui una cerchia di cui fecero parte E. Gibbon, O. Goldsmith, D. Garrick, il pittore J. Reynolds, E. Burke, G. Baretti e J. Boswell. Negli ultimi anni della sua vita J. dominò la vita letteraria londinese con la sua forte personalità e la ricchezza della sua conversazione, documentate da Boswell in Life of Samuel Johnson (1791). Per la fermezza con cui sostenne gli stenti, per la nobiltà del suo spirito, per l'impegno con cui difese le sue idee, Th. Carlyle vide in lui "l'eroe come uomo di lettere".
Delle opere di J., il Dictionary (11a ed. 1816) ha il pregio di definizioni insuperate (talora argute e polemiche specie per i vocaboli politici), corredate da esempî e citazioni. Le prefazioni (1779-81) a una raccolta di poeti dei secc. 17º e 18º furono poi riunite in Lives of the Poets e contengono il meglio del suo ingegno critico, materiato di grande buonsenso. Scopo dell'arte è, secondo J., l'istruzione attraverso il diletto; questo punto di vista etico-pedagogico informa anche la prefazione alla sua edizione di Shakespeare (1765), in cui combatte le unità drammatiche e fornisce armi a Baretti contro Voltaire. Frutto migliore della sua attività poetica è il già citato poemetto London.