Jackson, Samuel L. (propr. Samuel Leroy)
Attore cinematografico statunitense, nato a Washington il 21 dicembre 1948. Ha di frequente mostrato una predilezione per i personaggi fortemente caratterizzati, a volte eroi a volte folli, attraverso i quali risultano particolarmente valorizzate le sue doti espressive. Tra gli attori più rappresentativi del cinema nero statunitense, ha cominciato ad affermarsi agli inizi degli anni Novanta grazie ai ruoli offertigli da Spike Lee, ma ha raggiunto il successo con Pulp fiction (1994) di Quentin Tarantino, a partire dal quale la sua recitazione ha assunto un'impronta più incisiva e marcata, anche se spesso sopra le righe. Oltre al favore del pubblico, ha ottenuto anche riconoscimenti della critica, in particolare nel 1991 il premio al Festival di Cannes come migliore attore non protagonista per Jungle fever di Spike Lee, e nel 1998 l'Orso d'argento al Festival di Berlino per la sua interpretazione in Jackie Brown (1997), diretto ancora da Tarantino.
Dopo aver trascorso l'infanzia e l'adolescenza a Chattanooga (Tennessee), si trasferì ad Atlanta dove si iscrisse alla facoltà di Architettura del Morehouse College e contemporaneamente incominciò a recitare. Conseguita la laurea nel 1972, si spostò a New York dove effettuò vari lavori prima di entrare nella Negro Ensemble Company, con la quale poté poi esordire a Broadway. Scoperto dal cinema e dalla televisione, ha quindi ricoperto ruoli minori in diversi film, tra cui Ragtime (1981) di Milos Forman, Sea of love (1989; Seduzione pericolosa) di Harold Becker e Goodfellas (1990; Quei bravi ragazzi) di Martin Scorsese. È stato quindi S. Lee che, dopo le piccole parti nei suoi School daze (1988; Aule turbolente), Do the right thing (1989; Fa' la cosa giusta) e Mo' better blues (1990), gli ha dato la possibilità di rivelarsi grazie all'ottima interpretazione di un tossicodipendente in Jungle fever. Negli anni successivi J. ha recitato in White sands (1992; White sands ‒ Tracce nella sabbia) di Roger Donaldson, Jurassic Park (1993) di Steven Spielberg e True romance (1993; Una vita al massimo) di Tony Scott. La svolta nella sua carriera di attore è avvenuta nel 1994, quando Tarantino gli ha affidato in Pulp fiction il ruolo del killer mistico e visionario che recita sermoni in un delirio di onnipotenza. Si è fatto poi notare nel ruolo dell'uomo comune che si trova suo malgrado a collaborare con il protagonista (Bruce Willis) nel tentativo di fermare un folle criminale in Die hard with a vengeance (1995; Die hard ‒ Duri a morire) di John McTiernan, e nella parte efficacemente delineata del mercante d'armi di Jackie Brown. È invece un operaio che si vendica degli stupratori della figlia in A time to kill (1996; Il momento di uccidere) di Joel Schumacher, e soprattutto si è imposto con personaggi tra loro molto diversi, ma tutti calibrati sui meccanismi tipici del film d'azione in The negotiator (1998; Il negoziatore) di F. Gary Gray, Rules of engagement (2000; Regole d'onore) di William Friedkin, Shaft (2000) di John Singleton, XXX (2002) di Rob Cohen. È stato invece un matematico in Sphere (1998; Sfera) di Barry Levinson, e ha dato vita al personaggio di Mace Windu in Star wars: episode I ‒ The phantom menace (1999; Star Wars: episodio I ‒ La minaccia fantasma) e Star wars: episode II ‒ Attack of the clones (2002; Star Wars: episodio II ‒ L'attacco dei cloni) entrambi di George Lucas. Nel 1998 J. si era cimentato in un ruolo lontano dai consueti, quello dello studioso di The red violin (1998; Il violino rosso) di François Girard. Ambigua, fragile e spietata invece è la sua immagine in Unbreakable (2000; Unbreakable ‒ Il predestinato) di M. Night Shyamalan.
T.E. Dils, Samuel L. Jackson, Philadelphia 2000.