BIAVA, Samuele
Nacque a Vercurago (Bergamo) il 3 apr. 1792, da Francesco, medico e possidente. Iniziati gli studi universitari a Padova, li concluse nell'anno 1814 a Pavia, dove si laureò "in ambe le leggi: statistica ed economico-morale". Dopo essere stato, nel 1819, supplente in varie classi di grammatica e di umanità nell'imperial regio ginnasio di S. Alessandro a Milano, ebbe dal consiglio comunale di questa città la cattedra di umanità nel civico ginnasio di S. Marta. Vi rimase per trent'anni, dal 1820 al 1850, nonostante aspirasse all'insegnamento universitario. A Milano strinse amicizia con A. Manzoni e A. Rosmini, con C. Cattaneo e N. Tommaseo, col quale ultimo tenne un lunghissimo epistolario. G. D. Romagnosi, A. Brofferio e L. Valerio si giovarono della sua collaborazione. R. Barbiera lo ricordò come uno degli ospiti del salotto della contessa Maffei.
Le prime poesie del B. risalgono agli anni del dominio napoleonico in Italia: un sonetto per il matrimonio di Napoleone con Maria Luisa d'Austria, del 1810; un'ode per la nascita del re di Roma, del 1811. Si tratta di versi encomiastici e classicheggianti. Ancora d'occasione è il polimetro La Cosmogonia civile, pubblicato nel 1821 per l'anniversario della fondazione del civico ginnasio di S. Marta. Traduceva intanto, in ritmi cantabili, le liriche popolareggianti di R. Bums, le ballate medievaleggianti di W. Scott e la Śakuntalādell'indiano Kālidāsa. Nel 1826 pubblicò, anonimo, un Esperimento di melodie liriche e, due anni dopo, non più anonimo, un libretto di poesie, intitolato Melodie lombarde.
Adoperando una metrica, già usata dal Manzoni nelle poesie civili e religiose e resa popolare da G. Berchet, il B. cantava sentimenti e personaggi cari alla borghesia liberale lombarda di quegli anni: l'esule, il contrabbandiere, il cacciatore, la fidanzata del coscritto, Maria la fantesca, ecc. Completamente sgombre di mitologia classica, le sue poesie sono ambientate nel Medioevo, tra castelli e boschi orridi, con crociati e trovatori, regine e cavalieri: il velo storico non giovò alla invenzione poetica e non riuscì a mascherare le convinzioni liberali dell'autore. Infatti il B., come altri poeti cattolico-liberali, era convinto che la letteratura potesse servire a preparare adeguatamente la coscienza dell'unità nazionale, purché si fosse adeguata alle capacità e alle predilezioni fantastiche di strati sempre più larghi del popolo. Anzi, egli si propose di essere un poeta popolare, commettendo l'errore di molti verseggiatori del suo tempo, i quali non capirono che la poesia scritta per il popolo non si sarebbe mai identificata con la poesia cantata dal popolo.
Come era inevitabile, la Biblioteca italiana, rivista governativa di scienze, lettere ed arti, negò ogni favore alle melodie del B., popolareggianti e liberaleggianti. Anzi, denigrando lo scrittore e l'uomo, lo denunciò al governo come indegno di adempiere alle funzioni di insegnante. Il Londonio, nemico dei romantici e direttore generale dei ginnasi di Milano, appoggiò i difensori del B., ma gli ingiunse di non pubblicare altri versi. Né i vivaci articoli che in sua difesa scrissero gli amici Cantù, Tommaseo e Cattaneo riuscirono a mettere in evidenza l'esistenza di originalità e di novità in quegli esperimenti lirici. Il B. stesso preferì volgere la sua abilità di verseggiatore alle traduzioni di poesie chiesastiche e, fin dal 1833, si mise a tradurre, in versi per musica, inni e preghiere liturgiche, raccogliendoli più tardi in un libretto, che intitolò Melodie sacre e che gli diede una certa popolarità: molti musicisti, fra cui G. S. Mayr e G. Donizetti, composero musiche per esso.
Il B. non abbandonò completamente il proposito di educare i ceti più umili per mezzo della poesia: continuò a pubblicare versi e prose su giornali e periodici rivolti al popolo; raccolse poesie popolari provenienti da vari paesi, ma non collaborò con il Tommaseo alla sua raccolta, inseguendo per proprio conto l'ambizioso sogno di dare all'Italia una poesia lirica "fatta in tal modo da divenire tradizionale, sinonimia di popolare" (lettera a G. Vieusseux del 12 nov. 1828). Negli ultimi anni curava la pubblicazione di tutta la sua produzione poetica, che doveva servire a educare all'amor di patria e alla fede religiosa liricamente, ossia con versi destinati al canto, con o senza accompagnamento musicale, il lettore più umile. L'opera, che avrebbe dovuto intitolarsi Melodie italiche ed essere articolata in vari libri, non vide mai la luce: apparve solo un volume, misto di prosa e di versi, che doveva costituirne la prefazione, in un'edizione del 1860, Il magistero poetico e musicale del popolo infante, e in una del 1864, Il magistero poetico e musicale delle famiglie.
Misto di prose e di versi, quel libro contiene le idee pedagogico-letterarie del B.: egli era, per es., convinto che i dialetti ostacolassero non soltanto l'unità linguistica, ma anche l'unità sociale e politica, di cui quella linguistica era naturale premessa. Ed era convinto che le infinite possibilità liriche e la missione educativa del linguaggio poetico si spiegassero solo ammettendo che la parola era stata rivelata all'uomo da Dio.
In realtà il B., fedele alle teorie romantiche, da principio con una personale partecipazione di affetti e di memorie, successivamente con un'adesione sempre più ingenua a un'ideale astrattamente poetico di lirica popolareggiante, non riuscì a produrre né poesia popolare autentica né poesia d'arte. E anche per questo motivo furono di lui dati pochi e frettolosi giudizi critici, e sempre negativi, da G. Carducci a D. Valeri.
Abbandonato l'insegnamento nel 1850, il B. continuò a scrivere e a pubblicare, sino alla morte, avvenuta l'11 nov. 1870.
Opere: Sonetto, in Omaggio di varj autori all'Augusto Imeneo del Magno Napoleone con Maria Luigia d'Austria, Venezia 1810; Ode genetliaca, in Omaggio di varj autori allo Augusto Natale e Battesimo del Re di Roma, Venezia 1811; La Cosmogonia civile…, Milano 1821; Esperimento di melodie liriche, Milano 1826; L'arte del sdrucciolare sul ghiaccio, Milano 1827; Melodie lombarde, Milano 1828; Il lord delle Isole,poema in sei canti di sir Walter Scott, traduz. in prosa di F. Cusani, con ballate e romanze tradotte in versi da S. B., Milano 1828; Il Colloquio degli sponsali. Melodie italiche, Milano 1834; La culla o il canto della nanna, Milano 1835; San Rocco o il Pellegrino evangelico del sec. XIII, Milano 1835; Melodie sacre ovvero Inni,Cantici e Salmi popolari della Chiesa, Milano 1835, 1836, 1838 (7 ediz., con musiche di G. S. Mayr e L. Gambale); La Epifania o il fatidico pellegrinaggio dei Magi, Milano 1836; Simboli. Nuove melodie italiche, Milano 1836; Il pellegrinaggio del fanciullo savoiardo, Milano 1837; Il giorno XXVIII del mese XII o la Commemorazione dei Santi Innocenti Martiri, con cantilena per coro all'unisono di L. Gambale, Milano 1840; altre poesie, intitolate Melodie italiche, sileggono in Letture popolari, Torino, III (1839), p. 319, ed in Letture di famiglia, Torino, I (1842), pp. 144, 304, 328; II (1843), pp- 177 s, 204, 352; III (1844), p. 382; IV (1845), pp. 16, 328, 345, 400; V (1846), pp. 88, 351. Prose: Il Sito primitivo del tempio più antico in Milano, in Tradizioni italiane..., pubbl. a cura di A. Brofferio, Torino 1847, I, pp. 770-774; Il persecutore della sapienza rivelata,ibid., pp. 775-778; La fonte del Lambro,ibid., pp. 779-784; L'ultima battaglia della Guerra comacina,ibid., pp. 785-788; Il parroco di Cernusco,ibid., pp. 789-794; La villata politecnica nel Parco nazionale di Monza..., Milano 1848; Il Magistero poetico e musicale del popolo infante, Milano 1860; Il Magistero poetico e musicale delle famiglie, Bergamo 1864. Degno di molta attenzione, infine, è l'epistolario che giace ancora, quasi del tutto inedito, nelle Biblioteche di Milano, di Firenze, di Bergamo e in archivi privati.
Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Milano,Autografi, cart. 113; Serie Studi, cart. 879; Pavia, Archivio Antico dell'Università,Registro delle Matricolazioni, n. 26; Firenze, Bibl. Naz. Centrale,Cinquantuno lettere mss. di B. S. a N. Tommaseo (1826-1870), Tomm. 56, 31-33; Milano, Bibl. Naz. (Braidense),Lettere autografe tredici a F. Cusani di Milano (1824-1832); D. Sacchi,Intorno all'indole della lett. ital. nel sec. XIX, Pavia 1830, p. 80; A. Zoncada,I fasti delle lettere in Italia…, Milano 1853, p. 517, nota I; N. Tommaseo,S. Biava e i romantici, in Nuova Antologia, dicembre 1871, pp. 689-711; B. Prina,Scritti biografici, Milano 1880, pp. 212-260; C. Cantù,A. Manzoni. Reminiscenze, II, Milano 1882, pp. 52-53; G. Carducci,G. Prati, in Cronaca Bizantina, 1º giugno 1884 (poi in Opere, ed. naz., XIX, Bologna 1937, p. 79); C. Cagnacci,G. Mazzini e i fratelli Ruffini,lettere raccolte e annotate, Porto Maurizio 1893, pp. 510-515; C. Panizza, S. Biava,poeta bergamasco (conferenza), Bergamo 1895; A. Galletti,L'opera di V. Hugo nella letter. ital., in Giorn. stor. della lett. ital., suppl. 7, Torino 1904, p. 44; D. Valeri,Primavere romantiche, Castiglione delle Stiviere 1912, p. II; G. Mazzoni,L'Ottocento, Milano 1913 (con- ricca bibl.),ad Indicem; G. Brognoligo,Traduttori italiani di W. Scott, in Rass. stor. della lett. ital., XXIII(1918). p. 248; S. Guggenheim,La poésie de Lamartine en Italie, in Athenaeum, VI(1918), 3, pp. 28-30; C. A. Giorgi, S. B. nella vita e nelle opere, Roma 1925; G. Donati-Pettèni,Amici bergamaschi del Manzoni, in La Rivista di Bergamo, agosto 1925, pp. 2408-2410; Id., Eruditi e letterati minori dell'Ottocento bergamasco, in Bergomum, 1º genn. 1928, pp. 6-7; G. Mazzoni,Riflessi di poesia popolare nel romanticismo ital., in Atti del I Congresso naz. delle tradiz. popolari, Firenze 1930, pp. 47-70; F. Ruffini,La vita religiosa di A. Manzoni, II, Bari 1931, p. 128, n. 1; L'Eco di Bergamo, 24 ott. 1934; E. Di Carlo,Le relazioni tra S. B. e N. Tommaseo (con lettere inedite), Roma 1935; Epistolario di C. Cattaneo, a c. di R. Caddeo, I, Firenze 1949-52, pp. 24-38, 384-388; B. Belotti,Storia di Bergamo e dei Bergamaschi, V, Bergamo 1959, pp. 368, 414, 424, 501 (con bibl.); F. Flora,Storia della letteratura italiana, Milano 1962, V, p. 106.