SAN BARTOLOMEO (Saint-Barthélemy; A. T., 153-154)
Isola delle Piccole Antille, situata a 17°57′ di lat. N., e a 65°10′ di long. O., a 12 km. a SE. dall'Isola di San Martino; è costituita di calcari terziarî nella parte settentrionale e da rocce eruttive a sud; la massima altezza di 302 m. è data da una collina calcarea centrale.
Priva di corsi d'acqua, soffre d'intensa siccità, e l'approvvigionamento idrico deve essere effettuato a mezzo di cisterne che raccolgono le acque pluviali; il suolo arido, ma naturalmente fertile, è coltivato tuttavia a cotone, ananas, mais e manioca. Il bestiame è poco numeroso; abbondante l'avifauna. La pesca, esercitata lungo tutto il litorale, oltre che servire al consumo locale, dà luogo a una discreta esportazione di pesce salato. Vi sono piccoli giacimenti di piombo e di zinco, ma nessuna di queste risorse minerarie viene sfruttata; le industrie hanno carattere locale e consistono nella confezione di cappelli di paglia di latania e nella fabbricazione di piccoli oggetti d'ornamento.
S. Bartolomeo, scoperta all'inizio del sec. XVI e colonizzata dai Francesi fino dal 1648, venne ceduta nel 1784 alla Svezia, che nel 1878 la rivendette alla Francia.
S. Bartolomeo è una dipendenza della Guadalupa; ha una superficie di 25 kmq., con 2354 ab. (1931), di cui un terzo circa Negri; il capoluogo è Gustavia (10 ∞ ab.), il cui ottimo porto, situato sulla costa sud-occidentale e anticamente molto frequentato da grosse navi, è oggi assai decaduto. Gl'isolani parlano il francese e in parte anche l'inglese.