BERLANGA, San Baudelio de
Eremo presso Casillas de B. (prov. di Soria, Spagna), edificato nella prima metà del sec. 11° in quella che all'epoca era una zona di frontiera, o terra di nessuno, tra i regni cristiani e i territori dominati dai musulmani. Nulla è noto dell'esistenza di precedenti culti pagani, così come delle ragioni della dedicazione a s. Baudelio. È evidente la stretta relazione esistente tra l'edificio e una grotta, in parte artificiale, a cui si accede dall'interno della costruzione e che dovette costituire il nucleo originale del complesso monastico. Un monastero Sancti Bauduli è documentato dal secondo quarto del sec. 12° come oggetto di contesa tra le diocesi di Osma e di Sigüenza (Alvarez, Mélida, 1907, p. 151; Gómez Moreno, 1919, p. 318). Recenti scavi hanno provato l'esistenza di un monastero e di sepolture nei settori settentrionale e occidentale dell'eremo (Excavaciones, 1983). Si può comunque affermare, su base documentaria, che già all'inizio del sec. 13° la vita monastica a San Baudelio si andava esaurendo o era già del tutto scomparsa.L'edificio dell'eremo presenta esternamente una struttura molto semplice, formata da due volumi cubici: il primo, di pianta quasi quadrata (m. 7,50-8,50), corrispondente alla navata, con copertura a quattro spioventi, e l'altro, un piccolo corpo cubico che costituisce il presbiterio o capocroce (m. 4,10-3,60), con terminazione rettilinea e copertura a doppio spiovente. I muri, a pietre irregolari, con rinforzi pure in pietra agli spigoli, si presentano senza alcuna articolazione, animati solo dalle monofore a ferro di cavallo della parete terminale e del lato nordoccidentale. La porta, aperta sul lato nord con arco a ferro di cavallo, introduce in un interno di struttura sorprendente: la navata è coperta da una volta su quattro archi radiali a ferro di cavallo generati da un grande pilastro cilindrico centrale. Sulle pareti gli archi radiali terminano pensili a mezza altezza e quelli diagonali in piccole trombe. Il pilastro centrale presenta inoltre, nella parte superiore, una piccola concavità coperta con una volticina su archi a ferro di cavallo incrociati, alla maniera cordovana, adibita forse a reliquiario. A partire dal pilastro centrale, nella metà occidentale della navata si dispone una tribuna (alta m. 1,80) retta da una struttura di archi e volte in stucco, legno e tufo; vi si accede dalla navata tramite una scala addossata al muro sud. Una porta con arco a tutto sesto (l'unico dell'edificio), già aperta probabilmente nel sec. 12° nella parete occidentale, comunicava forse con le stanze dei monaci, situate in questo settore a livello della tribuna; quest'ultima accoglie una piccola cappella (m. 1,10-1,10) con volta a botte, addossata al pilastro centrale, mentre nell'angolo sudoccidentale della struttura sostenente la tribuna si trova l'accesso alla grotta. Il capocroce o presbiterio a terminazione rettilinea è coperto con una volta a botte semplice.La disposizione spaziale dell'edificio, con il pilastro centrale in forma di una sorta di grande palma, ha dato adito a interpretazioni simboliche che riguardano la supposta derivazione musulmana della singolare struttura. Peraltro le gravi perdite e la conseguente impossibilità di conoscere l'arte dei regni di Taifas sembrano impedire di comprendere e situare correttamente l'edificio nel quadro dell'arte altomedievale spagnola, per quanto neppure la sua classificazione nell'arte mozarabica chiarisca del tutto le forme in definitiva tuttora problematiche. Nel sec. 12° le condizioni del nucleo monastico di San Baudelio, in coincidenza con l'espansione dei regni cristiani e il conseguente ripopolarsi della zona, divennero più floride; così nel primo terzo del sec. 12° si diede il via a diverse opere, come l'apertura del vano menzionato, situato nel muro occidentale, la costruzione o il rifacimento della scala interna che conduce alla tribuna e la prima decorazione pittorica dell'interno della chiesa.Le specifiche caratteristiche dello spazio preesistente che si voleva decorare condizionarono naturalmente l'applicazione di schemi iconografici destinati, forse, ad altri ambienti; in sintesi si possono distinguere sulle pareti dell'edificio tre gruppi o cicli di immagini: il più ampio corrisponde ai cicli dell'Infanzia, Vita pubblica e Passione di Cristo, il secondo a immagini isolate, il terzo a scene di caccia e rappresentazioni di animali. Non risulta chiara la volontà narrativa all'interno del primo gruppo, mentre lo è la distribuzione dei tre cicli sulle pareti dell'edificio. Il ciclo dell'Infanzia di Cristo, noto solo attraverso descrizioni antiche, occupava i settori della copertura; particolare rilievo era riservato alle scene della Natività e dell'Epifania. La parte superiore della tribuna accoglieva, in forma di riquadri che si susseguivano creando un fregio continuo, alcuni episodi tratti dal ciclo della Vita pubblica di Cristo (Guarigione del cieco, Risurrezione di Lazzaro, Nozze di Cana, Tentazioni ed Entrata in Gerusalemme). Allo stesso livello, ma nel settore orientale della navata, si trovavano le scene dell'Ultima cena, con chiaro significato di prefigurazione della passione, forse la Crocifissione (di cui si conservano solo alcune figure sulla parete orientale della navata, vicino alla porta che conduce al presbiterio) e le Tre Marie al sepolcro. Probabilmente il ciclo continuava all'interno del presbiterio a un livello più basso, sopra lo zoccolo dipinto a velario, dato che si sono parzialmente conservati e si possono pertanto ricostruire l'Incontro di Cristo con la Maddalena e il Noli me tangere.Sulle pareti del presbiterio si svolgevano probabilmente scene isolate. Si può supporre la rappresentazione di Cristo in maestà sulla copertura e riconoscere sulla parete terminale l'Adorazione dell'agnello e i Sacrifici di Abele e di Melchisedec, temi iconografici di evidente interpretazione in chiave eucaristica. Le immagini del santo titolare e di s. Nicola completano la decorazione della parete terminale, sulla quale ancora all'inizio del nostro secolo si leggevano frammenti di un'iscrizione: "In Dei nomine [---] Aula Dei [---]".Sulle pareti della navata, sopra uno zoccolo dipinto a velario, il registro inferiore e il parapetto della tribuna, sul lato orientale, contenevano una successione di riquadri di dimensioni differenti, occupati dalle rappresentazioni di un dromedario, un motivo tratto da tessuti con aquile ad ali spiegate, cani o leoni rampanti, un guerriero, un orso, un elefante recante una torretta e tre episodi relativi alla caccia: la caccia al cervo con la balestra, la caccia alla lepre a cavallo e con le reti e la figura di un falconiere a cavallo. Altre figure di animali sulla parete vicina alla scala, recentemente scoperte, completavano il ciclo, a cui andrebbero aggiunte le scene o figure perdute del muro occidentale a destra della porta di accesso al presbiterio.L'insistenza sulla doppia natura di Cristo è evidenziata dalle stesse immagini del ciclo della Vita pubblica nonché dalla ripetizione del tema dell'Epifania sulla volta di San Baudelio e, al di fuori di ogni contesto narrativo, all'interno della piccola cappella della tribuna; si tratta di una particolarità comune ad alcuni complessi pittorici catalani come Santa Maria di Taüll.Il carattere unitario di tutta la composizione appare evidente, come pure la presenza di un'unica bottega composta peraltro da numerosi pittori; è altrettanto evidente che queste pitture fanno parte di una tendenza espressiva a cui appartengono, in area iberica, anche la decorazione dell'eremo di Maderuelo e l'opera di una delle botteghe operanti a Taüll, senza che per questo sia possibile arrivare a ipotizzare la presenza nei tre cicli di uno stesso maestro o della stessa bottega.Le pitture, staccate e vendute all'inizio del Novecento, si trovano oggi, eccettuati frammenti ancora in situ, disperse in musei e collezioni private americane (Boston, Mus. of Fine Arts; Indianapolis, Herron Inst.; New York, Metropolitan Mus. of Art; Cincinnati, Art Mus.) e a Madrid (Mus. del Prado).
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