CRISTOFORO (Χριστοϕόρος), san
Compare nel più antico martirologio d'Occidente il 25 luglio come martire della Licia (Asia Minore); e nelle memorie d'Oriente possiede una chiesa in Calcedonia (Bitinia), costruita intorno alla metà del sec. V. La sua Passione lo pone sotto Decio (249-51), ma è documento ricco di elementi fantastici. La leggenda, divulgata dalla Legenda aurea di Iacopo da Varazze riferisce che Cristoforo, giovane barbaro di stirpe cananea, di statura gigante e di fiero aspetto, aveva nome, prima del battesimo, Reprobo, e ambiva servire il signore più potente della terra: servì un re e un diavolo; quindi, desideroso di servire Cristo, per scoprirlo e farselo propizio, si offrì di traghettare sulle sue spalle i viandanti di là da un fiume pericoloso: così un giorno traghettò, richiestone, un bambino. Sennonché, inoltrandosi nell'acqua, sentì il carico farglisi a mano a mano così pesante che a mala pena riuscì a giungere all'altra riva. Il bambino gli si rivelò poi essere Cristo. La leggenda, che non risale oltre il sec. XI, dovette formarsi nella media regione danubiana e sembra suggerita semplicemente dal nome proprio del martire (Χριστὸν ϕέρω "porto Cristo").
Iconografia. - L'intera leggenda ebbe monumentale rappresentazione da Ansuino da Forlì (v.), da Bono da Ferrara (v.), dal Mantegna agli Eremitani di Padova. Ma l'ultimo episodio dal sec. XIII in poi fu il tema quasi unico della comune iconografia di S. Cristoforo. Divulgato in tutto l'Occidente, alla fine prevalse e s'impose anche all'iconografia greca, che per l'addietro rappresentava il santo come martire, soldato, guerriero, e, forse per una stravolta etimologia, talora con testa canina. Quel tipo iconografico poté nascere nel paese stesso dove si formò la leggenda. Quindi è che i più antichi esempî e più frequenti s'incontrano nella Carinzia, in Tirolo, nei Grigioni e attigui territorî alpini. Di preferenza C. col Bambino viene rappresentato dipinto in colossali dimensioni sul prospetto di chiese o cappelle, ove dia nell'occhio al viandante, per l'ingenua credenza popolare - ravvivata nel turismo automobilistico - che, mirata con devozione, quell'effiggie scampi per tutto il giorno da ogni disgrazia.
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