SAN GALGANO
. Abbazia cisterciense, oggi diruta, le cui rovine sorgono presso Chiusdino (Siena). Alla morte di Galgano, nobile senese originario di Chiusdino, eremita sul Monte Siepi (1180) e affiliato all'ordine cisterciense durante una sua gita romana, i monaci dell'abbazia cisterciense di Casamari ottennero di venire a vegliare sulle sue spoglie e di costruire un oratorio e un edificio sulla sua tomba. Sorse così il monastero di San Galgano, che, a causa delle preziose reliquie che conservava, attirò pellegrini e offerte; sicché ben presto il nuovo stabilimento, intorno al quale si venne formando una borgata fortificata, che si reggeva con leggi proprie, soppiantò le abbazie benedettine dei dintorni, di cui riscattò a poco a poco i beni; e nel sec. XIII acquistò non solo tutta la regione vicina, ma altresì ricche proprietà a Siena, Asciano, Grosseto, Massa Marittima, San Gimignano. I suoi monaci diressero, parallelamente alle loro costruzioni particolari, quelle dell'ospedale di Santa Maria della Scala e della cattedrale di Siena; fornirono tesorieri alla repubblica; diedero al loro ordine illustri abati, alla chiesa vescovi e santi. Alla decadenza (sec. XV) e alla rovina (cominciata nel sec. XVI) dell'abbazia contribuirono principalmente gli abbati commendatarî, nominati saltuariamente nel sec. XV, ininterrottamente da Giulio II in poi: nel sec. XVIII si giunse ad officiare nella sacrestia, perché nella chiesa pioveva. La soppressione degli ordini religiosi disperse gli ultimi monaci: nel 1816 il card. Ferroni, ultimo abbate commendatario, si servì delle rovine del monastero per la costruzione d'una fattoria.
Il primo edificio eretto sul Monte Siepi fu una cappella rotonda (della prima metà del '300 è la sagrestia, con mirabili affreschi di Ambrogio Lorenzetti); e un monastero in cui si raccolsero i primi monaci, e del quale oggi restano solo incerti avanzi. L'abbazia maggiore fu iniziata nel piano ai piedi del Monte Siepi, dopo che già la comunità religiosa era andata crescendo e s'era arricchita d'importanti donazioni. Verso il 1224 aveva principio l'imponente costruzione del tempio da cui l'ordine cisterciense si sarebbe poi irradiato per tutta la Toscana. Sconosciuti ne sono gli architetti; ma si crede con buone ragioni che siano stati monaci cisterciensi ispirati dalle forme edilizie usate nelle chiese del loro ordine in Francia; anzi probabilmente era fra loro anche qualche monaco francese. La vasta chiesa era divisa in tre ampie navate da pilastri polistili, con colonnetta tronca a peduccio verso la navata centrale; aveva un transetto a cappelle su ogni braccio e abside rettangolare; alte finestre traforate, occhi in marmo, vetrate; campanile poggiante su una delle cappelle della crociera; vi erano annessi il chiostro, il convento, le infermerie, l'ospizio, il cimitero. L'abbazia di S. Galgano - la cui costruzione si protrasse sino alla fine del sec. XIII - appariva cosi come un imponente complesso di edifici nella pianura ricca e solitaria presso la via Francigena. La grande abbazia, fiorentissima, passata in mano a commendatarî, già nel sec. XVI prese, per la loro incuria, a rovinare. Il danno crebbe di continuo: cadde il campanile, le vòlte crollarono del tutto; sparì il chiostro, fu danneggiato fortemente il convento. Oggi, ottenuto per opera di P. Bacci nel 1829 l'acquisto dei ruderi e di una zona circostante da parte dello stato; si tenta di conservare, mediante lavori di rafforzamento, quel che resta affinché non vada completamente distrutto. È stata inoltre riaperta l'aula capitolare e reso di nuovo abitabile il convento e l'ex refettorio, dove sono stati scoperti resti di affreschi decorativi del Duecento, assai semplici (v. gotica arte, XVII, tav. CV).
Bibl.: C. Enlart, L'abbaye de S. Galgano au XIIIe siècle, in Mélanges d'archéologie et d'histoire de l'École de Rome, XI (1891), p. 201 segg.; id., Origine de l'architecture gothique en Italie, Parigi 1894, passim; A. Canestrelli, L'abbazia di San Galgano, Firenze 1896; O. Join-Lambert, À propos de l'abbaye de San Galgano, in Mélanges cit., XVI (1896), p. 123 segg. Inoltre opere di carattere generale, come la Storia dell'arte di P. Toesca, Torino 1927, ecc.