Vedi SAN GIOVENALE dell'anno: 1965 - 1997
SAN GIOVENALE
Castello in rovina del XIII sec. nel comune di Blera (Bieda), provincia di Viterbo, a N del torrente Vesca, 5 km a monte dalla sua confluenza nel Mignone. Le rovine del castello si elevano sulla punta E di un libero altopiano tufaceo a forma di mezzaluna, Esso misura circa 400 m in lunghezza e la sua larghezza varia da 75 a 125 m. L'acropoli di S. G. si erge ripida per 50 m sopra il livello del Vesca; al suo N la scarpata, altrettanto scoscesa, è invece ridotta a una profondità variabile fra i 20 ed i 30 m dal fondo del torrente; 100 m ad O del castello l'acropoli è tagliata da una fossa lunga 8o m e larga 10 m. Ad E del castello e da questo separato da un profondo ripido burrone artificiale, è situato il cosiddetto Borgo ad una quota lievemente più bassa; esso misura 100 m di lunghezza e 50 di larghezza. Nelle vicinanze immediate, tanto a N che ad E esistono necropoli con tombe a camera scavate nel tufo, dalle quali si ricava che S. G. era stato sede di un abitato etrusco.
Queste necropoli erano note da tempo ed erano state studiate nel 1877 da O. Rispoli. Scavi sistematici sono stati iniziati nell'autunno 1956 dall'Istituto Svedese a Roma con la collaborazione della Soprintendenza alle Antichità dell'Etruria Meridionale (Roma II), e da allora annualmente continuati. A questi scavi ha dedicato il più grande interesse S. M. Gustavo VI Adolfo, re di Svezia, e vi ha preso ogni anno parte molto attiva. Le ricerche sono state estese sia alle necropoli sia ai luoghi abitati in epoca preistorica, rinvenuti sull'acropoli e sul Borgo. Sono stati inoltre intrapresi scavi su Luni, un'acropoli dello stesso tipo di S. G. alla confluenza del Vesca nel Mignone, nonché in alcune delle più immediate vicinanze. È stata scavata, fra altro, una villa rustica (Villa Sambuco) del II sec. a. C.
L'acropoli di S. G., come si è potuto constatare, ha visto il suo primo insediamento nell'Età del Bronzo, nella fase finale della cultura appenninica. Un piccolo villaggio sorgeva esattamente sul luogo dove nel Medioevo venne innalzato il castello ora in rovina. È stato qui possibile riconoscere non meno di 14 strati nettamente distinti dell'epoca tardo-appenninica, rispecchianti lo sviluppo successivo delle capanne primitive. I reperti, costituiti prevalentemente da ceramica, si ricollegano ai ritrovamenti nella zona di Tolfa. L'esistenza del villaggio dell'Età del Bronzo deve essere stata alquanto limitata. Ad esso è succeduto un insediamento dell'Età del Ferro con il suo centrum spostato, tuttavia, nel punto occidentale della dorsale tufacea. Questo villaggio dell'Età del Ferro ha avuto un'estensione notevole e la ceramica ad esso relativa si è rinvenuta un po' dapperttutto sul piano dell'acropoli. Buchi per pali nel tufo, sistemazione di pietrame a sostegno di muri perimetrali, frammenti di questi e di pavimenti a diversi livelli stanno a dimostrare che le genti dell'Età del Ferro abitarono in capanne pressoché eguali a quelle dell'Età del Bronzo. Sono state scavate per intero due grandi capanne ovali, le piante delle quali risultano dagli scoli scavati nel tufo per una profondità di alcuni centimetri e completate da buchi per pali. Esse sono lunghe m 11 e larghe m 5,7 e conservano tracce delle pareti interne. La ceramica, talora di qualità molto buona, sta a dimostrare che la cultura dell'Età del Ferro a S. G. ha una stretta relazione con l'Età del Ferro nel territorio di Tolfa-Allumiere e che il suo fiorire ebbe luogo in epoca relativamente tarda. Il ritrovamento più antico si ritiene di poterlo ascrivere alla seconda metà dell'VIII sec. a. C., mentre il complesso dei reperti può essere attribuito al VII sec. a. C.
Al di sopra delle capanne dell'Età del Ferro sono stati riconosciuti resti di un insediamento italo-arcaico e successive costruzioni con fondazioni di case costruite da blocchi squadrati di tufo di taglio rettangolare, nonché di pozzi e cisterne. A causa della pressoché inesistente profondità degli strati di humus, queste fondazioni di case risultano, di regola, fortemente distrutte. Nondimeno sono ben conservate le fondazioni di una casa di forma rettangolare scavata nel tufo (10,5 m) con due stanze; di esse la più interna ha lungo tre lati una bassa banchina costituita da sassi di fiume, banchina di un tipo che si ritrova a Cerveteri nella Tomba Capanna. Intorno al VI sec. a. C. sembra che al villaggio dell'Età del Ferro si sia sostituito un insediamento di carattere etrusco. La ceramica infatti risulta tipica della cultura etrusca, quale il bucchero e ceramica di importazione e imitazioni di ceramica greca.
Di grande interesse è apparso il gruppo di costruzioni arcaiche scavato sul Borgo. Qui non si sono avuti ritrovamenti di materiale preistorico, ma sul lato N del Borgo è venuto in luce un regolare complesso di edifici databili circa al 6oo a. C. o forse un poco prima, con mura di fondazione ben costruite in blocchi di tufo squadrati riposanti sul fondo della rocca tufacea preparato allo scopo e conservati sino ad un'altezza superiore al metro. Fra i ritrovamenti si nota un frammento di ceramica con stampato un nome etrusco. Il complesso nel suo insieme è quindi etrusco, e S. G. offre pertanto il più antico esempio di architettura domestica etrusca sinora conosciuto. Le case sono composte di due stanze come quella più sopra ricordata rinvenuta sull'acropoli; fra due case parallele vi è un vicolo; in un paio di casi sono stati riconosciuti ambienti per magazzini per grandi orci doliari; si è rinvenuto pure un frantoio ben costruito.
Contemporanee a queste case sono le più antiche tombe a camera di S. Giovenale. Altro notevole monumento dell'epoca arcaica è la ben conservata testa settentrionale del ponte sopra il torrente Pietrisco a 150 m a S-E del Borgo.
Verosimilmente nel corso del IV sec. a. C. il lato E dell'acropoli è stato rinforzato con un muro di grandi blocchi squadrati ancora oggi in parte conservato, mentre appare che la vita e l'attività a S. G. siano cessate durante il II sec. a. C. Mancano ritrovamenti dell'epoca romana e soltanto alcune tarde tombe ad arcosolio sono una testimonianza della vita umana nelle vicinanze. Al primo Medioevo si data una piccola chiesa sull'acropoli, che già era in rovina quando nel sec. XIII veniva innalzato il castello, posto a controllo del guado della via che univa Viterbo a Tolfa passando sul Vesca. Nei secoli seguenti S. G. è stato completamente abbandonato.
Bibl.: O. Rispoli, in Not. Scavi, 1877, p. 467 s.; M. del Chiaro, ibid., 1959, p. 264 ss.; 1961, i ss.; Etruscan Culture. Archaeological Research and Studies by Members of the Swedish Institute in Rome, New York 1962.