Vedi SAN GIOVENALE dell'anno: 1965 - 1997
SANGIOVENALE (v. vol . VI, p. 1110)
Gli scavi a S. G. si sono conclusi nel 1965, quando sono stati ricoperti tutti i saggi a eccezione delle due grandi aree con case etrusche arcaiche.
Sull'acropoli, oltre alle capanne dell'Età del Ferro e alla casa etrusca arcaica simile alla Tomba Capanna di Cerveteri segnalate da K. Hanell, altre due case con relativi cortili e pozzi, databili alla prima metà del VII sec. a.C., sono state scoperte in una zona attigua a questa prima, le case I-III dello scavo Furumark. Una quarta casa arcaica databile all'inizio del VII sec. a.C. è stata scavata nell'area fra il castello medioevale e la fossa. Resti di una quinta casa, della fine del V sec. a.C., sono stati individuati presso il centro della collina. All'estremità O dell'acropoli sono stati portati alla luce strutture murarie e vani di difficile interpretazione, mentre le sostruzioni scavate sul pendio S, a giudicare dal materiale rinvenuto, erano probabilmente pertinenti ad abitazioni del VI-V sec. a.C. Nell'area fra il castello e la fossa sono stati messi in luce vari pozzi e cisterne riempiti in diverse epoche con materiale domestico databile al VI, V, IV e III sec. a.C., e due piccoli edifici sacri: il primo è un edificio semisotterraneo, posto sopra una sorgente, riempito da materiale di culto databile al periodo fra l'ultimo terzo dell'VIII e il primo ventennio del VII sec. a.C.; l'altro è un piccolo vano ovale, con nicchie su tre lati, completamente sotterraneo, scavato nel tufo e databile probabilmente al III sec. a.C.
Sul pendio Ν del Borgo è stato scavato un «quartiere» di sei case con relativi cortili, drenaggi, pozzi e annessi. Gli edifici sono riconducibili a diverse fasi edilizie: la prima (case A, B, C, F) databile circa alla metà del VII sec. a.C.; la seconda (case A, B, C, D, E) intorno al 530 a.C.; la terza, collocabile in un momento non precisato del V sec. a.C., fu oggetto di una distruzione risalente alla fine dello stesso secolo.
In località il Vignale oltre al ponte sul Petrisco che si è dimostrato aver avuto tre fasi di costruzione (datate preliminarmente alla prima metà del VI sec., all'incirca al 500 e all'inizio del IV sec. a.C.) si è esplorata un'area sulla sommità O della collina. Qui sono stati trovati resti di case del VI sec. con relativi pozzi e cisterne, rispettivamente spianate e riempiti all'inizio del V sec. a.C., quando l'area fu trasformata in un vigneto mediante il taglio nella roccia di lunghe fosse per impianto di viti, distanti l'una dall'altra 8 m.
L'interesse dei ritrovamenti archeologici del sito risiede principalmente nella possibilità di ricostruire, attraverso un'accurata lettura dei reperti, la storia e la vita sociale ed economica di un piccolo centro etrusco. Con l'eccezione di sette blocchi tagliati a kỳma reversa riadoperati nel tratto orientale dalle mura di cinta dell'acropoli, indizio di un edificio di qualche rilievo del III sec. a.C., non rimanevano resti di grandi costruzioni di carattere templare o pubblico, con relativa architettura monumentale o decorazioni architettoniche.
E tuttora di grande interesse l'architettura domestica e l'avanzata tecnica di costruzione a blocchi di pietra, esemplificata specialmente nelle case e in opere di terrazzamento sul Borgo e sul ponte sul Petrisco. Le piante delle case sono molto variate e, a differenza delle case del centro arcaico di Acquarossa, non vi sono tracce di portici e di altri abbellimenti architettonici. La più antica casa (tipo 1) nella zona fra il castello e la fossa è in blocchi quadrati; ha una pianta irregolarmente rettangolare ed è costituita da due stanze affiancate con l'ingresso decentrato sul lato corto; un terzo vano aperto lateralmente poteva essere un'ulteriore stanza oppure un cortiletto antistante. Il complesso di tre edifici sull'acropoli offre esempî di altri due tipi di pianta. Le case I e III sono del tipo 2: due stanze affiancate intercomunicanti con una porta centrale e con ingresso laterale nell'anticamera. La stanza interna, più grande, aveva banchine di ciottoli fluviali lungo tre lati. L'edificio II, invece, probabilmente un annesso, ha una pianta a rettangolo allungato, con tre stanze in fila aperte verosimilmente tutte e tre verso il cortile (tipo 3). Sul Borgo è documentato un tipo (4), sempre a rettangolo allungato, con due o tre stanze non intercomunicanti, ognuna con ingresso verso il cortile. I muri delle case  e C e parzialmente della casa A, costruiti in blocchi di tufo, sono conservati talvolta fino a 3 m, cosicché le soglie e gli stipiti degli ingressi sono ben individuabili, a differenza dei casi nei quali sono conservate solo la prima assisa di blocchi delle pareti o le fondazioni. Un ultimo tipo (5) di pianta è rappresentato dalla casa al centro dell'acropoli, databile alla fine del V sec. a.C. e dall'ultimo rifacimento (periodo III) della casa A sul Borgo. Consiste in due vani non allineati, ma leggermente arretrati uno rispetto all'altro. Dato lo stato estremamente lacunoso dei muri di fondazione non si possono localizzare gli ingressi. Indagini condotte nel 1994 sulla composizione dei focolari nella casa A sul Borgo hanno dimostrato che l'edificio durante le due prime fasi edilizie era sede di una fucina. Inoltre si è scoperto che il piccolo edificio absidato sulla sponda Ν del ponte sul Petrisco, probabilmente era un santuario.
Di grande interesse è anche l'abbondante produzione di ceramiche domestiche di tutte le epoche, fra le quali spiccano le imitazioni locali dei bracieri «ceretani» per gli originali motivi della decorazione a rilievo.
Bibl.: Nella serie San Giovenale (Acta Instituti Romani Regni Sueciae, s. in 4°, 36) v. i voll. I, 1-9, Stoccolma 1972; II, 2 e 4, Stoccolma 1981; III, 1 e 3, Stoccolma 1977 e 1980; VI, 4-5, Lund 1967. V. inoltre: S. Forsberg, Β. E. Thomasson (ed.), San Giovenale. Materiali e problemi. Atti del Simposio all'Istituto Svedese di Studi Classici, Roma 1983 (Acta Instituti Romani Regni Sueciae, s. in 40, 41), Stoccolma 1984; I. Pohl, San Giovenale. Da villaggio protovillanoviano a città etrusca. Due sopravvivenze tipologiche ed il loro significato per la cronologia delle fasi culturali, in PP, XXXV, 1980, pp. 131-142; ead., Bracieri «ceretani» di produzione locale a San Giovenale, in ActaArch, LIII, 1982, pp. 89-99; ead., Nuovi contributi alla storia dell'abitato etrusco di San Giovenale nel periodo fra il 500 e il 200 a.C., in PP, XL, 1985, pp. 43-63; AA.VV., Architettura etnisca nel viterbese. Ricerche svedesi a San Giovenale e Acquarossa 1956-1986, Roma 1986.
(I. Pohl)