SAN LEO (Mons Fereter; anche Feretrus, Feretratus)
Centro abitato da cui il nome si estese a tutto il territorio circostante. Situato nella regione VI augustea, ed identificato comunemente con l'attuale S. Leo, a S-O di S. Marino, tra Sarsina (Sarsina) e Pitinum Pisaurense (Macerata Feltria), in posizione eccelsa e di difficile accesso, si trova menzionato per la prima volta da Procopio, De bello Goth., ii, 11, come piazzaforte umbra, e quindi dal Geografo Ravennate iv, 33 (monte Feletre) e da Liutprando (Lib. de r. g. Ottonis imp., 6: Montem Feratratum, qui Sancti Leonis dicitur, obsedit).
Probabilmente di tarda costituzione, non dovette essere mai stato un vero e proprio centro urbano, per quanto appaia nel IX sec. come sede vescovile. L'esistenza di un tempio nella zona, dedicato secondo la tradizione a Giove Feretrio, si vuole documentata da due colonne e da due capitelli nel Duomo di S. Leo. È dubbio però che l'epigrafe del 147 d. C. (C.I.L., xi, 6481), rinvenuta a S. Leo, in cui si parla di restauri eseguiti ad un tempio, alla Curia, al teatro ed ai bagni, si riferisca all'attuale centro. Venuta in potere dei Goti, Vitige vi pose un forte presidio, nel 536, per difendersi dai Greci, dai quali fu infine conquistata e inclusa nella Pentapoli dipendente dall'esarca di Ravenna.
Bibl.: C.I.L., XI, p. 974, n. 6481-6488; H. Nissen, Ital. Landsk., Berlino 1883, p. 379; H. Philipp, in Pauly-Wissowa, XVI, 1933, s. v. Mons Feretrius.