SAN MARTINO DI PARELLA, Alessio Maurizio
– Nacque a Torino il 13 gennaio 1601 nella parrocchia di S. Dalmazzo, figlio di Paolo Emilio e di Francesca di Challant.
Sposò in prime nozze Margherita, figlia del marchese Guido Villa, in seconde nozze Margherita Provana di Beinette, in terze nozze Barbara Domenica Canalis di Cumiana. Dalle tre mogli ebbe complessivamente 14 figli; tra questi, il primogenito Carlo Ludovico Emilio sarebbe diventato feldmaresciallo dell’Impero e colonnello del reggimento guardia per Vittorio Amedeo II di Savoia.
La famiglia apparteneva al nucleo più antico di famiglie nobili piemontesi di origine altomedievale, con rilevanti interessi giurisdizionali e patrimoniali nel Canavese.
In giovane età Alessio Maurizio seguì come paggio il principe Vittorio Amedeo di Savoia a Parigi, che vi giunse nel 1619 per le nozze con Cristina di Francia, sorella del re Luigi XIII. Grazie alle relazioni del padre Paolo Emilio, San Martino poté ricevere la protezione del cardinale Maurizio, figlio del duca Carlo Emanuele I di Savoia, ed essere inviato a Roma nel 1621 presso la casa di Giovanni Secondo Ferrero Ponziglione, agente del cardinale. La possibilità di frequentare gli ambienti della corte e della diplomazia favorirono la sua carriera: ricevette la nomina a gentiluomo di camera, di cui si hanno notizie nel 1627, e subentrò agli incarichi del padre come governatore di Aosta e Ivrea, dopo la morte di questi avvenuta nel 1636.
Contestualmente il duca Carlo Emanuele I, alleato del governatore di Milano e degli spagnoli, tentò nuovamente la conquista del Monferrato. Nel 1630 un esercito francese, guidato personalmente da Luigi XIII, discese le Alpi per soccorrere il Monferrato, costringendo Carlo Emanuele I ad accettare nuove trattative. Nell’ultima fase delle guerre per il Monferrato, Alessio Maurizio fu incaricato da Vittorio Amedeo I, succeduto al padre il 26 luglio 1630, di tenere le relazioni diplomatiche con i comandanti delle truppe spagnole e imperiali sul territorio piemontese.
Nel 1631 è documentata la sua missione a Parigi presso il cardinale Richelieu. Nell’aprile Vittorio Amedeo I avrebbe firmato con la Francia di Luigi XIII il trattato di Cherasco. Tra il marzo e l’aprile del 1632 San Martino si trasferì da Parigi a Londra dove rimase fino al 1634. La missione era finalizzata a mantenere buone relazioni con la Corona inglese e a fare da tramite tra la regina Enrichetta Maria e sua sorella la duchessa Cristina. San Martino ricevette istruzioni non solo di carattere politico, ma anche ordini di acquisto di cavalli e di mute di cani a uso delle cacce della corte sabauda.
Il 14 ottobre 1637, una settimana dopo la morte improvvisa di Vittorio Amedeo I, la duchessa Cristina di Francia informò Alessio Maurizio, divenuto governatore di Aosta e Ivrea, di avere assunto la reggenza del Ducato di Savoia in nome del primogenito Francesco Giacinto. In quanto governatore, Alessio Maurizio doveva provvedere alla difesa e alla levata di truppe contro gli spagnoli, che avevano nel frattempo occupato il Vercellese. Durante la guerra civile in Piemonte del 1638-42, che oppose la fazione filofrancese, capeggiata dalla duchessa reggente sorella di Luigi XIII, a quella filospagnola, sostenuta dai principi cognati, Tommaso di Savoia-Carignano e suo fratello il cardinale Maurizio, San Martino fu fedele alla fazione ‘madamista’ di Cristina di Francia, militando inoltre come colonnello di cavalleria e maresciallo di campo; nell’aprile del 1639 venne catturato dalle forze del principe Tommaso durante una missione di difesa del forte di Bard in Val d’Aosta, dopodiché fu condotto prigioniero a Ivrea. Il Piemonte settentrionale, compreso il Canavese e la Valle d’Aosta, prestarono invece la propria dedizione alla fazione principista.
La conclusione del conflitto avvenne nel giugno del 1642 con il riconoscimento della reggenza di Cristina per conto del principe Carlo Emanuele II e l’ingresso dei principi cognati al governo del ducato. A Tommaso fu conferita la luogotenenza su Ivrea e Biella. La pacificazione nella famiglia ducale fu sancita attraverso l’unione matrimoniale della nipote di Cristina, la principessa Ludovica, con lo zio Maurizio, che depose la porpora cardinalizia assumendo la luogotenenza di Nizza. Nell’autunno del 1642 Alessio Maurizio fu incaricato di predisporre l’arrivo della principessa a Nizza per la celebrazione del matrimonio. Sul finire dell’anno risultava nuovamente governatore di Aosta, oltre a essere ancora incardinato nel sistema degli onori sabaudi con la carica di gentiluomo di camera e primo scudiere.
Nel 1645 assunse il ruolo di gran mastro della guardaroba del duca; cinque anni dopo ascese ai massimi onori della società sabauda, ricevendo il collare dell’Ordine supremo della Ss. Annunziata e l’abito di cavaliere dell’Ordine dei SS. Maurizio e Lazzaro. Dispensato nel 1665 dalla carica di mastro della guardaroba, fu nominato gran scudiere della duchessa Giovanna Battista di Savoia Nemours, seconda moglie del duca Carlo Emanuele II. Un ulteriore segno del prestigio raggiunto fu rappresentato anche dalla donazione, nel 1666, di una casa nel complesso urbanistico e architettonico della Venaria Reale, residenza venatoria costruita dal 1658 per volontà ducale. Fu poi nominato nel 1668 comandante della fortezza di Verrua e quindi, nel 1677, quale ultimo atto della sua carriera, in considerazione della lunga fedeltà, governatore di Torino, capitale amministrativa e politica del ducato.
Morì a Torino il 18 aprile 1684.
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Torino, Corte, Archivi privati, Archivio San Martino di Parella; Corte, Materie politiche per rapporto all’interno, Lettere di particolari, S, m. 37; Corte, Provincia di Torino, Venaria Reale, m. 33; Sezioni Riunite, Camerale Piemonte, art. 689, voll. 110, 114, 117, 122, 123, 124, 160, 161; Sezioni Riunite, Camerale Piemonte, Conti della Tesoreria della Real Casa, art. 217, voll. 98, 103, 108, 113, 114, 117, 118; Torino, Archivio storico della famiglia Falletti di Barolo e famiglie correlate, sez. III, San Martino di Parella; Torino, Biblioteca reale, Storia Patria, art. 757: La Vertu recompensée. Histoire généalogique, et chronologique de la royale maison de Savoye, des chevaliers et officiers de l’Ordre de l’Annonciade, des grands chanceliers, maréchaux, généraux des galères, grands maitres de l’artillerie, veadors généraux, grands ammoniers, grands maîtres, grands escuiers, grands chambellans, grands veneurs, et fauconniers de Savoye, et des grands maitres de la garderobbe du roy. Avec les qualitéz, noms, surnoms, et armes de leurs familles, et les statuts de l’Ordre de l’Annonciade. Le tout tiré de plusieurs auteurs, titres originaux & par le P. Michel-Ange Boccard religieux minime à Turin l’an 1740, p. 630; art. 363: Catalogue des chevaliers de l’ordre Suprême de la T. S. Annonciade par Jean Toja, Turin 1783, p. 95; art. 806: Discorsi sopra alcune famiglie nobili del Piemonte di monsignore Francesco Agostino Della Chiesa vescovo di Saluzzo. Con una giunta composta da uno scrittore incerto dopo la morte del precedente autore (1728), pp. 382-384.
F.A. Della Chiesa, Corona reale di Savoia..., II, Cuneo 1657, p. 469; G. Adriani, Della vita e dei tempi di monsignor referendario Giansecondo Ferrero-Ponziglione, Torino 1856, pp. 330, 335 s., 352; G. Claretta, Storia della reggenza di Cristina di Francia..., I, Torino 1868, pp. 409 s., II, 1869, pp. 254, 274; A. Manno, Il patriziato subalpino..., XVI, Firenze 1906, pp. 315-317; I. Massabò Ricci - C. Rosso, La corte quale rappresentazione del potere sovrano, in Figure del barocco in Piemonte. La corte, la città, i cantieri, le province, a cura di G. Romano, Torino 1988, pp. 12-38; A. Merlotti, L’enigma delle nobiltà. Stato e ceti dirigenti nel Piemonte del Settecento, Firenze 2000, pp. 6, 8; P. Bianchi, Onore e mestiere. Le riforme militari nel Piemonte del Settecento, Torino 2002, p. 38; Storia di Torino, IV, La città fra crisi e ripresa (1630-1730), a cura di G. Ricuperati, Torino 2002 (in partic. M. Gentile, La corte di Maria Giovanna Battista, pp. 513-524, in partic. p. 521; C. Stango, Le corti ducali, pp. 503-511, in partic. pp. 505, 506, 510 s.; M.G. Vinardi, La Venaria Reale, pp. 463-481, in partic. p. 471); M. Cassetti, L’archivio della famiglia San Martino Provana di Parella, in Bollettino storico bibliografico subalpino, CXI (2013), 1, pp. 47-64.