San Vittore, Scuola di
Gruppo di filosofi che operarono all’interno della scuola dell’abbazia di San Vittore a Parigi, sviluppando una corrente di pensiero da alcuni storici denominata «mistica speculativa». Con questa definizione si è inteso designare un tipo di percorso verso la conoscenza mistica nel quale la scienza e il sapere profano, lungi dall’essere svalutati, sono invece considerati come elementi costitutivi di tale processo. Fondata da Guglielmo di Champeaux (➔) all’inizio del 12° sec., alla S. di s. V. sono appartenuti diversi personaggi, tra i quali spiccano i due maestri Ugo (1096 ca.-1141) e Riccardo di San Vittore (1123 ca.-1173). Per quanto riguarda il primo, di fondamentale importanza è il Didascalicon de studio legendi, scritto pedagogico con il quale l’autore intende presentare uno strumento utile alla lettura e all’interpretazione sia dei testi sacri sia profani. Nell’opera è presente una quadruplice partizione della filosofia: alla tradizionale articolazione tripartita della filosofia in teoretica, etica e logica, Ugo aggiunge infatti anche la meccanica, intesa come la disciplina che si occupa delle opere prodotte dall’uomo. Come le arti liberali, che si articolano in trivio (grammatica, dialettica e retorica) e quadrivio (aritmetica, geometria, astronomia e musica), anche la scienza meccanica è suddivisa in sette discipline: tessitura, armeria, navigazione (trivio), agricoltura, caccia, medicina e teatro (quadrivio). Nella produzione teologica di Ugo, oltre a un commento al De coelesti hyerarchia dello pseudo-Dionigi, bisogna ricordare il De sacramentis christianae fidei, una somma di teologia assai influente, nella quale la storia del mondo e dell’uomo viene descritta attraverso l’analisi e lo sviluppo di quelli che ne costituiscono i due momenti più importanti: la creazione e la successiva restaurazione. Allievo di Ugo, anche Riccardo di San Vittore scrive un’opera a carattere didascalico, il Liber exceptionum, il quale vuole essere un manuale di introduzione allo studio della Bibbia. Ma oltre all’interesse per il testo sacro e la sua esegesi, elemento quest’ultimo caratteristico di molti degli esponenti della S. di s. V., Riccardo dedica un’opera fondamentale, il De trinitate (testo che sia nel titolo sia nel contenuto richiama i precedenti di Agostino e Anselmo), alla riflessione su Dio e la Trinità. Dopo avere dimostrato l’esistenza di Dio, l’autore propone una dimostrazione del dogma della Trinità che si fonda sul concetto di carità: se Dio è carità perfetta, quest’ultima per essere tale deve necessariamente rivolgersi verso una realtà che sia sommamente degna di riceverla. Di Riccardo bisogna infine ricordare due scritti a carattere mistico-contemplativo: il De praeparatione animi ad contemplationem e il De gratia contemplationis, conosciuti anche rispettivamente come Benjamin minor e Benjamin maior. Le opere di Ugo e di Riccardo di San Vittore, insieme a quelle di Tommaso Gallo (m. 1246), che può essere considerato l’ultimo personaggio di rilievo della scuola vittorina, ebbero notevole influenza nello sviluppo del pensiero francescano del 13° sec., e in partic. di quello di Bonaventura da Bagnoregio (➔).