SAN VITTORE
VITTORE Abbazia di canonici regolari a Parigi, che fu a capo di una congregazione di canonici regolari (v. agostiniani). L'abbazia fu sede di una celebre scuola teologica. Guglielmo di Champeaux, arcidiacono di Notre Dame di Parigi, insegnò con tanto successo che la scuola del duomo di Parigi superò le sue rivali di Laon e di Bec. Ma, stanco dell'ostilità del suo discepolo Abelardo, nel 1108 egli rinunciò all'ufficio di scolastico e di arcidiacono e si ritirò in un luogo solitario fuori le mura della città. Quando Gilduino, Goffredo, Roberto, Guntero e Tommaso suoi discepoli lo raggiunsero colà, Guglielmo decise di condurre con loro vita comune secondo la regola di S. Agostino, e si stabilirono lungo la Senna ad oriente del monte di S. Genoveffa nella cella vetus dedicata a S. Vittore di Marsiglia, e la fecero risorgere dall'abbandono, dando origine così a un nuovo istituto di canonici regolari. A preghiera poi di alcuni antichi discepoli e ad esortazione specialmente di Ildeberto di Lavardin vescovo di Le Mans (poi arcivescovo di Tours), Guglielmo riprese a San Vittore la sua attività di maestro di retorica e dialettica e vi ebbe di nuovo come discepolo Abelardo, che non mancò di creargli altri imbarazzi. Dopo che Guglielmo nel 1113 divenne vescovo di Châlons-sur-Marne, la direzione di San Vittore fu tenuta sino al 1155 da Gilduino, e sotto di lui il monastero raggiunse il suo massimo fiore. Sino dal 1113 Luigi VI re di Francia concesse a Gilduino, ch'era suo confessore, alcuni possessi per il monastero con la facoltà ai canonici di eleggersi liberamente l'abate, facoltà che fu approvata da papa Pasquale II il 1° dicembre 1114; seguirono altre donazioni di sovrani, principi e vescovi (primo fra questi il vescovo di Parigi), e i canonici impiegarono le loro rendite a sostentamento dei poveri e a vantaggio specialmente degli studenti che in grande numero accorrevano a Parigi da ogni parte. Come Guglielmo, i primi Vittorini furono fra i più ardenti fautori della riforma ecclesiastica, e sostennero Stefano di Senlis vescovo di Parigi, guadagnato alla riforma da San Bernardo. Il santo ebbe in Tommaso, priore di San Vittore, il suo rappresentante, che vi lasciò la vita il 20 agosto 1133, ucciso dai nipoti dell'arcidiacono Teobaldo Notier. In stretta relazione di spirito con S. Bernardo stette anche il canonico Ugo di S. Vittore il cui indirizzo fu continuato dopo la sua morte dal suo discepolo Riccardo di S. Vittore. Anche Pietro Lombardo fu in contatto con i Vittorini. Adamo di S. Vittore, Pietro Cantore, Leonio, Goffredo sottopriore (morto nel 1194), autore di un De microcosmo, Goffredo di Mortagne o de Mauretania continuarono la tradizione mistica di Ugo e Riccardo; la quale metteva come fondamento del sapere lo sviluppo completo delle facoltà morali e intellettuali e come scopo Dio, e pur partendo dagli scritti dello pseudo-Areopagita, spogliava la mistica degl'influssi neoplatonici, ben visibili in tali scritti, per indirizzarla su via del tutto cristiana. Tanto era il credito dei vittorini, che Innocenzo III affidò al loro abate la facoltà di assolvere gli studenti che fossero colpiti di scomunica. La loro biblioteca era aperta al pubblico tre volte la settimana; essa oggi si trova in gran parte nella Bibliothèque Nationale, in parte alla Bibliothèque de l'Arsenal. La regola di S. Agostino era da loro osservata con grande austerità; le loro costituzioni particolari, compilate dall'abbate Gilduino, avevano preso molto dalla regola di S. Benedetto: l'ufficio divino che si diceva nella notte durava circa tre ore, e oltre a ciò v'era il lavoro manuale, da cui erano esenti gli amanuensi occupati nello scrittorio del monastero. L'abate era eletto a vita ed era coadiuvato dal priore e dal sottopriore; l'astinenza era perpetua e solo agli ammalati si apprestavano le carni; vestivano veste bianca con rocchetto pure bianco.
I vittorini furono chiamati a fondare o riformare altri monasteri di canonici regolari, a cominciare dall'abbazia di S. Maria della Vittoria a Senlis, fondata da Luigi VI nel 1131, che abbracciò la regola di S. Vittore; così pure S. Genoveffa, che fu riformata da Sugero per intervento di S. Bernardo nel 1148, e altri monasteri anche fuori di Francia: cosicché S. Vittore si trovò a capo di una intera congregazione. Anch'essa però subì un periodo di decadenza durante le guerre che desolarono la Francia nei secoli XIV-XV; riformata nel sec. XVI, giunse sino alla rivoluzione, quando la chiesa di S. Vittore, ridotta a parrocchia, fu poi distrutta insieme col monastero. Nel 1790 v'era ancora un priore con 21 canonici.
Bibl.: Fourier Bonnard, Histoire de l'abbaye royale des chanoines réguliers de St.-Victor de Paris, voll. 2, Parigi 1904-07.