Sotomayor, Sanabria Javier
Cuba • Limonar, 13 ottobre 1967 • Specialità: Salto in alto
È stato il più valido interprete del Fosbury flop così come, trent'anni prima, il sovietico Valery Brumel lo era stato dello straddle. A 15 anni, allenato dal tecnico José Godoy, era un ragazzo-fenomeno, capace di saltare i 2 m. A 16 migliorò sino a 2,16 m e a 17 superò i 2,33 m, diventando primatista nazionale. Nel 1986 fu campione del mondo juniores ad Atene, dopo che il 23 febbraio in un meeting a Santiago di Cuba aveva portato il record del mondo juniores a 2,36 m. Nel 1987, dopo una buona stagione indoor (2,32 m, quarto posto ai mondiali al coperto di Indianapolis) e un inizio di stagione all'aperto promettente (2,37 m), si infortunò la caviglia sinistra, quella della gamba di stacco, primo di una lunga serie di incidenti dovuti alla preparazione intensissima, con centinaia e centinaia di salti in allenamento, sottoponendo le articolazioni delle ginocchia e delle caviglie, specie nella ricorsa veloce e molto curvata, a carichi e tensioni enormi. Nel 1988, ormai atleta maturo e armoniosamente sviluppato (1,96 m per 80 kg), stabilì a Salamanca il nuovo primato del mondo con 2,43 m. Nel 1989 a Budapest conquistò il titolo di campione del mondo indoor nuovamente con 2,43 m, e il 29 luglio a San Juan di Portorico, nel corso dei Campionati Caraibici, migliorò il mondiale con 2,44 m, primo a oltrepassare gli 8 piedi. Nel 1991, ancora infortunato, vinse la medaglia d'argento ai Mondiali di Tokyo. Nel 1992 a Barcellona fu campione olimpico con 2,34 m (a causa del boicottaggio cubano non aveva preso parte alle precedenti due edizioni dei Giochi). Nel 1993 fu campione del mondo indoor a Toronto con 2,41 m, stabilì il record del mondo all'aperto a Salamanca con 2,45 m, si aggiudicò il titolo mondiale all'aperto a Stoccarda con 2,40 m. Si confermò campione mondiale nel 1997 ad Atene, con 2,37 m, mentre il logorio di un'attività internazionale così lunga cominciava a farsi sentire. Il tramonto fu amaro: nel 1999 fu accusato di positività alla cocaina, a seguito di un controllo ai Pan-American games di Winnipeg. Fidel Castro in persona lo difese, ribaltando l'accusa di complotto sui canadesi e sui fuorusciti cubani. La IAAF decise, nell'inverno 2000, di accordargli il perdono in considerazione, anche, delle sue eccezionali benemerenze atletiche. Ai Giochi Olilmpici di Sydney vinse la medaglia d'argento con un salto di 2,32 m. L'anno seguente arrivò quarto ai Campionati del Mondo di Edmonton, ma in autunno dopo essere risultato positivo a un altro controllo, stavolta al nandrolone, lasciò l'agonismo.