sanare
" Rifar sano ", " dar guarigione ". In costrutto transitivo e con valore proprio o figurato ha come oggetto o la persona che viene guarita o la malattia da cui una persona viene liberata: creasti speme, che in parte mi sana / là dove tu mi ridi (Rime LVIII 9; la speranza sarà rimedio alla ferita d'amore inferta dalla donna al poeta); i' era certan... / che ogne mal ch'i' avesse mi sanasse (Fiore CCXXIV 11). Può anche essere usato al passivo, con soggetto personale, seguito da ‛ di ' e sostantivo: pregando Iddio... / ch'i' de mia malattia [il mal d'amore] fosse sanato (Fiore CC 6); sanato di questa infermitade (Vn XXIII 16).
Con altri oggetti: Rodolfo imperador fu, che potea / sanar le piaghe c'hanno Italia morta (Pg VII 95: le piaghe alludono ai mali politici d'Italia, al malgoverno, alle " cittadine e campagnesche discordie " [Ottimo]); O sol che sani ogne vista turbata (If XI 91: come il sole naturale dissipa le tenebre notturne, così Virgilio " dissipò e spense ogni cechità d'ignorantia " in D. [Anonimo]).
In due occorrenze il verbo ha uso assoluto e intransitivo (per il quale v. F. Brambilla Ageno, Il verbo nell'italiano antico, Milano-Napoli 1964, 77, 216, 231 e 232): Cv II XII 2 la mia mente, che si argomentava di sanare, cioè che cercava di " tornar sana ", di riaversi dall'abbattimento (cfr. Brambilla Ageno, op. cit., 247 n.: " con verbo sovraordinato riflessivo "); Rime CI 20 'l colpo suo [della donna] non può sanar per erba: non può " guarire " per cure di erbe mediche.