SANCIO VIII (o VII) re di Navarra, detto el Fuerte
Salì sul trono nel 1194, succedendo a Sancio VII el Sabio, e fu incoronato nella chiesa di S. Maria in Pamplona. La rotta subita ad Alarcos (19 luglio 1195) dalla Castiglia in lotta contro i musulmani, determinò lo scoppio della guerra tra Alfonso VIII di Castiglia, malcontento per non essere stato aiutato da Alfonso IX di León, e quest'ultimo, desideroso di approfittare della sconfitta. Alleata del re di León fu la Navarra, amica della Castiglia l'Aragona, tutt'e due vogliose di dividersi i dominî di Sancio. Breve durata ebbe una tregua segnata nel 1196 tra i sovrani di Castiglia, di Navarra e di Aragona in un convegno tenuto tra Agreda e Tarazona. La guerra riarse alla notizia che S. era per accrescere la propria potenza sposando una figlia dell'Almohade; e di nuovo Alfonso VIII si alleò con Pietro d'Aragona, malcontento anche per un'incursione fatta dal re di Navarra nelle terre di Soria e di Almazán. S. allora chiese aiuti ai musulmani, recandosi personalmente nel Marocco - allora nacque la leggenda dei suoi amori con una principessa marocchina - stringendo con essi un'alleanza, approfittando delle loro spedizioni contro Alfonso VIII: sì che fu severamente rimproverato e poi scomunicato dal papa. Ma nella guerra Pietro d'Aragona s'impossessò di Aybar e Ruconia, ed Alfonso VIII si impadronì di Vitoria, della Guipúzcoa, di San Sebastiano, di Marañón, di San Vicente. La lotta ebbe finalmente sosta nei primi anni del secolo seguente.
Allora S. si preoccupò di migliorare le condizioni del suo stato, strinse una lega offensiva e difensiva con Giovanni senza Terra (1202), nel 1205 fece pace con Pietro d'Aragona, e tale pace fu dichiarata definitiva a Mallen il 4 giugno 1209: anzi, si parlò di un matrimonio tra l'Aragonese e una figlia di S., che poi non fu concluso. E in tal guisa si giunge alla preparazione della grande impresa cristiana, che doveva portare alla battaglia de Las Navas de Tolosa.
Ad Alfonso VIII l'alleanza con S. era necessaria, oltre tutto, per impedire che egli traesse profitto della favorevole occasione per muovere guerra alla Castiglia e riconquistare le provincie basche perdute negli anni precedenti; ed il re di Navarra, dopo essere stato molto incerto sulla via da battere, alla fine si decise a far causa comune con i monarchi di Castiglia e di Aragona, partecipando alla spedizione con tutte le proprie forze e con grande entusiasmo. Così ebbe parte principalissima nella battaglia decisiva (16 luglio 1212), nella quale si coprì di gloria; e, come narra la tradizione, fu colui che ruppe le catene che circondavano la tenda del califfo: i trofei della vittoria furono da lui donati a Santa Maria di Pamplona, a Roncisvalle, a Santa Maria de Irache e a Santa Maria de Tudela. Poi, negli anni seguenti continuò la guerra contro i musulmani, ai quali nel 1215 tolse alcuni castelli, il cui possesso gli fu confermato l'anno dopo da Onorio III. E rivolse la sua attenzione all'Aragona, dove, durante la minore età di Giacomo I, erano scoppiate gravi lotte civili, nel 1223 mettendosi d'accordo con l'infante Ferdinando, pretendente al trono. Finalmente, negli ultimi anni della propria vita si chiuse nel palazzo di Tudela, forse perché ammalato, e da questa clausura gli venne anche il soprannome di el Encerrado.
E qui si recò a trovarlo Giacomo I, il colloquio portando allo strano accordo per il quale i due sovrani s'impegnavano reciprocamente a riconoscersi come eredi l'uno dello stato dell'altro. Ivi morì nel 1234 e fu sepolto in S. Maria di Roncisvalle.
José Moret, Anales del reino de Navarra, Pamplona 1766; F. Fita, Bulas inéditas, in Boletín de la R. Academia de la historia, XXVII (1895); i saggi di A. Campion, J. Altavill, L. Munarriz y Velasco e P. E. Zorrilla, in Boletin de la Comisión de monumentos de Navarra, III, 1912; H. de la Saleta, in Revista de historia y genealogía española, IV, 1915; A. Ballesteros y Beretta, Historia de España, II, Barcellona 1920.