sandhi
Il termine sandhi indica i processi fonetici che intervengono tra segmenti contigui al confine di morfema o di parola: nel primo caso, si tratta di sandhi interno (alla parola) o sandhi morfologico (per es., imprevedibile ← in+prevedibile; incoerente [iŋˌkoeˈrɛnte]); nel secondo, di sandhi esterno o sintattico (ad es., con pazienza [kom paˈʦjɛntsa], in cantina [iŋ kanˈtiːna]).
I fenomeni di sandhi esterno al confine di parola sono anche denominati tradizionalmente fonotattici (o fonosintattici; ➔ fonetica sintattica) e consistono in alterazioni o sostituzioni a carico di fonemi finali e/o iniziali di parola nel dominio del sintagma o della frase. Nonostante la loro frequenza nella lingua parlata, tali fenomeni sono tipicamente ignorati nella lingua scritta; ad es., nell’➔ortografia italiana il ➔ raddoppiamento sintattico, sebbene presente in buona parte delle varietà italiane, non è indicato.
Il termine sandhi è la semplificazione della parola sanscrita saṃdhih, lett. «legamento, fusione», composta da sam- «insieme» e dal tema della radice antico-indiana dhā- < indoeur. dhē- «porre, fare» (Allen 1962). I grammatici indiani antichi introdussero il termine per indicare le alterazioni fonetiche subite dai suoni in corrispondenza di un confine grammaticale. Le regole di sandhi in sanscrito interessano sia il consonantismo che il vocalismo; ad es., i gruppi consonantici finali di parola sono di norma semplificati: bharan < bharant + s, participio del verbo bharati «portare».
In sanscrito le regole di sandhi, sia interno che esterno, sono codificate fin dall’epoca antica; i mutamenti fonetici che si verificavano nel parlato erano di norma riflessi nel sistema di scrittura, diversamente da quanto accade nelle lingue occidentali.
Si osserva spesso una corrispondenza stretta tra fenomeni di sandhi interno e fenomeni di sandhi esterno: in virtù della coarticolazione che caratterizza il parlato (➔ fonetica), i segmenti al confine di morfema o di parola subiscono alterazioni più o meno ingenti per effetto della produzione simultanea dei gesti articolatori. Si riscontrano pertanto fenomeni di ➔ assimilazione al confine tanto di morfema che di parola; per es., l’assimilazione per punto di articolazione delle consonanti nasali: compiangere [komˈpjanʤere] come con pietà [kom pjeˈta]; analogamente, processi di indebolimento consonantico, quali la ➔ gorgia toscana (Marotta 2008) o la lenizione centro-meridionale (➔ indebolimento; ➔ dialetti), si verificano sia nel dominio della parola che in quello del sintagma; nell’ambito del vocalismo, l’aggiunta di un segmento interno di parola prende il nome di ➔ epentesi o anaptissi, mentre al confine di parola si parlerà di prostesi o ➔ epitesi.
L’analogia tra sandhi interno e sandhi esterno funziona nella misura in cui nella lingua parlata le due parole contigue intrattengano tra di loro un legame sintattico e siano pronunciate di seguito senza pausa. Nonostante la superficiale varietà della fenomenologia, i processi di sandhi rispondono infatti a principi universali di non marcatezza; ad es., la sonorizzazione intervocalica o la dittongazione di vocali contigue sono motivati dall’economia dei gesti articolatori.
I fenomeni di sandhi interno nella lingua italiana presentano carattere non marcato, in quanto rispondono a principi naturali di riduzione dello sforzo articolatorio; nel complesso, risultano pertanto assai simili a quelli rilevabili in molte altre lingue.
In primo luogo, consideriamo i processi di assimilazione. La nasale finale dei prefissi con- e in- subisce l’assimilazione per punto di articolazione se segue una consonante ostruente; per es., inconsueto [iŋˌkonsuˈɛːto], con nasale velare, impossibile [ˌimpoˈsːiːbile], mentre si ha la sua assimilazione totale se segue una sonorante, ad es. inreale → irreale, inlogico → illogico, immanente, commuovere. Si noti che in questo caso la grafia riflette l’alterazione fonetica, perlomeno nella misura in cui la scrittura standard italiana lo consente.
Un fenomeno di semplificazione vocalica, rispondente al principio del minimo sforzo articolatorio, è la dittongazione che si verifica nel parlato, soprattutto se veloce, al posto dello ➔ iato di partenza; nonostante il confine di morfema, parole derivate quali straordinario, antiestetico, semiaperto possono essere pronunciate con ➔ dittongo, soprattutto se il lessema è d’uso comune (cfr. Gili Fivela & Bertinetto 1999).
Alcune alterazioni classificabili come fenomeni di sandhi si verificano nel dominio della ➔ derivazione. In italiano, i nomi deverbali in -zione mostrano un’alternanza sistematica in corrispondenza di una consonante dentale finale, per cui organizzare → organizzazione, ma cedere → cessione. Analogamente, l’aggiunta del suffisso avverbiale -mente prevede:
a) la cancellazione della vocale finale dell’aggettivo se la base aggettivale termina con consonante sonorante (ad es. militar-mente, abil-mente);
b) la conservazione della forma di partenza se l’aggettivo termina in -e (veloc-e-mente, alacr-e-mente; cfr. Scalise 1994: 156);
c) la sostituzione della vocale finale con -a in tutti gli altri casi (alto → altamente, rumoroso → rumorosamente, stupido → stupidamente, ecc.; salvo nel caso di violento → violentemente; ➔ avverbi).
Numerosi sono i fenomeni di sandhi esterno che interessano la lingua italiana. I principali sono ➔ elisione, apocope e ➔ troncamento, prostesi, ➔ epitesi e ➔ sinalefe, per le vocali, mentre per le consonanti vanno considerati i fenomeni di ➔ indebolimento e rafforzamento dell’articolazione, nelle varie vesti di ➔ assimilazione, lenizione e ➔ spirantizzazione da un lato, e di affricazione e geminazione dall’altro.
Nell’ambito dei processi relativi al vocalismo, l’elisione prevede la caduta della vocale atona finale di una parola davanti alla vocale iniziale della parola seguente; nell’ortografia dell’italiano, il segno grafico che indica la caduta della vocale è di norma l’➔apostrofo, per es. una ombra → un’ombra; quella opera → quell’opera. Essendo l’elisione un processo di indebolimento, motivato dalla tendenza ad evitare lo ➔ iato, nel parlato, specie se poco controllato e veloce, si può verificare elisione in molti contesti, anche diversi da quelli codificati dalla grammatica normativa (cfr. Serianni 1989: § 72; ➔ norma linguistica); ad es., i sintagmi un vero affare, potranno uscire, possono essere ridotti a [un ˌver aˈfːaːre], [poˌtranː uˈʃːiːre]; l’atonia di entrambe le vocali al confine di parola è condizione necessaria affinché si verifichi il processo al di fuori dei contesti canonici (Agostiniani 1989).
Benché nella grammatica italiana tradizionale apocope e troncamento siano sinonimi e indichino la caduta della vocale finale di parola (Battaglia & Pernicone 1951; Serianni 1989), preferiamo distinguere i due processi e considerare troncamento come la caduta di una vocale finale atona preceduta da un segmento sonorante (/l/, /r/, /m/, /n/; ad es., bel bambino, buon vino, veder poco), riservando il termine apocope alla caduta di una vocale atona finale che si verifica in contesto postvocalico (per es., toscano bei figlioli → be’ figlioli, coi bimbi → co’ bimbi; Marotta 1995). L’apocope può essere interpretata come soluzione dello iato di partenza, dal momento che la vocale che cade deve essere atona e contigua a una vocale precedente. D’altra parte, il troncamento mostra al massimo grado la tendenza del parlato alla riduzione delle unità foniche nella sua veste di cancellazione dell’intera sillaba finale, dando luogo a forme con accento finale; in molte varietà regionali di italiano, così come nei dialetti corrispondenti, le forme dell’infinito presente generano parole ossitone; ad es., cantare → cantà, vedere → vedé (Rohlfs 1968: 359-360; Marotta 2000).
Ulteriori fenomeni che interessano il vocalismo in condizioni di sandhi esterno sono prostesi ed epitesi, che indicano rispettivamente l’aggiunta di una segmento vocalico all’inizio o alla fine di parola. In italiano, entrambi i processi hanno carattere dialettale, e appaiono ormai in regresso. La prostesi (o protesi) prevede l’aggiunta della vocale [i] (per es., toscano rustico, per ischerzo, in ispalla), mentre nell’epitesi si aggiunge la vocale [e] (ad es., toscano antico o dialettale fu → fùe, però → peròe).
Anche nell’ambito del consonantismo, si verificano in italiano, al confine di parola, processi assimilativi, che tendono a ridurre lo sforzo articolatorio connesso con la fonazione. Come accade a livello di sandhi interno, il punto di articolazione delle consonanti nasali finali di parola si assimila a quello della consonante seguente; così la consonante finale di con è una nasale labiale se segue una parola come Paolo ([kom]), mentre è velare se segue Carlo ([koŋ]). Un ulteriore fenomeno di sandhi esterno consonantico concerne l’affricazione di /s-/ iniziale di parola dopo sonorante finale; ad es., il sale [il ˈʦaːle]; in salute [in ʦaˈluːte].
Per i processi di indebolimento consonantico al confine di parola, menzioniamo la ➔ gorgia toscana (ad es., fiorentino ora capisco [ˌora haˈpisko] come poco [ˈpɔːho]; cfr. Marotta 2008) e la lenizione, che interessa molte varietà centro-meridionali. Di valore opposto, essendo un processo di rafforzamento dell’articolazione consonantica, è il ➔ raddoppiamento sintattico, che consiste nella geminazione (o allungamento) della consonante iniziale di parola quando sia preceduta da vocale tonica finale (ad es., caffè forte [ˌkafːɛ ˈfːɔrte]), o da alcuni morfemi, quali a, da, come, dove (ad es. a casa [a ˈkːaːsa]). Il fenomeno è attivo nella maggior parte delle varietà italiane del Centro e del Sud d’Italia, e trae origine dall’assimilazione della consonante finale con quella iniziale della parola seguente (Loporcaro 1997).
Nell’ambito delle lingue europee, ricordiamo infine alcuni tipici processi di sandhi esterno, quali la cosiddetta linking /r/ di alcuni dialetti inglesi o la liaison del francese.
I fenomeni di riaggiustamento dell’assetto fonetico delle parole nella catena fonica possono interessare non solo i fonemi, ma anche gli elementi prosodici. Accanto ai processi di sandhi segmentale, esistono pertanto i processi di sandhi soprasegmentale o prosodico (➔ prosodia; ➔ soprasegmentali, tratti).
In italiano, nella derivazione come nella composizione, si verificano fenomeni di deaccentazione o di spostamento di ➔ accento nelle parole derivate; ad es., in parole come febbrìle ← fèbbr + ìle, la prima sillaba diventa atona per evitare lo scontro accentuale con la sillaba tonica contigua del suffisso; analogamente, in amicìzia ← amìc + ìzia si assiste a un riaggiustamento ritmico che prevede lo spostamento della prominenza dalla seconda alla prima sillaba, che diventa sede di accento secondario, mentre l’accento primario cade anche in questo caso sul suffisso (Scalise 1994: 174-175).
Nelle lingue tonali, nella catena parlata si verificano sovente fenomeni di alterazione dei toni lessicali, che vengono denominati in letteratura sandhi tonale. Nel cinese mandarino, se due parole che presentano entrambe il terzo tono (discendente-ascendente) sono contigue, la prima parola modifica il suo tono in ascendente; ad es., nella comune formula di saluto nǐ hǎo, il tono associato a nǐ è prodotto come se si trattasse di un secondo tono, cioè ascendente, anche se si scrive nǐ in Hanyu Pinyin.
Altro es. di sandhi tonale è il cosiddetto downdrift («scivolamento»), vale a dire il fenomeno per cui in una sequenza fonica in cui sillabe con tono alto si alternano con sillabe con tono basso, ogni tono alto successivo raggiunge un picco di frequenza inferiore rispetto a quello precedente (Kenstowicz 1994: 273).
Agostiniani, Luciano (1989), Fenomenologia dell’elisione nel parlato in Toscana, «Rivista Italiana di Dialettologia» 13, pp. 7-46.
Allen, W. Sidney (1962), Sandhi, The Hague, Mouton.
Battaglia, Salvatore & Pernicone, Pietro (1951), La grammatica italiana con esercizi e letture lessicali, Torino, Chiantore.
Gili Fivela, Barbara & Bertinetto, Pier Marco (1999), Incontri vocalici tra prefisso e radice (iato o dittongo?), «Archivio glottologico italiano» 84, pp. 129-172.
Kenstowicz, Michael (1994), Phonology in generative grammar, Oxford, Blackwell.
Loporcaro, Michele (1997), L’origine del raddoppiamento fonosintattico. Saggio di fonologia diacronica romanza, Basel - Tübingen, Francke.
Marotta, Giovanna (1995), Apocope nel parlato di Toscana, «Studi italiani di linguistica teorica e applicata» 24, 2, pp. 297-322.
Marotta, Giovanna (2000), Oxytone infinitives in the dialect of Pisa, in Phonological theory and the dialects of Italy, edited by L. Repetti, Amsterdam - Philadelphia, John Benjamins, pp. 191-210.
Marotta, Giovanna (2008), Lenition in Tuscan Italian (Gorgia Toscana), in Lenition and fortition, edited by J. Brandão de Carvalho, T. Scheer & Ph. Ségéral, Berlin, Mouton de Gruyter, pp. 235-271.
Rohlfs, Gerhard (1968), Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti, Torino, Einaudi, 1966-1969, 3 voll., vol. 2° (Morfologia; 1a ed. Historische Grammatik der Italienischen Sprache und ihrer Mundarten, Bern, Francke, 1949-1954, 3 voll., vol. 2º, Formenlehre und Syntax).
Scalise, Sergio (1994), Morfologia, Bologna, il Mulino.
Serianni, Luca (1989), Grammatica italiana. Italiano comune e lingua letteraria. Suoni, forme, costrutti, con la collaborazione di A. Castelvecchi, Torino, UTET.