SANGUEZA
SANGÜESA Cittadina spagnola situata in Navarra, lungo il Camino de Santiago, che deve la sua prosperità sia all’ubicazione presso la principale arteria commerciale del Medioevo peninsulare sia all’insediamento di genti venute dal versante opposto dei Pirenei, attratte dai privilegi e dai vantaggi economici che offriva la Corona.
Il primo riferimento documentario alla chiesa di Santa María la Real a S. risale al 1131, quando il re di Aragona e di Navarra Alfonso I il Battagliero (1104-1134) donò la chiesa e il vicino palazzo, sulle sponde del fiume Aragón, all’Ordine degli Ospedalieri di s. Giovanni di Gerusalemme. Malgrado ciò, questa data non costituisce una datazione stabile per l’od. chiesa né, in particolare, per la sua scultura, di uno stile chiaramente attribuibile a un’epoca più recente. Milton Weber (1959) e altri propendono per una ricostruzione della chiesa originaria di Alfonso I il Battagliero, assegnata alla fine del 12° o agli inizi del 13° secolo.
Santa María la Real presenta una pianta rettangolare, divisa in tre navate con archi a sesto acuto che terminano in absidi semicircolari. Elemento particolarmente rilevante è il portale meridionale, in cui è stato individuato l’intervento di due botteghe di scultori. Alla prima, attiva verso il 1170, si attribuiscono le statue-colonna e la maggior parte dei rilievi scultorei del portale (Milton Weber, 1959; Crozet, 1968-1969); l’altra è quella del Maestro di Agüero, detto anche Maestro di San Juan de la Peña, autore del fregio con la rappresentazione degli apostoli, che intervenne nelle ultime decadi del secolo (Crozet, 1968-1969).
La porta di accesso è fiancheggiata da sei statue-colonna, collocate sopra un basamento e coronate da capitelli, per la maggior parte istoriati. Cinque archivolti, con piccole figure e separati da modanature, incorniciano il timpano scolpito. La decorazione scultorea si estende anche al fregio, diviso in due registri, ai pennacchi, ai contrafforti e ai modiglioni della cornice.
Particolare interesse hanno sempre riscosso le sei statuecolonna che fiancheggiano la porta di accesso (Milton Weber, 1959, pp. 145-150; Crozet, 1968-1969; Lacoste, 1993), sia per la novità che esse rappresentano nella penisola iberica sia perché testimonianza di un’evidente conoscenza del portale dei Re nella cattedrale di Chartres, diretta o filtrata attraverso la Borgogna. Come nota Crozet (1968-1969), il riferimento alla Borgogna si fonda soprattutto sulla firma che figura nel libro di Maria, situata nella seconda colonna del lato sinistro: la Vergine indica con l’indice della mano destra la scritta «Leodegarius me fecit», che riferisce il nome del principale scultore del portale. Si è soliti insistere sulla parentela che lega le figure di S. alle statue-colonna di Chartres; in particolare vengono sottolineate l’accentuata tendenza ad allungare il canone e la verticalità delle pieghe delle vesti, sebbene tra alcune figure non vi sia completa omogeneità.
Relativamente all’identità dei personaggi rappresentati, le tre figure maschili a destra sono state tradizionalmente identificate con S. Pietro che reca quelle che sembrano essere le chiavi, S. Paolo calvo e con un libro e Giuda appeso alla corda con cui pose fine alla sua vita (Milton-Weber, 1959, p. 146; Crozet, 1968-1969). Un’iscrizione accompagna l’immagine di Giuda, «Iudas mercator», di grande rilevanza nel significato del complesso del portale. A loro volta le iscrizioni che figurano nei corrispondenti libri che recano le figure femminili del lato sinistro non danno luogo a dubbi. Si tratta di «Maria Iacobi», «Maria mater (Christi)» e «Maria Magdalena». Vi è qui un’evidente allusione alla grandezza della morte di Cristo, caput Ecclesiae, di fronte alla morte ignominiosa di Giuda, caput malorum (Mariño, 1989; Lacoste, 1993, p. 117). Questa contrapposizione diventa ancora più evidente se si analizza il tema centrale del fregio, il Giudizio universale, che è presieduto da un Pantocratore assiso, con la mano destra sollevata nell’atto della benedizione, come se stesse dando il passo ai beati, situati alla sua destra, e trattenendo i dannati, alla sua sinistra, in una formula iconografica che ricorda quella del timpano di Sainte-Foy a Conques. Al centro dell’architrave, immediatamente al di sotto della Maiestas, è rappresentata la Vergine, alla quale appartiene il patrocinio della chiesa, fiancheggiata dalla rappresentazione degli apostoli.
L’iscrizione relativa a Giuda lo presenta come mercante, titolo che ritornò periodicamente durante tutto il Medioevo e la cui origine si dovrebbe ricercare in un inno anonimo del sec. 5° (Hymnum dicamus domino), che recita: «Iudas mercator pessimus, / Osculo petit dominum, / Ille ut agnus innocens, / Non negat Iudae osculum» (Mariño, 1989). Secondo s. Agostino, «in Iuda tradidit avaritia» (Thümmel, 1958, p. 22), mentre nell’Hortus deliciarum Giuda è rappresentato accompagnato da un’iscrizione chiarificatrice: «Iudas mercator pessimus significat usurarios quos omnes expellit Dominus, quia spem suam ponunt in diviciis et volunt ut nummus vincat, nummus regnet et nummus imperet» (The Hortus Deliciarum, 1979, I, p. 168). Dunque Giuda incarnerebbe coloro che erano considerati archetipo dell’avaro per eccellenza: artigiani e commercianti, più volte rappresentati negli archivolti e nei rilievi del portale di Santa María la Real.
Nei cinque archivolti figurativi che circondano il timpano sono rappresentati personaggi di rango e natura molto diversi, mischiando con frequenza il sacro e il profano. Emergono le immagini della Lussuria e dell’Avarizia, le scene proprie del calendario (Castiñeiras González, 1995, p. 51; 1996, p. 94), la rappresentazione dei Mestieri attraverso le figure di calzolai, fabbri, forse macellai e un ceramista, giullari e danzatrici (Mariño, 1990). Infine, corona il portale la rappresentazione degli apostoli, attribuibile alla bottega del Maestro di Agüero, separata in due registri, con il Pantocratore, circondato dal tetramorfo, al centro.
Bibl.: H.G. Thümmel, Judas Ischarioth im Urteil der altkirchlichen Schriftsteller des Westens und in der frühchristlichen Kunst (tesi), Greifswald 1958; C. Milton Weber, La portada de Santa María la Real de Sangüesa, Príncipe de Viana 20, 1959, pp. 139-186; L.M. de Lojendio, Navarre romane (La nuit de temps, 26), La-Pierre-qui-Vire 1967, pp. 151-196; R. Crozet, Recherches sur la sculpture romane en Navarre et en Aragon, CahCM 11, 1968, pp. 41-57; 12, 1969, pp. 47-61; The Hortus Deliciarum of Herrad of Hohenburg, a cura di R. Green, M. Evans, C. Bischoff, M. Curschmann, 2 voll., London-Leiden 1979; B. Mariño, ‘‘Iudas mercator pessimus’’. Mercaderes y peregrinos en la imaginería medieval, «VI Congreso español de historia del arte, Santiago de Compostela 1986», Santiago de Compostela 1989, III, pp. 31-43: 32; id., Iconografía del trabajo urbano en el arte medieval hispánico, Santiago de Compostela 1990; J. Lacoste, La escultura románica en Aragón en el siglo XII, in Signos, arte y cultura en el Alto Aragón medieval, cat., Huesca 1993, pp. 110-119; M.A. Castiñeiras González, Os traballos e os días na Galicia medieval, Santiago 1995, pp. 51-52; id., El calendario medieval hispano: textos e imágenes, Salamanca 1996, pp. 94-95.