sanguigno
L'aggettivo ricorre esclusivamente con il valore di " del colore del sangue ", ben chiarito dalla chiosa dell'Ottimo a If V 90: " questo sanguigno dinomina il sangue, cioè il color cardinalesco, che noi chiamiamo sanguigno ". Nel suo commento a Vn II 3 [Beatrice] apparve vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, il Barbi, mediante citazioni da leggi suntuarie del tempo, dimostra che il s. è già un colore temperato, volgente al nero, che perciò appunto serviva per vesti da lutto, mentre il nobilissimo colore è il rosso, proprio delle più alte dignità; di qua l'attenuazione umile e onesto: epiteti, questi, di solito adoperati a significare le vesti più modeste e le gradazioni meno vistose dei colori, quali appunto si addicevano alla giovanissima età di Beatrice.
Lo stesso tema è ripreso in Vn III 4 Ne le sue braccia [di Amore] mi parea vedere una persona dormire nuda, salvo che involta mi parea in uno drappo sanguigno leggeramente, e in XXXIX 1 mi parve vedere questa gloriosa Beatrice con quelle vestimenta sanguigne co le quali apparve prima a li occhi miei. Nel Paradiso terrestre, Beatrice comparirà a D. vestita di color di fiamma viva (Pg XXX 33).
Il linguaggio dell'arte della tessitura e la frequente adozione, comprovata anche dalle testimonianze della pittura del tempo, del color rosso nelle sue varie gradazioni per gli abiti femminili avrebbero suggerito, secondo il Mattalia, anche la metafora di If V 90 noi che tignemmo il mondo di sanguigno. Rielaborando una citazione del Torraca (Statuti Senesi I 269 " tingere la lana in sanguigno "), il Mattalia osserva che " tintori in sanguigno del terrestre mondo Paolo e Francesca divennero momento della morte, quando agli occhi... la macchia di sangue parve dilatarsi smisuratamente ". È però da avvertire che l'espressione potrebbe anche riferirsi a tutte le anime della schiera ov'è Dido (v. 85) e non solo ai due cognati.