lombrichi, sanguisughe e tremoline
Vermi ad anelli
Gli Anellidi sono un grande raggruppamento evolutivo, o phylum, che comprende: i Policheti, vermi marini come le tremoline, le arenicole e gli spirografi; gli Oligocheti, vermi di terra come i lombrichi, che rendono fertile il suolo mescolando le sostanze minerali con quelle organiche; gli Irudinei, vermi predatori o parassiti provvisti di ventose, come le sanguisughe che si nutrono del sangue dei Vertebrati
Nel linguaggio comune si fa molto uso della parola verme per indicare tutti gli animali striscianti, dal corpo allungato e stretto, che appartengono in realtà a gruppi zoologici diversi. Anche le larve delle mosche, che sono insetti, vengono infatti chiamate vermi. Gli Anellidi sono vermi riconoscibili dal fatto che il loro corpo è suddiviso in segmenti lungo tutta la sua lunghezza.
La suddivisione in segmenti riguarda anche l’interno del corpo, e corrisponde a una particolare organizzazione anatomica a moduli: ogni segmento possiede particolari anatomici che si ripetono negli altri, come se l’animale intero fosse un giocattolo meccanico fatto da tante unità indipendenti tra loro ma agganciabili, come i vagoni di un trenino. Le unità possiedono davvero una propria indipendenza fisiologica che è dovuta alla presenza di ‘centraline’ dei sistemi nervoso, riproduttivo, sensoriale, escretore e locomotorio; esse sono indipendenti al punto che possono sopravvivere per un certo lasso di tempo se vengono isolate dall’animale di cui fanno parte!
Quando, per esempio, un pescatore stacca un pezzo di tremolina e lo aggancia all’amo per farne un’esca, questo continua a muoversi per lungo tempo, mentre l’altra parte del verme che è rimasta amputata e riposta nella scatolina continuerà a sopravvivere dopo la rapida cicatrizzazione del punto di rottura. Questo tipo di organizzazione anatomica, che accomuna gli Anellidi agli Artropodi, si chiama metameria, e ciascun segmento viene detto metamero.
I Policheti comprendono la maggior parte degli Anellidi marini. Le forme più primitive si spostano camminando sul fondale alla ricerca di piccole prede. A questo gruppo appartengono le tremoline (Nereis), i saltarelli (Perinereis) e altre specie usate come esca dai pescatori sportivi. Oggi vengono importate specie esotiche a tale scopo, in particolare dalla Corea, dall’Indocina e dagli Stati Uniti. Nelle isole dell’Oceania, il palolo (Eunice viridis) costituisce un cibo apprezzato dai Polinesiani.
Molti Policheti, detti sedentari, vivono in gallerie nella sabbia, come l’arenicola (Arenicola), mentre altre specie, come gli spirografi (Sabella), costruiscono tubi attaccati al substrato e vivono al loro interno. Si nutrono catturando particelle in sospensione con i loro tentacoli ramificati che formano una bellissima raggiera, come petali di fiori sommersi. Per la loro bellezza vengono talvolta tenuti negli acquari marini domestici.
Gli Anellidi più evoluti sono i lombrichi (Oligocheti) e le sanguisughe (Irudinei). I lombrichi sono una componente importante della fauna del suolo. Nutrendosi di detriti vegetali e scavando profonde gallerie, producono l’humus, ovvero il terreno più fertile per le piante. Per questa loro azione sul terreno sono oggi addirittura allevati. Alcune specie australiane raggiungono i 3 m di lunghezza e sono regolarmente mangiate dagli aborigeni. Molti Oligocheti vivono numerosi nel fondo fangoso delle acque dolci e consumano la massa detritica evitando che i bacini si riempiano di terra.
Le sanguisughe sono animali acquatici provvisti di una ventosa boccale e di una caudale, con cui si muovono sul fondo e si attaccano alle loro vittime. Alcune uccidono piccole prede, altre sono parassite di rettili, come le tartarughe marine, o di grandi mammiferi, e si accontentano di un pasto di sangue. Nelle foreste tropicali, alcune sanguisughe si mettono sulle foglie delle piante e attendono il passaggio degli animali, tra cui l’uomo. Nel passato, le sanguisughe erano utilizzate da medici e perfino da barbieri per effettuare i salassi, ovvero per estrarre il sangue dei pazienti contusi o febbricitanti. Da queste pratiche deriva il nome scientifico di una delle specie più diffuse: Hirudo medicinalis.