SANKT PAUL IM LAVANTTAL
SANKT PAUL IM LAVANTTAL, Abbazia di - Abbazia benedettina austriaca, fondata in Carinzia dal conte Engelberto I di Spanheim nel 1091.
Nel 1090, dopo la fine di un periodo di disordini politici in Carinzia, causati dai contrasti tra l’arcivescovo Hartwig di Magdeburgo e l’imperatore Enrico IV, il conte inviò il proprio figlio omonimo dall’abate del monastero riformatore di Hirsau, Guglielmo, perché questi mandasse un gruppo di monaci a dare l’avvio a una nuova fondazione. Guglielmo di Hirsau assecondò la richiesta del conte di Spanheim e nominò Wezilo abate della futura abbazia in Carinzia (Vita Willihelmi abbatis Hirsaugiensis; MGH. SS, XII, 1856, p. 218ss.). Anche a capo della comunità di S., Wezilo rimase comunque fratello professo di Hirsau. La terza nota della Fundatio monasterii S. Pauli in Carinthia (MGH. SS, XV, 2, 1888, p. 1058) può essere considerata il documento di fondazione del monastero. Secondo questa, il conte Engelberto I di Spanheim - alla fine di aprile o al principio di maggio del 1091, davanti a trenta testimoni espressamente riuniti e con l’approvazione dei componenti della sua famiglia - donò a Wezilo beni (parti dell’eredità materna) situati in Carinzia, nella Stiria Inferiore e nel Friuli. Questa donazione doveva essere utilizzata per il sostentamento dei monaci di S. e per il romitorio di Radl, a S della Drava, nella Stiria Inferiore. Engelberto ricevette le reliquie dei santi que tunc ibi fuere e consacrò l’abbazia a Dio onnipotente, all’apostolo Paolo e a tutti i santi.
Secondo le testimonianze relative alla fondazione di S., sembra che già Sigfrido I, della stirpe renano-francone degli Spanheimer, e la sua sposa, Riccarda, figlia di Engelberto conte della val Pusteria, prima del 1064 avessero fondato un castello a protezione dei loro numerosi possedimenti nella valle di Lavant. All’interno dell’area del castello, i conti di Lavant in precedenza avevano fatto costruire una chiesa privata in onore dei ss. Egidio e Maria Maddalena, che, secondo la tradizione locale, dovette essere dotata dei diritti di parrocchiale già all’epoca dall’arcivescovo Hartwig di Salisburgo (991-1023). La chiesa, affidata quindi alla comunità monastica nel 1093, era molto probabilmente un’aula absidata relativamente spaziosa. Il lungo governo degli abati Pellegrino (1159-1192) e Ulrico I (1192-1212) e la conseguente stabile evoluzione del monastero costituirono il retroterra del grande progetto della ricostruzione della chiesa monastica. La basilica, sostanzialmente portata a termine nel 1210, a cinque campate con coppia di torri occidentali, transetto sporgente e coro a tre absidi scalari, è stata sempre considerata espressione del pensiero hirsaucense. Forma e proporzioni di pianta e alzato della chiesa abbaziale di S. hanno molto in comune con la tipologia della chiesa di St. Aurelius a Hirsau (portata a termine nel 1071). All’interno della chiesa, i capitelli a dado e a calice, insoliti per ricchezza di forma e di particolari, costituiscono un ‘campionario’ delle tipologie dei motivi plastici dei capitelli a calice del sec. 12° e dell’inizio del successivo. Dopo il grande incendio del 1367 l’abate Konrad (1359-1391) ricostruì la chiesa con volte a crociera costolonate. Da una nota relativa alla consacrazione della chiesa può concludersi che il portale occidentale venne realizzato prima del 1264 (Die Kunstdenkmäler, 1969, p. 67ss.). Dal punto di vista della storia dello sviluppo, il portale si situa probabilmente tra gli esempi a timpano delle chiese di St. Peter a Salisburgo (secondo quarto sec. 13°) e di Lilienfeld (consacrata nel 1263).
Le raccolte d’arte dell’abbazia di S. sono sostanzialmente quelle del monastero benedettino di St. Blasien nella Foresta Nera (quest’ultimo fu abbandonato al principio dell’Ottocento e la comunità si trasferì a S.). Nell’ambito delle arti suntuarie è da citare in particolare la Adelheidkreuz (Schatzhaus Kärntens, 1991, nr. 5.19), croce-reliquiario realizzata nella Germania meridionale tra il 1077 e il 1108 (lato anteriore) e tra il 1141 e il 1170 (lato posteriore). Si deve inoltre menzionare in particolare il rilievo in avorio della c.d. scuola tarda di Metz (terzo quarto sec. 9°), che venne utilizzato in una legatura tardogotica (Sankt Paul im Lavanttal, Benedektinerstift St. Paul, Bibl., XX/1; Schatzhaus Kärntens, 1991, nr. 5.4).
La biblioteca del monastero (Eisler, 1907; Die Kunstdenkmäler, 1969) comprende, per le alterne vicende dell’abbazia, tre diversi fondi: quelli di S., di Spital/Pyhrn e di St. Blasien (con manoscritti del monastero di Reichenau). Il patrimonio librario, in particolare quello manoscritto (secc. 5°-18°), costituisce una delle più significative raccolte dell’Austria. Tra gli esemplari di S. provenienti da St. Blasien, con i citati codici di Reichenau, sono di particolare importanza il De fide catholica di Ambrogio (Sankt Paul im Lavanttal, Benediktinerstift St. Paul, Bibl., I/1), della seconda metà del sec. 5°, e il manoscritto delle Kruftische Leges (Sankt Paul im Lavanttal, Benediktinerstift St. Paul, Bibl., IV/1), della seconda metà del 9° secolo. La maggior parte dei manoscritti dell’abbazia di S. è stata trasferita in seguito alla soppressione del 1789 a Klagenfurt (Slowenische Studienbibl.), dove sono registrate duecentosettantuno segnature con trecentodieci volumi.
Bibl.: R. Eisler, Die illuminierten Handschriften in Kärnten (Beschreibendes Verzeichnis der illuminierten Handschriften in Österreich, 3), Leipzig 1907, pp. 12-17, 67-134; A. Trende, Die Stiftsbibliothek in St. Paul, Carinthia I 142, 1952, pp. 609-669; W. Irtenkauf, Eine St. Pauler Handschrift aus dem Jahre 1136, ivi, 145, 1955, pp. 248-274; J. Ploner, s.v. Sankt Paul, in LThK, IX, 1964, col. 166; Die Kunstdenkmäler des Benediktinerstiftes St. Paul im Lavanttal und seiner Filialkirchen, a cura di K. Ginhart (Österreichische Kunsttopographie, 37), Wien 1969 (con bibl.); E. Doberer, Studien zum Südportal der Kärntner Stiftskirche St. Paul, WienJKg, n.s., 23, 1970, pp. 232-238; H. Fichtenau, Das Urkundenwesen in Österreich vom 8. bis zum frühen 13. Jahrhundert (Mitteilungen des Instituts für Österreichische Geschichtsforschung. Ergänzungsband, 23), Wien-Köln-Graz 1971, pp. 186-197; H. Houben, St. Blasianer Handschriften des 11. und 12. Jahrhunderts unter besonderer Berücksichtigung der Ochsenhauser Klosterbibliothek (Münchener Beiträge zur Mediävistik und Renaissance-Forschung, 30), München 1979; Die Münzsammlung der Benediktinerstifte Kremsmünster und St. Paul im Lavanttal (Thesaurus Nummorum Romanorum et Byzantinorum, 4), Wien 1983; Das tausendjährige St. Blasien- 200 jähriges Domjubiläum, cat., 2 voll., Karlsruhe 1983; K. Sonnleitner, Schenkungen und Stiftungen zum Kloster St. Paul in Kärnten (bis 1500), MIÖG 94, 1986, pp. 349-379; Hemma von Gurk, cat., Klagenfurt 1988; Schatzhaus Kärntens 900 Jahre Benediktinerstift, cat., 2 voll., Klagenfurt 1991 (con bibl.); K. Schreiner, Hirsau: St. Peter und Paul 1091-1991, II, Geschichte, Lebens- und Verfassungsformen eines Reformklosters, Stuttgart 1991; G. Biedermann, Romanik in Kärnten, Klagenfurt 1994; Geschichte der bildenden Kunst in Österreich, a cura di H. Fillitz, I, Früh- und Hochmittelalter, München-New York 1998, pp. 117-118, nr. 44 (con bibl.).