SANT PERE DE RODES
SANT PERE DE RODES (Sanctus Petrus de Rodas nei docc. medievali) Monastero che sorge sul versante settentrionale della montagna di Verdera, nella parte nordorientale del massiccio montuoso del capo Creus, nel comune di Port de la Selva, in provincia di Gerona, in Catalogna.
L’occupazione del luogo è anteriore all’invasione islamica del sec. 8°, come attestano i resti di un edificio di pianta rettangolare a E del monastero e alcuni pezzi epigrafici e scultorei romani. Dalla fine del sec. 9° è documentata la presenza di un nucleo monastico dipendente da Sant Esteve de Banyoles, al quale corrisponderebbero i ruderi di edifici trovati nei lavori di scavo. Il sec. 10° rappresentò un momento decisivo per S., che il conte Gaufred di Empúries, Peralada e Rossiglione (931-991) accolse sotto la sua protezione, insieme ad altri cenobi catalani, trasformandolo nel monastero più importante del suo territorio. Fu in questo periodo che S. conseguì la sua indipendenza, conobbe una crescita notevole dei suoi possedimenti e rinnovò completamente le sue costruzioni su un progetto stabilito, la cui fine si inoltra nell’11° secolo. A ciò bisogna aggiungere l’interesse di Tassi, signore della contea (m. nel 955), protettore anch’egli del cenobio, dove fu accolto, il cui figlio ne diventò il primo abate.
Il complesso architettonico e decorativo dei secc. 10°-11° è precisamente quello che si è conservato, con modifiche posteriori. La chiesa appartiene alla fase iniziale, così come l’edificio meridionale del chiostro. Nel blocco orientale, completato a metà del sec. 10°, una grande abside centrale di pianta ellittica si apriva su un’abside interna di dimensioni minori, con la quale comunicavano anche due corridoi elevati, di ampiezza pari alle navate laterali, che circondavano il presbiterio separando le due absidi e ai quali si accedeva da altrettante scale laterali. All’inizio dei corridoi si aprivano anche le scale che comunicavano con la cripta. Questa struttura sembra smentire l’esistenza di un vero deambulatorio nell’edificio preromanico. A fianco dell’abside principale due absidi semicircolari si aprivano su un transetto di altezza inferiore a quella delle navate. Sopra il braccio nord del transetto e la corrispondente abside laterale si costruì una torre che conteneva due cappelle. La torre dell’estremo sud venne elevata nel sec. 11°, quando fu innalzato il corridoio superiore dell’abside principale, che venne a creare una comunicazione tra le due torri, giacché quella meridionale non aveva accesso dal transetto. Questo rifacimento, portato a termine nel sec. 11°, forse coincise con la decorazione pittorica dell’abside interna. Nella parte alta della volta si è scoperto un frammento di finissima esecuzione ma di problematica interpretazione con vari personaggi nimbati, forse della seconda metà del sec. 11° (Mancho, in corso di stampa).
Le navate furono costruite dopo un’interruzione dei lavori, come conferma il cambiamento di progetto, nel quale venne introdotto un nuovo tipo di pilastri, a forma di T nelle prime campate e rettangolari in prossimità della facciata, ai quali sono addossate colonne. La loro decorazione plastica è databile intorno al 1000. Il corpo longitudinale è coperto con volte a botte divise da archi trasversi, leggermente oltrepassati, poggianti su un doppio ordine di colonne nella navata centrale, con volte a semibotte nelle navate laterali. La scultura dei capitelli comprende solo due tipologie, distribuite secondo un preciso programma decorativo, che prevede l’uso di capitelli corinzi nell’ordine inferiore della navata centrale e a intreccio nell’ordine superiore e nei supporti degli archi di separazione delle navate. Non è questo l’unico caso in cui il capitello corinzio viene privilegiato, qui nei punti più visibili; gli esemplari di S., ben diversi da altri capitelli corinzi catalani, trovano paralleli in alcuni edifici del sec. 11° nella Linguadoca (Lassalle, 1995). In questa zona si sviluppò anche il capitello decorato con intrecci, con esempi molto simili a quelli dell’Empordà (Fau, 1978). Resti di sculture si trovano anche nella finestra alta della facciata, la cui decorazione doveva forse estendersi al portale. Si possono stabilire confronti con le facciate del Rossiglione e in particolare con la decorazione dell’architrave di Saint-Génis-des-Fontaines, eseguito nel 1019-1020. Tutto ciò porta a collocare il completamento dell’edificio di S. già nella prima decade del sec. 11°, come peraltro sembra suggerire anche un documento del 1022 che allude alla consacrazione della chiesa.
Tra la fine del sec. 10° e l’11° si costruì un chiostro a fianco dell’abside e del transetto meridionale, dove ancora si trova la porta di comunicazione con lo stesso. Scoperto in scavi recenti sotto il chiostro romanico, conserva ancora intatta la galleria est, una parte delle gallerie nord e sud e gli edifici dei lati sud ed est. Il chiostro primitivo aveva decorazioni dipinte, delle quali si conservano frammenti nelle gallerie nord e sud. Nel sec. 11° davanti alla facciata occidentale venne eretto un atrio che risolse l’accesso alla chiesa e alle dipendenze del chiostro dall’esterno, reso difficile dalla pendenza e dal forte dislivello del terreno in quel punto.
Tra il sec. 12° e l’inizio del 13° il monastero conobbe una serie di rifacimenti. Venne realizzato un nuovo portale sotto la direzione dello scultore noto come Maestro di Cabestany (v.); della sua decorazione non sono rimasti che due rilievi in situ, oltre a numerosi frammenti sparsi in varie collezioni e musei (Barcellona, Mus. F. Marès; Peralada, Colección Mateu, Mus. del Castell de Peralada). Il portale, ornato con rilievi per lo più in marmo bianco con raffigurazioni cristologiche e immagini di S. Pietro e S. Paolo negli stipiti, presenta affinità con quelli del monastero di Santa Maria di Ripoll e della cattedrale di Vic; i rilievi possono essere datati intorno agli anni sessanta del sec. 12°, al termine dell’attività del Maestro di Cabestany. Nel sec. 12° la costruzione di un nuovo chiostro a un livello superiore e collocato più verso O comportò l’eliminazione parziale di quello precedente e l’adattamento degli accessi alla chiesa e alle dipendenze confinanti. Il chiostro, così come la facciata, fu spogliato nel sec. 19°, quando il monastero era già stato abbandonato. È stato possibile identificare alcuni capitelli (Parigi, Mus. Nat. du Moyen Age, Thermes de Cluny; Gerona, Mus. d’Art; Peralada, Colección Mateu, Mus. del Castell de Peralada) databili intorno al 1175, durante l’avvio dell’attività di una bottega inizialmente formata da scultori locali e da altri appena arrivati da Tolosa, che successivamente lavorò nei chiostri della cattedrale di Gerona e del monastero di Sant Cugat del Vallès.
Un’altra opera saliente del periodo romanico fu la trasformazione della testata della chiesa con l’apertura dei corridoi del presbiterio sull’abside centrale interna mediante arcate su colonne, che venne a configurare un vero deambulatorio.
Dell’epoca gotica si conservano frammenti di pittura in due arcosoli del deambulatorio superiore e nella cappella dedicata a s. Martino, nella torre del transetto nord. Erano anche coeve le costruzioni superiori in stato di rovina delle gallerie del chiostro, eliminate durante un recente restauro.
Proviene da questo monastero la Bibbia di S., miniata da più artisti nel sec. 11° (Parigi, BN, lat. 6), ora divisa in quattro volumi; la sua appartenenza a S. è indubbia giacché include un privilegio papale a suo favore. Parte dei libri dell’Antico Testamento sono della stessa mano dell’autore di quasi tutto l’Antico Testamento della Bibbia di Ripoll (Roma, BAV, Vat. lat. 5729), ragione per cui si attribuisce quella di S. allo scriptorium di Ripoll. Nel terzo volume interviene un secondo artista, forse discepolo del precedente e con uno stile già pienamente romanico. Il quarto e ultimo volume, invece, è opera di diverse mani, con un’illustrazione più modesta eseguita sicuramente verso il 1100. Klein (1972) ha considerato la possibilità che il manoscritto sia stato terminato a S., dove sarebbero state completate le illustrazioni dell’Apocalisse, inesistenti nella Bibbia di Ripoll.
Provengono anche dal monastero una serie di oggetti altomedievali trovati nel 1810 nel presbiterio (ora a Gerona, Mus. d’Art), tra i quali il noto altare portatile di S., di lamina di argento su un’anima di legno, e un encolpio bizantino di bronzo.
In prossimità del monastero si trovano le rovine della chiesa di Santa Elena ovvero di Santa Creu de Rodes e quelle del castello di Sant Salvador, sulla sommità del monte Verdera. La chiesa di Santa Creu de Rodes è un edificio essenzialmente preromanico con navata unica e una torre orientale che dava sulla navata alla quale vennero aggiunte un’abside trapezoidale e due piccole absidi rettangolari aperte nei lati. Il castello di Sant Salvador si trova documentato agli inizi del sec. 10°, ma le attuali rovine corrispondono a una costruzione del 1283; al suo interno si conservano i resti della chiesa dell’11° secolo.
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