BONCOR (Boncore, Boncordio), Sante
Frate minore nel convento di Penne (ma non sappiamo se egli sia nato in questa città o altrove), studiò teologia a Padova, conseguendovi il titolo di maestro. Si dedicò poi alla predicazione, aderendo all'Osservanza, se egli stesso ci dice di aver conosciuto di persona s. Bernardino da Siena (prima, quindi, del 1444, anno di morte del santo) e di esserne stato, in qualche modo, discepolo.
Fu poi presente alla richiesta del terzo processo di canonizzazione del santo, avanzata dal ministro generale dei minori e, nel 1450, partecipò ai solenni festeggiamenti in onore sempre di Bernardino, ormai santo, che si tennero a Padova ed a Venezia, ove egli si trovava a predicare. Proprio a Venezia intorno al 1450 gli venne l'invito a comporre la sua biografia.
La fama che con questo ed altri scritti il B. venne acquistando gli ottenne la carica di vicario e commissario del ministro generale dei minori, che allora era Angelo da Perugia, presso il convento di Chiusi, aderente all'Osservanza (1451), e qualche anno dopo l'altra di ministro provinciale delle Marche (1458).
Non risulta dove e quando sia morto.
Il B. godette, oltre che della stima e della fiducia dei superiori dell'Ordine, anche della devozione dei suoi fedeli, fra i quali non va dimenticato Federico di Montefeltro, duca d'Urbino. A lui dedicò, infatti, un'opera in tre libri, De firma fide, che oggi sembra dispersa, mentre a personaggi di più modesta condizione appaiono rivolte le altre sue opere che si distribuiscono nel decennio tra il 1449 ed il 1458.
Tutte in italiano, esse ripropongono i temi consueti della pietà francescana rivissuti attraverso l'esperienza spirituale di s. Bernardino. Così la prima di queste operette, in forma epistolare, intitolata Crucifixus, composta nel 1449, trova ancora una volta, nella meditazione della passione di Cristo, la sensibilità emozionale ed esemplare del Cristo crocifisso.
Ben più ampia ed articolata la biografia di Bernardino nota col titolo Fior novello, che nei suoi cinquantaquattro capitoli non si preoccupa tanto di riferire le vicende umane del santo nei suoi particolari quanto di esaltarne l'importanza nella vita religiosa del suo tempo, di porne in luce la virtù, di mostrare la larghezza della sua fama e la molteplicità dei consensi ottenuti, culminando nella rapida, entusiasmante canonizzazione.
Ancora uno scritto spirituale in forma di lettera è L'anxietà deIesu che egli indirizzò alle "divote figliole" in S. Croce di Firenze, certo le terziarie e le pie donne che facevano capo al famoso convento (1451).
Due anni dopo componeva, infine, una Regula bene moriendi, che è un'interessante testimonianza della svolta operatasi nella spiritualità italiana del Quattrocento.
Bibl.: S. Gaddoni, Codices bibliothecae EstensisMutinae, in Arch. Franc. Hist., V (1912), pp. 98-101; Id., Codex alterqui continetvitam s. Bernardinisenensis a fr.Sancte Concordescriptam,ibid., p. 581. Ne dipendono B. Stasiewski, Der heiligeBernardin von Siena. Untersuchungen über dieQuellen seinerBiographien, Münster 1931 (per cui cfr. la recensione in Arch.Franc. Hist., XXV [1932], pp. 280-282), e J. H. Sbaralea, Suplementum etCastigatio adScriptores trium ordinum S.Francisci, IV, Roame 1936, p. 84. Si vedano inoltre S. Gaddoni, La vita diS. Bernardino da Sienascritta il 1450 da fr. S. B., Arezzo 1912; D. Papetti, De sancti BernardiniSenensis operibus. Ratio criticae editionis, Ad Claras Aquas-Florentiae 1947, p. 212; C. Piana, I processi di canonizzazione su la vitadi S. Bernardinoda Siena, in Arch. Franc. Hist., XLIV (1951), pp. 101 e 105. Una ediz. delle opere del B. in italiano è in preparazione a cura di chi scrive.