PINARDI, Sante
PINARDI, Sante (in religione Xantes Mariales). – Nacque a Venezia verso il 1576 da una famiglia di cittadini originari. Il nome del padre è ignoto e così quello della madre.
Nella città lagunare sono documentati con tal cognome un Giovanni e i suoi quattro figli, Costantino, Francesco, Pietro oppure Antonio (1536-70), ma non è possibile determinare con certezza quale di costoro sia l’avo di Pinardi. Antonio e il figlio di questi, Giovanni Francesco (1560-1614), si distinsero nell’esclusivo ambiente di Cancelleria e della burocrazia. Il primo fu segretario alla Cifra, allievo di Giovanni Battista Ludovisi, il secondo svolse da segretario più missioni a Costantinopoli e Candia e, come notaio ordinario del Consiglio dei dieci, fu al servizio degli Esecutori contro la bestemmia, ossia deputato a istruire le pratiche dei processi per reati contro la religione.
La precaria situazione economica della famiglia – testimoniata dalle frequenti suppliche dei suoi membri al Consiglio dei dieci per prestiti e sovvenzioni – dovette suggerire a Pinardi la carriera ecclesiastica, favorita da sincera vocazione religiosa e da una singolare predisposizione agli studi. Entrato in giovane età nel monastero domenicano dei Ss. Giovanni e Paolo di Venezia, per gli anni ginnasiali fu mandato in Spagna presso le scuole dell’Ordine, esperienza alla quale probabilmente si deve lo spagnoleggiante nome di Xantes Mariales adottato una volta presi i voti. Non è da escludersi un successivo periodo di perfezionamento in Germania (Torelli, 1646, p. 61). Tornò in patria nel 1608, assegnato al ginnasio domenicano di Padova dal Capitolo generale dell’Ordine di Roma, e vi insegnò dal 1610 al 1614. In quel periodo attese alla cura dell’edizione dell’opera del domenicano spagnolo Diego Nuño Cabezudo (morto nel 1614), i Commentarii ac disputationes... Summae Theologiae d. Thomae Aquinatis... (Venezia 1612), esordio negli studi tomistici, ai quali si dedicò con assiduità e che rimasero sottesi alla sua successiva attività di libellista politico.
Provinciale dell’Ordine domenicano e predicatore affermato, su denuncia di alcuni correligionari (Archivio di Stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Criminale, reg. 36, c. 32r) il 6 giugno 1619 fu incarcerato dal Consiglio dei dieci per i toni troppo accesi delle sue prediche. Si difese asserendo «voler palesar molte cose di stato» (Collegio, Esposizioni Roma, reg. 19, c. 6v) e ne uscì assolto (4 settembre 1619, Consiglio dei dieci, Criminale, reg. 36, c. 59v). Ritiratosi in Ss. Giovanni e Paolo, «orationi lectioni, et doctrinae unice intentus» (Quétif - Echard, 1721, p. 600), pubblicò la Controversia ad universam Summam Teologiae s. Thomae Aquinatis... (Venezia 1624), opera di solido impianto tomistico, piuttosto critica verso la lettura di Duns Scoto del francescano Filippo Fabri (1564-1630), che fu difeso da Giordano Moscatelli nelle Considerationes ad Controversias p. Xantes Mariales... (Padova 1624). Rettore della scuola del Ss. Nome di Dio, in Ss. Giovanni e Paolo, con i lasciti dei confratelli istituì fondi per giovani frati mandati poi a studiare in istituzioni all’estero (Archivio di Stato di Venezia, Notarile, Atti, b. 971, cc. 5-6 sub 13 novembre 1633; cc. 13-14 sub 12 marzo 1634; cc. 26-27 sub 13 aprile 1636). Quindi si dedicò alla sua opera di più ampio respiro, i quattro tomi della Bibliotheca interpretum ad universam Summam Theologiae div. Thomae Aquinatis Ecclesiae Doctoris..., accurata analisi dei più importanti temi (quaestiones) del santo aquinate, uscita a Venezia solo nel 1660.
Negli anni Trenta viaggiò in Francia, dibattendo alla Sorbona tesi delicate – alle quali la diplomazia della Serenissima era sensibilissima – sostenendo, contro i maggiori esponenti della Chiesa gallicana, le ragioni della preminenza del potere papale sul re di Francia, non solo dal punto di vista spirituale, ma anche da quello temporale (Torelli, 1646, p. 7).
Ne sortirono alcuni dotte operette, che firmò con diversi pseudonimi: Dottor Santa Maria, Veri confini delle potestà dominanti e spirituale, e temporale, giusta la dichiaratione de i sereniss. elettori del sacro Imperio..., Colonia 1642; Pietro Paolo Torelli da Urbino, Quali presagimenti possono haversi delle presenti sconvolte dell’Austria, e della Spagna, e da i progressi de gl’eretici, et de’ Francesi..., Colonia 1643; Dottor Santa Maria, Bilancio delle confederationi, e guerre de prencipi giuste ed ingiuste contro le massime dello asserto Cattolico di stato..., Colonia s.d. [1645]; Id., Istravaganze nuovamente seguite nel christianissimo regno di Francia..., Colonia 1646 (che provocò le durissime proteste in Collegio di Nicolas Bretel di Gremonville, ambasciatore di Francia; cfr. Archivio di Stato di Venezia, Collegio, Esposizione Principi, f. 56, alla data 23 novembre 1646); Pietro Paolo Torelli da Urbino, Istravaganze nuovamente seguite nel christianissimo regno di Francia, ovvero eccessi del politicismo..., Colonia 1646; Sigismondo Campeggi anconitano, Enormità inaudite nuovamente uscite in luce contro il decoro dell’Apostolica Sede Romana..., Francoforte 1648.
Tutti ispirati da una vis polemica molto accesa e apertamente antisarpiana – la Istoria del concilio di Trento (1619) del servita venne definita senza mezzi termini «pernitioso libro» (Enormità inaudite..., p. 8) –, queste opere costrinsero il Consiglio dei dieci a intervenire nuovamente (8 marzo 1650, Archivio di Stato di Venezia, Consiglio dei dieci, Criminale, reg. 67, c. 6v), costringendo Pinardi, per evitare la prigione, a rifugiarsi a Ferrara, dove risiedette nel convento di S. Domenico (12 settembre 1652, Archivio di Stato di Venezia, Scuole piccole e suffragi, b. 586/13), a Milano e poi a Bologna. Qui riprese l’insegnamento, accolto dall’unanime consenso di discepoli e fedeli, e lavorò alla sua ultima opera, i due tomi dell’Amplissimum artium scientiarumque omnium Amphitheatrum..., approfondito esame su Dio (tomo I, quaestiones I-X) e sul male e i peccati capitali (tomo II, questiones XI-XXVI), dandolo alle stampe a Bologna nel 1658, poco prima del ritorno a Venezia, nel monastero dei Ss. Giovanni e Paolo, evidentemente graziato dalla Serenissima.
Pinardi morì a Venezia poco dopo, il 17 aprile 1660, «caduto da la percossia» (Venezia, Archivio storico del Patriarcato, Chiesa S. Maria Formosa, Libri dei morti, reg. 9, c. 282). L’elogio funebre fu tenuto dall’ambasciatore di Spagna a Venezia, Antonio Sebastián de Toledo, marchese di Mancera (Quétif - Echard, 1721, p. 600).
Fonti e Bibl.: Archivio di Stato di Venezia, Collegio, Esposizioni Roma, reg. 19, cc. 6v, 8r, 9v, 10r-v; Collegio, Esposizioni Principi, ff. 56, alla data data 23 novembre 1656; 64, alla data 20 agosto 1652; Consiglio dei dieci, Criminale, regg. 36, cc. 9v, 31v, 32r, 59v; 67, cc. 6v-7r, 28r; Consiglio dei dieci, Parti Comuni, reg. 69, c. 96v; Notarile, Atti, regg. 971, cc. 5-6 sub 13 novembre 1633; cc. 13-14 sub 12 marzo 1634; cc. 26-27 sub 13 aprile 1636; 10796, cc. 405v-408v; 10797, cc. 722v-773v; 5974, cc. 275v-276v; 5978, c. 113r; Scuole piccole e suffragi, bb. 586/13, 587/11.
G. Moscatelli, Considerationes ad Controversias p. Xantes Mariales in quibus doctrina praesertim p. Philippi Fabri Faventini in Gymnasio Patavino..., Patavii 1624; L. Carterius, Iusta expostulatio de p. M. Xantes Mariales Ord. praedicatorum, authore bibliothecae interpretum ad summam d. Th. quatuor voluminibus distinctae..., s.l. 1673; J. Quétif - J. Echard, Scriptores Ordinis praedicatorum recensiti..., II, Lutetiae Parisorum 1721, pp. 389, 600 s.; J.P. Niceron, Mémoires pour servir à l’histoire des hommes illustres dans la république des lettres..., XLIII, Paris 1745, pp. 290-295; F. von Paula Morgott, Mariales, Xantes, in B. Welte - H.J. Wetzer, Wetzer und Welte’s Kirchenlexicon oder Enzyklopädien der Katholischen Theologie..., VIII, Freiburg 1863, pp. 791-795; A. Michelitsch, Kommentatoren zur Summa Theologie des hl. Thomas von Aquin, Graz-Wien 1924, pp. 2, 5, 13 s.; M. Parenti, Dizionario dei luoghi di stampa falsi, inventati o supposti..., Firenze 1951, pp. 52, 95; E.A. Cicogna, Corpus delle iscrizioni di Venezia e delle isole della Laguna Veneta, a cura di P. Pazzi, I, Venezia 2001, p. 733 n. 667.