SOLIERI, Sante
– Nacque a Cotignola (Ravenna) il 24 settembre 1877 da Carlo e da Elda Dall’Olio.
Le agiate condizioni della famiglia gli permisero di compire gli studi liceali e successivamente di iscriversi, nel 1895, alla facoltà di medicina e chirurgia dell’Università di Bologna. Nonostante un improvviso tracollo economico della famiglia, Solieri, in gravi ristrettezze economiche, continuò gli studi, vincendo anche una borsa di studio di 300 lire annue del Monte dei Paschi di Siena, che gli consentì di trasferirsi all’Università di Siena per terminare colà i suoi studi.
Allievo interno dell’istituto di patologia generale diretto da Benedetto Morpurgo, con un altro studente, Alessandro Donati, pubblicò la sua prima ricerca scientifica (La vitalità del periostio indipendentemente dalla vita dell’organismo, in Solieri, 1943, pp. 3-10), dimostrando che il periostio isolato dall’organismo o lasciato nel cadavere conserva la sua vitalità per 7-8 giorni. Si laureò il 4 luglio 1901 con il massimo dei voti e dignità di stampa, con una tesi su La possibilità della resistenza del peritoneo alle infezioni, mediante la iniezione preventiva nella sierosa peritoneale di diverse sostanze, che illustrava un primo tentativo di terapia preventiva nella chirurgia addominale. La tesi ebbe risonanza internazionale e confermò gli studi del tedesco Johannes von Mikulicz-Radecki (1850-1905) e della sua scuola in questo settore.
Dopo la laurea Solieri rimase a Siena, prima come assistente, poi come aiuto della cattedra di clinica chirurgica diretta da Domenico Biondi (1855-1914), pubblicando originali lavori fra i quali quello in cui dimostrò l’efficacia nella oncogenesi delle modificazioni dello stato nutrizionale, l’aumentata irrorazione sanguigna dei tessuti di una determinata regione e il pericolo che porta con sé, ad una certa età, il processo rigenerativo dei tessuti in via di cicatrizzazione.
L’8 dicembre 1905 conseguì l’abilitazione alla libera docenza in patologia speciale chirurgica dimostrativa. Nell’anno accademico 1906-07 ricoprì, al posto di Biondi, l’insegnamento della medicina operatoria. L’anno successivo (1907-08) tenne un corso libero sulla Diagnostica delle lesioni chirurgiche addominali. Nel 1906 assunse il primariato chirurgico a Grosseto. Qui pubblicò, nel 1909, uno studio Sulla profilassi antitetanica a mezzo della iniezione preventiva di siero antitossico (in Solieri, 1943, pp. 801-815), in cui dimostrò l’efficacia di tale metodica. Nel 1910 acquisì la libera docenza in clinica chirurgica e medicina operatoria e fu nominato primario chirurgo dell’ospedale di Forlì, sede che non abbandonò sino al pensionamento avvenuto nel 1943.
Ogni settore della chirurgia fu esplorato da Solieri in ben oltre 70.000 interventi, sebbene ebbe una predilezione per la chirurgia degli organi addominali, come testimonia la sua abbondante produzione scientifica in questo campo. Tale interesse specifico lo portò alla descrizione della fisiopatologia dell’addome destro, denominata da Solieri sintonia patologica dell’addome destro, rilevando una connessione fra sofferenza gastrica cronica e appendice.
La connessione veniva dimostrata da Solieri in base a un riflesso nervoso da lui scoperto (riflesso appendico-gastrico). Le azioni riflesse motorie, vasomotrici e secretrici che si instaurano per irritazione infiammatoria dei nervi appendicolari nel duodeno e, in seconda istanza, nella colecisti attraverso il plesso solare e il nervo vago avrebbero spiegato la coesistenza di appendiciti, colecistiti e gastropatia.
Altro settore di intervento fu quello vascolare, nel quale Solieri intervenne con tecniche innovative in patologie di difficile soluzione, come quelle derivate dagli aneurismi periferici. Utilizzò, inoltre, accorgimenti intraoperatori, poi universalmente adottati, per evitare le embolie e le trombosi, mentre in fase postoperatoria ricorse all’immediato movimento degli arti inferiori dei pazienti, nonché alla ginnastica respiratoria.
In campo urogenitale Solieri, molto prima della tecnica, messa a punto negli Stati Uniti negli anni Settanta del Novecento, detta vescica psoica, cioè l’aggancio della vescica allo psoas e il reimpianto dell’uretere per la perdita dell’estremità distale dell’uretere stesso in corso di intervento demolitivo di organi dello scavo pelvico, applicò questa metodica, descritta in un lavoro del 1909 (Sulla ureteroneocistostomia nelle ferite chirurgiche dell’uretere, in Solieri, 1943, pp. 447-461).
In campo ginecologico va ascritta a Solieri l’isterectomia subtotale cesarea, applicata per la prima volta nel 1921 con feto premorto, ma ripetuta, poi, quattro volte con feto vivo con ottimo risultato sulle vite delle madri e dei neonati. Solieri riteneva questa tecnica, che consisteva nell’asportazione dell’utero in una donna partoriente, come soluzione estrema per risolvere il problema dell’eventuale comparsa di gravi infezioni post partum.
Importanti furono anche i suoi contributi in ortopedia e traumatologia con il primo tentativo di sutura nel midollo spinale per recisione da arma da taglio nel tratto dorsale (1909). Questo contributo non è solo importante per la tecnica chirurgica utilizzata, ma pure per lo studio della fisiopatologia della sezione del midollo spinale. Anche nella lotta contro la tubercolosi ossea diede il suo contributo sostenendo la validità dell’apparecchio gessato chiuso, unitamente alla rara medicatio, nell’articolazione tubercolizzata e fistolizzata.
Promosse l’attività culturale della Società medico-chirurgica della Romagna e la fondazione del suo periodico Romagna medica. Cittadino onorario di Forlì dal 1945, regalò la propria biblioteca al suo amato ospedale Morgagni.
Morì a Forlì il 6 aprile 1949, dopo essersi diagnostica con assoluta lucidità la sindrome neoplastica da cui era affetto.
Fonti e Bibl.: S. Solieri, Scritti medici scelti, Forlì 1943; E. Camporesi, In memoria di S. S., Forlì 1950; S. S., a cura di F. Aulizio, Forlì 1999; F. Toscano, S. S., in Scienziati di Romagna, Milano 2006, pp. 237-246.